
Condannata a giugno del 2015 dal Tribunale di Firenze, insieme agli imputati, a risarcire le vittime degli abusi, la Cooperativa del Forteto il mese scorso ha rifiutato di versare le provvisionali (cioè gli anticipi da 50 fino 200 mila euro a testa), opponendosi poi agli atti di precetto notificati. Motivazione ufficiale: “la certa probabilità” che nel processo di secondo grado (ad aprile) la sentenza possa essere ribaltata, soprattutto a favore della stessa azienda. Malgrado ciò, la copertura finanziaria per incassare l’eventuale sgravio economico (quasi un milione e mezzo) era sempre stata assicurata. Non tutto però è andato come previsto; e se l’intenzione era quella di prendere tempo, si è avuto invece l’effetto contrario, con un nuovo punto di rottura. L'avvocato di una delle parti offese, infatti, dopo svariate insistenze sul ritardo dei pagamenti, ha ottenuto il pignoramento dei conti correnti della coop. Conseguenza: ieri mattina, durante un'assemblea dei lavoratori del Forteto, l’azienda ha comunicato di non poter pagare gli stipendi ai propri dipendenti in virtù dell’azione legale subita. Se fosse dato il via libera ai risarcimenti dovuti ci sarebbe lo sblocco dei conti: ma è una soluzione, questa, che la Cooperativa non sembra tenere in considerazione. Ad alzare i toni è stata l’esternazione di un sindacalista che nell’assemblea ha accusato le vittime, o soci dissidenti – in particolare quella a cui si deve il blocco – di aver assestato un colpo mortale al Forteto, unico loro obbiettivo, tramite la scusa delle provvisionali. Non si sono fatte attendere le repliche delle vittime («Questo è terrorismo psicologico. Noi siamo allucinati») e, come accaduto dopo il discusso comunicato degli esterni, la situazione è piombata nel caos. Molto duro con la Cooperativa Gianluca Giussani, segretario generale della Flai Cgil Firenze: «Le sentenze si rispettano e gli indennizzi previsti a risarcimento delle vittime vanno pagati. Non ci si può certo lamentare se chi deve ricevere l'indennizzo dopo, immagino, molti solleciti, si trova costretto a chiedere ed ottenere il pignoramento di beni mobili o immobili fino all'ammontare del dovuto». E ancora: «La responsabilità dell'azienda che avrebbe dovuto e potuto evitare tutto ciò rispettando il dettato di una sentenza che non è di ieri ma del Giugno 2015». Anche Paolo Bambagioni (Pd), presidente della commissione d’inchiesta bis sui fatti del Forteto, come riporta Repubblica, si è espresso contro la decisione dell’azienda: «Sono vittime, un tribunale ha dato loro ragione. Allora non ci dovrebbe essere bisogno di pignorare. La Cooperativa dovrebbe semplicemente rispettare la sentenza». Il provvedimento, peraltro, non ha trovato unità d’intenti tra gli stessi avvocati delle vittime: c’è chi avrebbe preferito aspettare il prossimo verdetto per cominciare coi pignoramenti; altri, invece, non hanno valutato l’opzione di attendere, giudicando indecorosa la scelta dei vertici alti del Forteto. A questo punto, il blocco dei conti potrebbero essere solo il primo di una serie di azioni sul patrimonio dell’azienda vicchiese. Con la questione destinata a complicarsi. Di fatto, la scissione polemica tra esterni e dissidenti - che più di un mese fa portò questi ultimi a far emergere inediti particolari su quanto accadeva nella comunità - si è ulteriormente acuita. E le parti in causa non ne giovano: né le vittime di nuovo al centro delle polemiche, né chi rimarrà senza stipendio, né tanto meno la Cooperativa di Ferdinando Palanti (di nuovo trincerato dietro a un no-comment per la stampa) che rischia di compromettersi economicamente e pubblicamente in maniera irreversibile, in una guerra contro tutti e per nessuno. E se così fosse, la discutibile “certa probabilità” di una modifica alla sentenza in appello, probabilmente, servirebbe a poco.