"In un momento storico per la città di Firenze, la sicurezza è divenuta questione centrale di ogni programma in campagna elettorale, in cui, a prescindere dal colore politico, si è notata una certa abbondanza di proposte securitarie. La Fondazione Antonino Caponnetto, da sempre attenta alla questione criminalità sia mafiosa che di strada, in continuazione con le proposte del 4 gennaio 2024, ha deciso di trattare in modo propositivo le varie situazioni di insicurezza / criminalità esistenti in città." così esordisce Salvatore Calleri.
"Siamo partiti da Piazza Santo Spirito e dalla questione generale dei fuochi d'artificio, oggi toccheremo il tema della criminalità nigeriana e della criminalità cinese, con un focus sulle zone di Firenze in mano alla prima".prosegue.
La criminalità nigeriana, un fenomeno spesso mafioso da non sottovalutare
"La criminalità nigeriana - prosegue Calleri - è un fenomeno da seguire con la massima attenzione e senza alcuna sottovalutazione.
Il rapporto della Direzione Investigativa Antimafia spiega molto bene la situazione confermando che in moltissimi casi sussiste una correlazione stabile con la mafiosità dei culti nigeriani.
Non dobbiamo dimenticare che si tratta di una mafia che nasce nelle università: una caratteristica, questa che la rende una realtà particolarissima degna di studio e attenzione.
Su quest'ultimo aspetto dal rapporto Dia si evince che:
"La criminalità nigeriana ha importato in tutta Europa i modelli associativi creatisi in Nigeria a seguito dell’involuzione criminale delle confraternite universitarie (c.d. cults) variamente denominate (Eye, Black Axe, Viking, Maphitè)" .
Si tratta "di una criminalità etnica presente in quasi tutto il territorio nazionale e in ogni nucleo di immigrazione nigeriana insediatosi in Italia in cui si riscontra, quasi sempre, la presenza più o meno attiva e incisiva di uno di questi gruppi.
Le attività criminali dei vari sono molte e diversificate: sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani, immigrazione illegale, spaccio di stupefacenti, frodi informatiche, riciclaggio.
Per quanto si è constatato nel corso di indagini condotte dalle Forze di polizia, i proventi dell’attività delittuosa vengono preferibilmente rimessi in Nigeria attraverso vari espedienti.
Sono emersi in più occasioni evidenti indizi di collaborazione tra soggetti nigeriani e gruppi criminali italiani al fine di riciclare i proventi illeciti. Le risultanze investigative sembrerebbero però limitare tali contatti a una collaborazione occasionale che, almeno allo stato attuale, non sembrerebbe denotare stabili legami tra i due gruppi.
Le organizzazioni criminali nigeriane si manifestano con le caratteristiche tipiche delle organizzazioni autoctone, quali il capillare controllo di porzioni di territorio, l’omertà ed il forte vincolo associativo. L’elevato livello organizzativo e la pericolosità delle consorterie nigeriane sono testimoniati dal carattere di mafiosità giudiziariamente riconosciuta a tali forme di malavita.
Si tratta di una criminalità etnica dotata di una struttura “multilivello”, in cui una parte dei sodali opera nella veste di semplice manovalanza nello spaccio al dettaglio.
La mafia nigeriana agisce con gruppi criminali locali che hanno una certa autonomia di azione ma che, al tempo stesso, rispondono sempre alla "casa madre".
Sotto il profilo della pericolosità economica e sociale, risultano determinanti i c.d. secret cults, i cui tratti tipici sono l’organizzazione gerarchica, la struttura paramilitare, i riti di affiliazione, i codici di comportamento e, più in generale, un modus agendi che la Corte di Cassazione ha più volte qualificato come tipica connotazione di “mafiosità”.
Non sempre, tuttavia, la connotazione mafiosa, contestata ad un gruppo criminale nigeriano strutturato, trova conferma nei differenti gradi di giudizio. Al riguardo, si segnala la recente sentenza con la quale la Corte d’Assise d’Appello di Palermo si è pronunciata per l’assoluzione dal delitto di cuiall’art. 416 bis c.p., per 4 dei 5 nigeriani appartenenti all’associazione criminale Black Axe, ritenendo insufficiente e contraddittoria la prova dell’associazione mafiosa oggetto di contestazione accusatoria in primo grado.
L’operatività della criminalità nigeriana, pur estendendosi a molteplici fenomeni criminali, è ormai consolidata nel finanziamento e nella gestione del narcotraffico internazionale.
Le consorterie nigeriane si avvalgono, sovente, dell’utilizzo di sistemi di pagamento informali avulsi totalmente dai circuiti finanziari legali e, come tali, difficilmente intercettabili.
Per questa ragione è particolarmente arduo per le Forze di polizia risalire all’origine, alla circolazione e alla stessa destinazione finale dei flussi finanziari movimentati derivanti da attività illecite".
Il 28 marzo 2023 la Polizia di Stato di Torino ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 persone di nazionalità nigeriana, considerate appartenenti all’associazione mafiosa EIYE, collegata a un più ampio sodalizio radicato in Nigeria e diffuso in diversi Stati europei ed extraeuropei. Uno dei capi dell’associazione, anch’egli nigeriano, è stato rintracciato e arrestato in provincia di Livorno, ove risultava risiedere con la famiglia.
In conclusione possiamo affermare che siamo di fronte ad organizzazioni complesse, più raffinate di quanto possa sembrare a prima vista e, al contempo, in grado di procurarsi la droga in modo autonomo.
La situazione di Firenze: Cosa succede alle Cascine?
"Riprendiamoci le Cascine" che sia con trenini elettrici, con spettacoli all'aperto, con attività per lo sport o per le famiglie e quant'altro è stato il mantra di tutti i candidati sindaci alla scorsa tornata elettorale.
La reale situazione del più grande parco di Firenze ormai terra di nessuno pare però essere poco chiara o sottovalutata a tanti a ben sentire la fondazione Caponnetto che parla di un fenomeno complesso di cui anche noi vi avevamo già parlato.in un intervista esclusiva fatta a Salvatore Calleri dalle nostre pagine (articolo qui)
"La criminalità nigeriana è una forma presente e diffusa a Firenze tanto in modo diretto quanto indiretto.
La criminalità nigeriana, evoluta e spesso narco-mafiosa, utilizza come manovalanza il sottobosco di soggetti centrafricani, molti dei quali vivono in situazioni precarie". specifica il Presidente della Fondazione Caponnetto.
Le zone in cui i nigeriani utilizzano la manovalanza sono, in particolare, il parco delle Cascine (nel "boschetto" delimitato dalla fermata della tramvia), la zona limitrofa alla stazione Leopolda (lato viali), la zona della Fortezza e la zona della Stazione SMN (scalinate). A queste deve ora aggiungersi una recente estensione verso Piazza Paolo Uccello.
Nelle aree citate è venuto meno, gradualmente ma inesorabilmente, il "controllo del territorio".
Risolvere questa situazione, grave e drammatica al tempo stesso, non è certamente semplice per una molteplicità di fattori sociali interconnessi ed a tratti incancreniti.
La prima cosa da fare è trattare, soprattutto per quanto riguarda l'area delle Cascine e della Leopolda, la questione delle dipendenze, soprattutto da crack.
L'area delle Cascine interessata è soprattutto la prima parte, laterale rispetto al ponte, dove la tramvia ha involontariamente causato una sorta di isola verde distaccata dal contesto. La manovalanza ivi presente, infatti, è spesso sia dedita allo spaccio che al consumo: una caratteristica che comporta, oltre ad attrarre un numero crescente di nuovi consumatori, anche al verificarsi di bivacchi e "accampamenti" di fortuna, con una presenza costante tra le 200 e le 300 persone.
Persone che vanno censite e identificate, verificando la disponibilità di intraprendere percorsi di recupero e disintossicazione. Per fare questo occorre mettere in campo, oltre alle forze dell'ordine, le migliori energie sociali della città.
La dipendenza immediata da crack porta alla commissione di numerosi reati predatori: all'aumento vertiginoso delle "spaccate", si aggiunge un affollato (e ahimè tollerato) mercato settimanale di merce rubata.
Al trattamento delle dipendenze con percorsi sociali integrati deve seguire, ovviamente, una strategia di contrasto allo spaccio e allo sfruttamento. Il messaggio deve esser chiaro: le condotte criminali non saranno più tollerate.
Il mondo del crack, come facilmente era intuibile, si sta fondendo con il mondo della prostituzione presente in zona Cascine e nelle aree limitrofe.
Si registra, inoltre, una estensione delle medesime problematiche nella zona di Piazza Paolo Uccello. Qui, oltre al fenomeno delle spaccate, si è registrato un episodio degno di nota per gravità: un bidone è stato lanciato dal cavalcavia verso una vettura transitante nella carreggiata sottostante. (articolo qui)
Passando alla zona delle scalinate della Stazione di Santa Maria Novella, si registra una situazione diversa ed ancora più pericolosa.
I ceppi presenti son maggiormente organizzati e dediti a traffici criminali nascenti da un fortissimo controllo territoriale.
Ciò che accomuna le 4 zone elencate frequentate dai clan e dalla manovalanza è il percorso della tramvia, un valido e necessario mezzo di trasporto per ogni città moderna ma che, va riconosciuto, viene utilizzata anche per gli spostamenti criminali.
In conclusione: a Firenze esiste un grosso problema con i clan nigeriani e la loro manovalanza. Se in futuro cercheremo la forma mafiosa nigeriana son sicuro che la si troverà.
La criminalità cinese
Dall'ultimo rapporto della DIA emerge con chiarezza che la criminalità di matrice cinese continua a mantenere un ruolo primario in molte attività economiche, specialmente nel distretto del tessile-abbigliamento che coinvolge le province di Firenze, Prato e Pistoia.
Le forme di illegalità più diffuse continuano a confermarsi la produzione e la commercializzazione di merce contraffatta o non conforme alla normativa comunitaria, con i connessi aspetti di evasione fiscale e contributiva, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della manodopera irregolare, oltre a reati estorsivi e predatori commessi prevalentemente nei confronti di connazionali. In particolare, il 15 marzo 2023 la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone di origine cinese, residenti a Firenze e nella provincia per associazione per delinquere finalizzata all’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento e alla truffa. Gli indagati avrebbero organizzato una banca “clandestina” all’interno di un negozio di elettronica del capoluogo toscano, offrendo ai connazionali (spesso imprenditori del settore dell’abbigliamento e della lavorazione di pellame) la possibilità di trasferire il proprio denaro in Cina, a fronte di una commissione del 2,5%, attraverso illegali canali finanziari che impedivano il tracciamento dei flussi”.
E' bene ricordare, per una disamina completa del fenomeno, le tipologie della criminalità cinese, come più volte evidenziato dalla Fondazione Caponnetto:
a) le triadi;
b) le gang;
c) la nuova mafia e/o criminalità organizzata economica.
Per i dettagli si rimanda al link http://www.omcom.org/2017/08/report-2017-criminalita-cinese.html
Il racket delle grucce all’interno della comunità cinese di Firenze
Alto focus fatto dalla Fondazione Caponnetto quello sulla mafia cinese di cui vi abbiamo raccontato giusto alcuni giorni fa con "la guerra delle grucce". (leggi qui) e che riprende un bellissimo pezzo uscito su “La Nazione” di Prato di Laura Natoli e che ha risvegliato la curiosità di Calleri - sul racket delle grucce all’interno della comunità cinese.
Associare la gruccia al racket, eprobabilmente alle triadi cinesi, può apparire surreale ma trova conferma nelle forme criminali evolute che si occupano di business a 360 gradi. Tutto ha inizio nel febbraio 2014 quando tre cittadini di nazionalità cinese vengono arrestati per estorsione: avevano chiesto una mazzetta ad alcuni connazionali produttori di grucce. È risaputo che nel pronto moda le grucce siano utili e il controllo del settore è importante più di quanto sembri. Alcuni anni dopo, nell’agosto del 2022, avviene un episodio ben peggiore. In un locale di via Confini a Prato, un commando di due persone spara alle gambe di quattro imprenditori cinesi del settore moda/abbigliamento. Classico avvertimento criminale.
Ad inizio luglio di quest’anno avviene un altro episodio degno di nota: viene gravemente ferito, da un commando di cinque persone cinesi, in un night di Prato, un cinese sempre collegato al racket delle grucce. In questo caso i cinque aggressori vengono arrestati durante la fuga, quattro a Reggio Calabria ed uno a Catania. Un caso interessante perché potrebbe farci trovare di fronte ad una triade. Il modus operandi delle triadi è quello di usare per le intimidazioni persone non locali e quindi non facilmente riconoscibili. Avvenne pure nel famoso episodio di Empoli nei primi anni 2000, quando un maestro di kung fu cinese intervenne in difesa di un negozio di parrucchiere e si trovò di fronte aggressori di fuori regione, uccidendone due.
Per dovere di cronaca è bene ricordare che il maestro (che non aveva legami con la criminalità) venne assolto per legittima difesa.
Altro aspetto rilevante è il luogo dove i cinque furono arrestati: in Calabria ed in Sicilia.
La forma criminale cinese della triade, quindi, non ha un territorio operativo specifico ma ne ha, semmai, uno di origine dove risiede il capo che governa la struttura criminale.
Da tempo ritengo, anche grazie alle numerose operazioni delle forze dell’ordine che si sono susseguite negli anni, che il triangolo Firenze, Prato ed Osmannoro sia il punto di riferimento principale dell’organizzazione criminale cinese che si sviluppa da Milano alla Sicilia, con terminazioni pure in Europa.
Operare sulla criminalità cinese non è semplice e spesso ci troviamo di fronte ad un muro di omertà. Si tratta di una questione delicata e bisogna in tutti i modi affrontare la questione di quella che, informalmente, chiamerò da oggi “la guerra delle grucce”. Vedrete che, come nel caso della criminalità nigeriana, se ci sarà la volontà
di scovare la mafia cinese la si troverà. D’altronde, lo sappiamo, i precedenti di mafia cinese in Toscana sono confermati all’inizio del terzo millennio con una sentenza della Corte di Cassazione.
Incendio centro logistica Macrolotto 2
Sul recente incendio al centro logistica gestito da una importante società cinese, considerate le indagini in corso, possiamo soltanto fare qualche ipotesi.
Alcune ricostruzioni giornalistiche/analitiche inquadrano quanto successo all'interno del contesto inerente la cosiddetta guerra delle grucce.
Un'ipotesi che ritengo altamente probabile.
In conclusione: quanto sta succedendo all'interno del mondo criminale cinese va seguito con la massima attenzione ed il rischio maggiore è quello di trovarsi di fronte ad una evoluzione ulteriormente peggiorativa della attuale guerra delle grucce. Una guerra che può trasformarsi in una vera e propria guerra di mafia.