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Il 'ceppo', il Natale e i proverbi di dicembre. Termina il viaggio (lungo un anno) con Alfredo Altieri

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Il 'ceppo', il Natale e i proverbi di dicembre. Termina il viaggio (lungo un anno) con Alfredo Altieri Il 'ceppo', il Natale e i proverbi di dicembre. Termina il viaggio (lungo un anno) con Alfredo Altieri © n.c.
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In campagna era il mese dei lavori eseguiti nella stalla e nella cantina; si ripulivano e si aggiustavano gli attrezzi agricoli, si custodivano le sementi in luoghi asciutti e areati, si disinfettavano con solfato di rame le piante da frutto ed era anche il momento, importante, del primo travaso del vino nuovo, quando aveva esaurito la fermentazione. Secondo alcuni esperti i giorni più propizi per i travasi andavano dal 1° al 7 e dal 22 al 31 dicembre. È opportuno evidenziare come le feste religiose abbiano, spesso, una corrispondenza nel ciclo della vegetazione. Come ad esempio il Natale, che celebra la discesa nascosta del Verbo nel mondo e trova una corrispondenza nel seme del grano che, sceso nella terra da poco, comincia a schiudersi lentamente a prendere possesso del “nuovo mondo” in una vicenda segreta, al pari del Cristo storico che, sceso nel seno della Vergine, germoglia nel buio della grotta svelandosi solo agli umili e ai pochi veri sapienti. “Tra poco gl'è ceppo”, “Ti auguro buon ceppo”, dicevano i nostri nonni quando si avvicinava il Natale. È noto, come nelle campagne, la vigilia della festa, in tutte le case veniva messo sul focolare un grosso tronco, conservato proprio per questa occasione e che serviva a scaldarsi durante la notte santa. È certo, che il ceppo ha carattestiche più magiche che religiose. Le sue ceneri erano ritenute dono del cielo capace di aiutare la fertilità di uomini e di donne, degli animali e dei campi; i carboni si tenevano da parte per combattere la grandine e la tempesta. E a proposito della notte di Natale, era accettata l'idea che i nonni trasmettessero ai nipoti o alle nipoti il dono della veggenza, della guarigione attraverso le mani e della rabdomanzia, cioè di trovare le vene d'acqua servendosi dell'energia dei legni. Nota curiosa è quella che, per avere la prova della fedeltà o della infedeltà dell'amata, si gettavano sul fuoco le foglie di ulivo e secondo come queste rigiravano sui carboni ardenti veniva fornita la risposta. Vecchi, grandi e piccini si riunivano attorno al ceppo e afferrate le molle battevano il ciocco da dove si sprigionavano nuvole di scintille e ognuno intrecciava auguri, auspici e preghiere, incantamenti e magie, che si facevano risucchiare dalla cappa del camino schizzando verso il cielo in compagnia delle faville. Il ceppo rappresentava il simbolo dell'unione del cielo e della terra con la luce; dell'unione della famiglia con il fuoco e portatore di flussi positivi nella casa e nella terra. Dopo queste note dedicate al Natale, passiamo ad elencare i proverbi dell'ultimo mese dell'anno. Per Sant'Ansano, uno sotto e uno in mano. Una volta, le donne anziane, specialmente l'inverno usavano per riscaldarsi veggi e caldani. Quando la temperatura era particolarmente rigida ne tenevano uno sotto le gonne e uno in mano. Santa Barbara Benedetta liberaci dal tuono e dalla saetta, Gesù, Gesù Nazareno liberaci dal tuono e dal baleno. Una preghera popolare dove si invocava la santa (patrona degli artiglieri, minatori e vigili del fuoco) e il Redentore durante fragorosi temporali. Sereno d'inverno, nuvolo d'estate, amore di donna e discrezione di frate. Questo proverbio un po' malizioso, ci indica “le cose” delle quali non ci si deve mai fidare. Santa Lucia il giorno più corto che ci sia. La festa della santa cade il 13 dicembre ed è, questo, un diffusissimo e antico proverbio che indica il giorno più breve dell'anno. Però, con la riforma del calendario effettuata da papa Gregorio XIII, le cose cambiarono. Di fatto, il giorno più corto e la notte più lunga dell'anno per le nostre latitudini è il 22 dicembre. ...dicembre favaio. Sulle tavole dei nostri contadini si consumavano le fave fatte seccare appositamente per l'inverno e queste diventavano la base di molti e gustosi piatti. Capponi d'inverno e pollatrini d'estate. Il cappone, dalle nostre parti, è il classico piatto natalizio. Accapponare era un compito svolto dalle donne. Il povero gallo veniva spelato di sotto e, dopo aver fatto un piccolo taglio, con due dita andavano a cercare i fagioli, così si chiamavano i testicoli, piano piano li tiravano fuori stando attente a non romperli, altrimenti sarebbe rimasto un po' galletto. All'apparenza diventava come una gallina e, poverino, come se non bastasse gli tagliavano la cresta e i bargigli e con tutta questa roba veniva fatta una bella frittura. Natale al sole, Pasqua al fuoco. Per un principio di compensazione che si trova spesso nei proverbi, si vuole che se fa bel tempo nel periodo natalizio sarà cattivo tempo a Pasqua. Chi non digiuna la vigilia di Natale, corpo di lupo e anima di cane. La vigilia delle grandi festività religiose sono giorni di penitenza e di digiuno, per Natale in modo particolare. Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Secondo la tradizione questo è la festa della famiglia e si deve trascorrere con i propri cari. Natale viene una volta all'anno. È un chiaro invito a festeggiare, anche se, spesso, la frase viene ripetuta durante i pranzi di Natale dove, generalemente, regna l'abbondanza. Per San Tommaso o per Natale il contadino ammazza il maiale. Il maiale ingrassato con i frutti dell'estate, aiutava la famiglia nei mesi dove erano scarsi i prodotti della terra. In Mugello, di solito, il maiale veniva ucciso ai primi di gennaio. Durare da Natale a Santo Stefano. Un motto che indica la breve durata di una cosa; infatti, Santo Stefano è il giorno dopo Natale. Al primo di dicembre Sant'Ansano; il quattro, Santa Barbara beata; il sei, San Niccolò che vien per via; il sette, Sant'Ambrogio di Milano; l'otto, la Concezione di Maria; per il nove mi cheto; il dieci, la Madonna di Loreto; il dodici convien che digiuniamo perché il tredici c'è Santa Lucia; il ventun San Tommè la chiesa canta; il venticinque vien la Pasqua Santa*; e poi ci sono i Santi Innocentini; alla fine di tutto, lesto, lesto, se ne vien San Silvestro. * Pasqua Santa è il nome con cui un tempo di indicava la festa di Natale. Con questa filastrocca recitata in Toscana, dove si passano in rassegna le feste del mese di dicembre, anche se alcune indicazioni non sono più valide dopo la riforma del calendario (1969). Termino ciò che ho iniziato un anno fa con i proverbi di gennaio e mi congedo con i lettori di OK Mugello, non so quale accoglienza hanno avuto fra i lettori i proverbi che di volta in volta ho proposto, io mi sono molto divertito. Auguro un Buon Natale a tutti i mugellani, anche a quelli che vivono lontani dal luogo natio. Alfredo Altieri

 

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Commenti 1
  • Tommaso

    Bellissimi questi ricordi della piu' "vera" tradizione contadina! Grazie. Pier Tommaso Messeri.

    rispondi a Tommaso
    mer 19 dicembre 2018 11:11