Francesco Guicciardini, scrittore e storico fiorentino, nacque nel 1483 in una famiglia agiata. Recenti studi fanno intuire che, contrariamente a quanto fino a ora si pensava, i Guicciardini non erano originari della Val di Pesa, ma appunto del Mugello zona Barberino, dove ebbero possedimenti fin dal Duecento mantenuti in parte addirittura nel XIX secolo. E questo ben spiega la vicinanza e affinità con la famiglia Medici che ebbe analoghe origini e a cui furono a lungo fedeli. Francesco studiò a Firenze giurisprudenza e si perfezionò a Ferrara e Padova. Rientrato in città nel 1505 iniziò giovanissimo la carriera forense. Poco dopo si sposò, contro il volere paterno, con Maria Salviati appartenente ad una famiglia politicamente esposta perché contraria a Pier Soderini, ma comunque prestigiosa.
Il matrimonio garantì una brillante ascesa politica e aiutò molto anche lasua carriera di scrittore (Storie fiorentine e Ricordi). Fu una continua ascesa che proseguì nel 1513 quando fece ritorno a Firenze dove era tornata da poco la Signoria Medicea. Fece parte degli Otto di Guardia e Balia e divenne, grazie ai Medici, avvocato concistoriale e governatore di Modena. Quando diventò papa Giulio de' Medici (Clemente VII), fu inviato a governare la Romagna, terra agitata da lotte tra famiglie potenti, dove Guicciardini per contrastare lo strapotere imperiale cercò l’alleanza fra stati “regionali” per salvaguardare l'indipendenza della penisola. Insomma, un uomo con un pensiero quasi da “patriota” e molto all’avanguardia per i tempi. Il resto della sua storia in questa sede non ci interessa, salvo per un piccolo particolare.
Durante la parentesi della Repubblica a Firenze cadde in disgrazia e, visti i compromettenti trascorsi medicei, pensò di andarsi a rifugiare in esilio volontario in una villa in località Finocchieto, rilievo isolato circa tre chilometri a nord-est delle Croci di Barberino e a sud diLatera. Si trattava di una proprietà comprata da poco per procura senza nemmeno averla mai vista, cosa che al tempo capitava spesso, per esempio a quel gran genio avvelenato di Benvenuto Cellini.Ecco dunque un altro grande della Storia legato al Mugello. Francesco Guicciardini in quella proprietà composta da “due poderi con casa da lavoratore e uno casamento da signore ad uso di fortezza” si rifugiò e stette nell’ozio e nel silenzio totale per circa due anni dal 1525 al 1527. A lui così iperattivo stare, come ebbe a dire, “sanza dignità, sanza faccende” non piaceva per nulla e per non impazzire gli restò la scrittura; così fece diverse orazioni e la stesura definitiva dei Ricordi.L’isolata località mugellana fu pure al centro di una simpatica e ironica corrispondenza che intercorse tra Guicciardini e Machiavelli, chiamato dallo storico a visitare Finocchieto appena comprata e fare una relazione. E’ bene dire subito che i due grandi, pur rispettandosi, ebbero sempre una visione umanistica e ideologica completamente diversa. Machiavelli, fatto il sopralluogo, lo accontentò scrivendo questa ironica lettera: “Magnifico D. Francisco de Guicciardinis etc. Signor Presidente. Io ho differito lo scrivervi ad oggi…(omissis).. E vi ho a dire la prima cosa questo, che tre miglia intorno non si vede cosa che piaccia: l’Arabia Petreja non è fatta altrimenti. La casa non si può chiamare cattiva, ma io non la chiamerò mai buona, perché la è sanza quelle commodità che si ricercono; le stanze sono piccole, le finestre sono alte: un fondo di torre non è fatto altrimenti. Ha innanzi un pratello abbozzato; tutte l’uscite ne vanno in profondo, da una in fuora che ha di piano forse 100 braccia; e con tutto questo è sotterrata intra monti talmente, che la più lunga veduta non passa un mezzo miglio. I poderi, quello che rendono vostra Signoria lo sa, ma eglino portano pericolo di non rendere ogni anno meno; perché eglino hanno molte terre che l’acqua le dilava talmente, che se non vi si usa una gran diligenzia a ritenere il terreno con fosse, in poco tempo e’ non vi sarà se non l’ossa; …. (omissis)…. io vi conforterei a spendervi 100 ducati; co’ quali voi forniresti il pratello, circuiresti di vigna quasi tutto il poggio che regge la casa, e faresti otto o dieci fosse in quelli campi che sono fra la casa vostra e quella del primo vostro podere, ….(omissis). Questo acconcime vi servirà all’una delle due cose: la prima, che se voi lo vorrete vendere, chi lo verrà a vedere, vede qualche cosa che gli piaccia, e forse gli verrà voglia di ragionar del mercato; perché mantenendolo così, e i Bartolini non lo comperino, io non credo lo vendiate mai, se non a chi non lo venissi a vedere, come facesti voi. Quando voi lo vogliate tenere, detti acconcimi vi serviranno a ricorvi più vini, che sono buoni; e a non vi morire di dolore quando voi andrete a vederlo.….”.
Galleria fotografica
Insomma, Guicciardini sarà stato anche un gran genio, ma secondo Machiavelli non aveva naso per gli affari; a suo parere aveva comprato una terra arida, sassosa e con la vista soffocata ovunque si guardasse. Non meno ironica e scherzosa fu la risposta dello storico che scrisse come se a rispondere con tono offeso fosse non lui ma la proprietà stessa, la povera Finocchieto: “..Al Machiavello la donna di Finocchieto desidera fornire purgato giudizio, sendo nata in questi monti solitari… (omissis)… madonna Finocchieto vuol piacere solo a quello cui onestamente e legittimamente si è data…”, auspicando di poter piacere al novello padrone proprio per la sua “selvatichezza”! Insomma, i due grandi in quell’occasione non se le mandarono certo a dire, sia pure in tono scherzoso. Diversissimi di carattere, i due grandi alla fine diventarono pure amici, malo storico rimproverò sempre a Machiavelli quell’eccessivo pessimismo che, anche nel caso del giudizio su Finocchieto, era venuto fuori in maniera fin troppo evidente.
Fabrizio Scheggi