
Anche stavolta non manca il retroscena. Qualcosa non torna. I membri della commissione d’inchiesta bis vorrebbero accedere agli archivi delle relazioni ministeriali sul Forteto stilate nel tempo dagli ispettori incaricati. Ma dai piani alti arriva il no: documenti segretati, non accessibili per le consultazioni. Tuttavia documenti necessari, perché, afferma Giovanni Donzelli (FdI), «sarebbe utile leggere e capire le motivazioni che hanno spinto a dare valutazioni positive della struttura nei vari anni: però non c’è permesso farlo». Anche Jacopo Alberti (Lega), sulla questione, ha lamentato un «classico scaricabarile» tra i funzionari (a loro volta, nella maggior parte dei casi, trasferiti ad altri uffici); e addirittura in Regione quelle carte sembrerebbero «sparite nel nulla». Nel frattempo i lavori vanno avanti. Vannino Chiti (Presidente della Regione Toscana dal 1992 al 2000, vicepresidente del Senato dal 2008 al 2013 e attualmente senatore del Pd), l’avvocato fiorentino Sibilla Santoni e due giornalisti del quotidiano La Nazione sono stati convocati ieri (lunedì 14 marzo) alle audizioni della commissione. In prima battuta è toccato a Chiti. Anche lui in passato in visita al Forteto. Ne ricavò un’ottima impressione, in particolar modo ammirando l’efficienza della struttura. Di strano, a suo giudizio, c’era solo una cosa: quella sorta di cassa comune utilizzata dai dipendenti della cooperativa, come «si usava abitualmente in Cina». Si è parlato poi di Gian Paolo Meucci, padre del diritto minorile italiano ma anche primo difensore di Fiesoli - insieme con Ernesto Balducci e altri - contro l’accusa del magistrato Carlo Casini a pochi anni dalla fondazione della comunità. Il senatore ne aveva molta stima, e ad oggi non si spiega come sia stato possibile non accorgersi di quanto avveniva nel Forteto. Una domanda a cui in tanti cercano di dare una risposta plausibile: senza grandi successi. Alla seconda tornata davanti ai consiglieri si è seduta la Santoni, che conosce la realtà vicchiese da almeno vent’anni. Bambini sereni, felici, ben accuditi: tantoda ritenere di poter affidare anche i suoi di ragazzi, senza problemi. Avrebbe sempre percepito un ambiente positivo. Poi la sentenza e le condanne. Come ha affermato Jacopo Alberti, per il legale «il Forteto non era una setta, ma alla luce dei fatti ha cominciato a dubitare». In ultimo, i due giornalisti, a vario titolo occupati sul caso, sono stati interrogati sui risvolti della vicenda da loro raccontata. A chiudere il quadro ci ha pensato il Presidente della giunta regionale Enrico Rossi. Per lui oggi era prevista un’audizione intorno alle 14. Ma, per “impegni istituzionali” a Roma, il tutto è stato annullato. «Cordiali saluti», si legge nella mail inviata per notificare il cambio di programma.
GIANNI
quanti scheletri hanno nell'armadio i sinistri. Nemmeno nelle cave sepolcrali di Napoli ce ne sono cos tanti.