Il Nuovo Frantoio Buonamici di Montebeni in costruzione sia che lo veda da Ontignano che da Vincigliata in effetti è molto visibile. Troppo a sentire Italia Nostra che lo considera un impatto paesistico intollerabile ella Val di Sambre.
Uno shock paesistico la nuova struttura agroindustriale che la famiglia Buonamici sta costruendo in questa piccola valle che si stende fra Fiesole verso la vallata dell'Arno caratterizzata per la sua naturalità.
Una piccola valle sacra agli Etruschi che qui seppellivano i loro morti e che forse per questo è rimasta nei secoli boschiva e intonsa. Oggi invece per fare spazio alla nuova costruzione un po' di bosco già se n'e andato e le prospettive sono bigie si legge nella lettera inviata a tutte le autorità dall'associazione ambientalista..
Eppure l'area fa parte del neonato distretto biologico di Fiesole e anzi è lo stesso Cesare Buonamici ad esserne presidente. Com'è possibible che quindi chi si propone con un modello di gestione sostenibile delle risorse e per salvaguardare e valorizzare il paesaggio possa compiere uno scempio simile?
Quei 7000 metri cubi di cemento nel verde delle colline che da Fiesole degradano verso Settignano e la valle dell'Arno serviranno per costruire un impianto perfettamente a regola d'arte e di tutte le autorizzazioni necessarie dell'amministrazione.
Una zona che il regolamento urbanistico comunale riconosce tra i "coltivi del paesaggio mezzadrile", attacca l'associazione ambientalista, in cui le costruzioni "devono preferibilmente essere in tutto o in parte interrate, oppure realizzate in legno". Invece, ecco il "pugno nell'occhio", denuncia Italia Nostra: uno "scempio" di cemento, che per l'associazione rischia di alterare il profilo delle colline fiesolane.
Di fatto per Italia Nostra si tratta di un impianto industriale, "non capiamo come possa essere stato autorizzato", osserva il presidente fiorentino dell'associazione Leonardo Rombai. "Nel progetto che ha ricevuto l'ok si parla di una costruzione prevalentemente seminterrata. Ci pare evidente che quest'affermazione non ha riscontro: basta guardare le foto, c'è perfino una torre panoramica.
Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi", ripetono dall'associazione. Non solo per l'impatto del frantoio sul paesaggio ma anche perchè "un oleificio di quelle dimensioni - conclude Rombai - attirerà produzioni dall'esterno. Come arriveranno i camion, visto che l'impianto si raggiunge soltanto attraverso tre stradine ripide e tortuose?".
Cesare Buonamici, fratello della giornalista Cesara respinge le accuse al mittente: "Quanto realizzato - afferma l'imprenditore - è conforme alle approvazioni dei vari enti preposti alla tutela dell'ambiente e del territorio. Sono tranquillo sull'iter seguito, culminato in un percorso partecipato con i cittadini".
Più o meno le stesse cose che afferma anche la Sindaca di Fiesole, Anna Ravoni. Che ci tiene a rassicurare sull'impatto visivo del nuovo frantoio: "Non ci sarà alcuno scempio. La costruzione in superficie verrà in gran parte interrata. Alla fine il nuovo impianto quasi non si vedrà, come previsto dal progetto iniziale. E anche le piante che all'inizio dei lavori sono state spostate torneranno al loro posto".
C'è stata massima attenzione da parte di tutti. In primis della Soprintendenza - prosegue la prima cittadina - che in caso di dubbi non avrebbe autorizzato la costruzione".
E le strade? "Non mi preoccuperei, sono le stesse che servivano il vecchio frantoio. In più non bisogna trascurare i benefici che il nuovo impianto porterà al territorio in termini di posti di lavoro".
Un'assist a favore della nuova struttura arriva anche da Paolo Gandola consigliere metropolitano e da Elio Ferlaino coordinatore di Fiesole entrambi di Forza Italia.
"L’intervento vada avanti senza indugi. E’ pazzesco che ogniqualvolta ci si trovi di fronte alla possibilità di creare investimenti che comportano valore aggiunto ai nostri territori vi siano sempre i soliti amanti dello status quo a mettere i bastoni tra le ruote dello sviluppo. La nota di Italia Nostra è del tutto fuori luogo e fuori tempo massimo. L’ennesima dimostrazione di una cultura al blocco dello sviluppo che non ha più ragion d’essere”.