
Il Presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, si è presentato oggi (16 marzo) davanti la commissione d’inchiesta bis sul caso Forteto. Alla seduta, visto l’assenza di Paolo Bambagioni (Pd) e di Giovanni Donzelli (FdI), la presidenza è stata assunta da Andrea Quartini (M5s). Hanno poi partecipato i commissari Jacopo Alberti (Lega) e Stefano Mugnai (Forza Italia), insieme a Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) e i consiglieri regionali Lucia De Robertis, Fiammetta Capirossi, Nicola Ciolini e Serena Spinelli. Fin quando non lo ha letto sui giornali, Rossi, non sapeva nulla della storia, né della reputazione del Forteto e di Rodolfo Fiesoli. Di conseguenza, non avrebbe mai avuto alcun tipo di rapporto con la realtà vicchiese. Passando ai lavori della prima commissione d’inchiesta, si è sottolineato come non giunse alcun tipo di lamentela durante l’operato dei commissari, e a conclusione delle indagini (nella passata legislatura di Rossi) la Regione decise di costituirsi parte civile. «Ritenemmo opportuno sottoporre la questione anche all’avvocatura, perché la violazione dei principi sanciti nello Statuto poteva consentirci di associarci alle vittime. Mi parve una costituzione di vicinanza rispetto alle vittime». Quartini, poi, ha domandato al presidente se ritenesse fondata l’accusa secondo cui alcuni professionisti della sanità toscana abbiano fatto carriera proprio per il fatto di aver collaborato con il Forteto. E Rossi: «Direi di no, spero di no. Quello che mi colpisce in questa vicenda, però, è che la condanna dell’85 non sia stata poi presa in considerazione, per capire, approfondire”. Continuando, e andando nel particolare, è stata chiesta una valutazione dell’operato di dirigente della Regione, Vinicio Biagi. «Lo conosco personalmente, ho una buona opinione di lui, la valutazione nei suoi confronti è positiva. Vinicio Biagi è persona per bene, seria, onesta, competente nella sua materia, che ha operato per il bene della Regione, come ho avuto modo di dire anche in Consiglio – ha sostenuto Rossi- Quanto alla sua relazione sul Forteto, non posso dire. Evidentemente, suppongo, quando ha scritto quelle cose era convinto di ciò che sosteneva». L’opportunità di un commissariamento della cooperativa del Forteto, invece, sarebbe da considerarsi «un’ipotesi come altre”, perché «c’è da considerare, come mi è stato fatto presente in alcuni pourparler, che lì opera un sistema produttivo che garantisce stipendi, lavoro, e quindi è bene «ci vuole massimo rispetto in un caso complesso come questo». Il consigliere Mugnai, intervenendo, ha osservato come la Regione possa contribuire ad un significativo lavoro: anche se il da farsi è tanto. E sulla questione degli affidi ha detto: «La sola risposta possibile non sono le strutture, per quanto piccole possano essere. Bisogna mettere le persone nella condizione, anche formativa, di poter accogliere i minori nel proprio nucleo familiare. La Regione può dare stimolo ai centri affido, credo che su questo si debba lavorare con grande determinazione, magari anche monitorando le situazioni più avanzate presenti in Toscana». La risposta di Rossi è stata di disponibilità: «Condivido. Se la commissione ci presenterà una richiesta di monitoraggio delle situazioni positive presenti in Toscana, in breve tempo, l’assessore al sociale può dare comunicazione in Consiglio regionale. Sarà l’occasione per raccogliere indicazioni utili al rafforzamento di questo tipo di servizi». Inoltre, è stata accolta la richiesta del consigliere Sarti per una mappatura della Toscana rispetto all’affido: una delle prerogative fondamentali per non far nascere nuove situazioni come quelle del Forteto. Quindi, per evitare un Forteto Bis. Il Presidente, infine, si è soffermato sulle responsabilità del sistema: «Il fatto che un intero sistema non abbia funzionato è una aggravante, non una attenuante. Chi era che mandava lì i ragazzi? Chi era che firmava? Bisogna risalire alla filiera (…) Tutta questa vicenda è bene che sia un monito, per la parte politica e anche, soprattutto, per la parte tecnica. Ogni situazione che sfugge a un elemento di controllo è una sconfitta di tutte le istituzioni». Si sente di chiedere scusa a livello istituzionale? Suggerisce in ultimo Quartini; e Rossi: «Sì. Sul piano delle istituzioni, penso che abbiamo da chiedere scusa. Credo che la strada migliore sia lavorare per dare una risposta più adeguata al bisogno di affidamento e fare in modo che a tutti i livelli ci sia maggiore attenzione. Da questo punto di vista, la cultura dell’accreditamento, che nel mondo anglosassone è molto avanzata e qui da noi invece fatica ad affermarsi, può diventare un aspetto centrale ai fini della prevenzione».