
All’appuntamento, oramai settimanale, davanti alla commissione d’inchiesta Bis sul caso Forteto (sorta per indagare eventuali responsabilità istituzionali), si è presentato ieri (lunedì 7 marzo) Claudio Martini: ex sindaco di Prato, Presidente della Regione dal 2000 al 2010 e oggi senatore per il PD nella circoscrizione Toscana. Dopo aver disertato l’audizione precedente in cui era stato convocato, Martini ha riferito di aver avuto pochi contatti con la comunità Vicchiese – non ricorda nemmeno se in campagna elettorale ci furono o no tappe programmate - occupandosi esclusivamente di aspetti legati all’agricoltura e non all’ambito sociale. Meglio: sarebbe passato per la struttura nel 2005, in una visita più approfondita, per problematiche relative solo la produzione e il mercato del latte. Si è parlato poi della sentenza di Strasburgo del 13 luglio 2000, quando la Coorte Europea condannò la realtà di Fiesoli e compagni. «La sentenza – ha affermato il senatore - non venne, erroneamente, valutata nel suo insieme: a quel tempo le priorità erano altre». Comunque, la giunta da lui presieduta non avrebbe mai lavorato direttamente su tematiche inerenti al Forteto. La seconda audizione ha riguardato Riccardo Nencini, attuale Viceministro dei Trasporti e già Presidente del Consiglio regionale fino al 2010. Come ha sottolineato Jacopo Alberti (Lega) «Nencini conosce il Forteto perché risiede nel Mugello e qualche volta si è recato a fare la spesa (…) Stando a quanto ha dichiarato, il fatto che vi fosse a ridosso della comunità un supermarket appariva rassicurante, senza dimenticare che i minori venivano affidati a quella struttura dall’apposito tribunale competente». Anche in quest'occasione non sono mancati ricordi labili e vuoti di memoria (Nencini, addirittura, non rammentava la sentenza europea): che come al solito non hanno giocato a favore di una ricostruzione organica dell'accaduto. C’è stata però una dichiarazione di un certo spessore da parte dell’esponente del Governo Renzi: «Sarebbe stato auspicabile che, a suo tempo, tutti, a cominciare dal sottoscritto, avessimo prestato maggiore attenzione alle controverse vicende accadute nella comunità mugellana». Infine, è stata la volta del notaio Giulia Badini che, sulla scia del padre, aveva redatto alcuni atti relativi alla cooperativa, all’associazione e alla Fondazione, ricavandone una buona impressione per il Forteto. Quanto emerso a seguito delle indagini e delle condanne, infatti, la Badini l’avrebbe vissuto come una grande delusione. Alberti, si è poi pronunciato in merito alle polemiche nate per il blocco dei conti correnti della cooperativa con la successiva interdizione degli stipendi. L’esponente del carroccio non ha lesinato parole amare nei confronti dell'azienda: «Il non pagare gli stipendi è un fatto molto grave, considerato che, immediatamente dopo la condanna, dovevano essere attivati dei finanziamenti ad hoc. Anche per questo motivo il commissariamento era l’unica e giusta strada percorribile». Come, del resto, nei giorni scorsi non lo ha fatto Giovanni Donzelli (FdI): «Se il Forteto ha problemi economici per cui non è in grado di pagare al tempo stesso i risarcimenti sanciti dal tribunale di Firenze e gli stipendi dei dipendenti, perché non utilizza gli immobili che ha a disposizione per trarne un profitto economico?». O Stefano Mugnai (FI): «La scelta, non legittima, è della cooperativa. Le vittime sono soggetto passivo. Troppo comodo, per chi adesso si vede saltare il pagamento dello stipendio, prendersela con loro. Qui si continua a fare confusione tra vittime e carnefici». L’audizione si è chiusa con una rivelazione: su richiesta specifica di Alberti – preoccupato per un controverso intreccio fra Tribunale dei Minori, Asl e la Procura fiorentina - gli uffici regionali stanno predisponendo l’invio della documentazione raccolta non solo a Firenze, ma anche alla Procura di Genova.