
Durante i lavori della Commissione d’inchiesta sul caso Forteto, presieduta da Paolo Bambagioni (PD), sono stati convocati, venerdì 11 dicembre, Cesare Micheli e Massimo De Berardinis, per il ruolo dirigenziale nell’Asl di Firenze nel settore della salute mentale, e il magistrato Piero Tony, presidente del Tribunale dei minori di Firenze dal 1998 al 2005 (dopo averne già fatto parte dall’84 al ’91). Alla seduta hanno partecipato i consiglieri Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia), Andrea Quartini (Movimento 5 stelle), Jacopo Alberti (Lega Nord) e Stefano Mugnai (Forza Italia). Micheli, coordinatore del dipartimento di salute mentale fino al 2002, e De Berardinis, già dirigente responsabile della Unità funzionale salute mentale dell’Asl 10 di Firenze, sono stati sentiti in virtù dei loro rapporti con la comunità del Forteto, e in maniera particolare su un discusso episodio che la prima commissione d’inchiesta aveva approfondito. Nel 2001, a seguito di una telefonata anonima, De Berardinis si interessò alla sentenza negativa della corte europea su un caso di affidi al Forteto. Ne parlò con il coordinatore Micheli, che cercò di minimizzare, di far passare tutto come un equivoco, cioè un errore giudiziario. Scoppiò allora un’accesa discussione tra i due, e la mattina successiva De Berardinis ricevette la chiamata del direttore generale della struttura, che chiese ragione delle sue perplessità. “Una telefonata irritante, dal mio punto di vista – ha dichiarato De Berardinis - nella quale il direttore generale mi chiese:’ ma lei da che parte sta?’. Micheli, d’altro canto, ha rilevato che quella telefonata non ebbe per lui la stessa valenza, ribadendo poi – quasi a volersi chiamare fuori - come non avesse competenze dirette su casi di minori. Dubbiose e tortuose, invece, le parole del magistrato Piero Tony, che si è presentato alla convocazione per cercare di fare chiarezza in una vicenda in cui, comunque, non crede di “poter fornire elementi utili alla conoscenza “. Il consigliere Mugnai ha chiesto conferma in merito all’interessamento del Consiglio superiore della magistratura nei suoi confronti: “Il Csm mi ha sentito in relazione all’incontro con le Iene – ha risposto Tony – ma ho dichiarato le stesse cose che sto dicendo qui, ora”. Il giudice ha ricostruito il contesto di fatti e circostanze, gli anni in cui il tribunale dei minori era guidato da Gian Paolo Meucci, sottolineando come “mai e poi mai sono stati segnalati o sospettati casi di pedofilia” e che il tribunale non avrebbe autorizzato procedure di affido “se soltanto lontanamente avessimo sospettato che fossero accadute quelle cose”. Dubbi e contraddizioni, però, permangono. Paolo Bambagioni ha osservato come nel corso della prima audizione si sia evidenziato un significativo difetto nella catena di comando dei servizi sul territorio: perché il sistema di condizionamento attorno alla comunità del Forteto ha portato un direttore generale a chiedere ‘da che parte stai’ ad un suo dirigente. Ma anche sul tribunale restano incertezze, per un semplice motivo: “gli affidamenti sono andati avanti”. Il consigliere Donzelli, vicepresidente della commissione, ha contestato al giudice Tony un “difetto di mancata terzietà, non tanto nelle cinque o sei volte in cui è andato a cena in quella comunità in trent’anni, ma quando ha presentato un libro di Fiesoli e, soprattutto quando ha operato, come confermato anche con le dichiarazioni qui rilasciate per mantenere i fratelli Aversa al Forteto, anche dopo la sentenza della corte europea”. Diverse sono le perizie in cui si affermava che i ragazzi “stavano magnificamente bene”, il che era in palese contraddizione con fatti già accertati. Tony ha spiegato le ragioni di quella scelta: tutti gli elementi, a cominciare dalla forte determinazione dei ragazzi, deponevano a favore del mantenimento nella comunità. Quartini però ha messo in risalto “l’evidente contraddizione tra le affermazioni pronunciate oggi dal giudice Tony sul Forteto, e i giudizi da lui espressi pubblicamente su quella comunità e i suoi capi, in particolare nell’occasione della presentazione del libro di Fiesoli”, lasciando intendere che c’è ancora da scavare a fondo per arrivare alla verità. “Più vanno avanti le audizioni - afferma Jacopo Alberti su La Nazione - più emergono fatti che rendono sempre più oscuri i collegamenti stretti tra Procura, Asl e Tribunale per i minori “.