
Quella che vi raccontiamo oggi come editoriale è una storia di amore e di redenzione. Una storia che contiene anche sofferenze e passi falsi, certamente, ma che (almeno per il momento) sta procedendo nel migliore dei modi. Il protagonista della vicenda in questione è uno dei ragazzi gambiani che nella primavera del 2016 si è trovato direttamente coinvolto nel reato di spaccio di droga a Sant’Agata di cui OK!Mugello aveva parlato (clicca qui) Dopo aver scontato 4 giorni di detenzione, il ragazzo (che per convenzione chiameremo Erik, visto che al momento preferisce non rivelare la sua vera identità), che in precedenza era stato accolto (assieme ad altri 6 giovani gambiani) a Sant’Agata tramite il programma di assistenza di base per i richiedenti asilo (operato dalla cooperativa Cristoforo), venne estromesso dal programma a causa del reato da lui commesso: Erik non aveva quindi più diritto a un alloggio. In seguito a tale avvenimento, il Circolo Centro Polivalente di S.Agata, che da sempre aveva aiutato e coinvolto i rifugiati in molte attività, si mobilitò alla ricerca di un luogo dove Erik potesse stare: varie furono le soluzioni pensate e molte furono, poi, le porte in faccia ricevute. Alla fine, stremate dalla ricerca, alcune famiglie di S.Agata decisero di farsi carico in prima persona della situazione, provvedendo direttamente alle esigenze del ragazzo e fornendogli assistenza giudiziaria: in questo periodo, infatti, Erik era in attesa di giudizio e doveva recarsi ogni giorno in caserma per firmare. Oggi abbiamo intervistato Susanne, una componente di queste famiglie che Erik chiama “mamma” visto che è colei che lo ha accolto nella propria casa, insieme a suo marito e ai suoi due figli (uno dei quali è insieme ad Erik nella foto di apertura di questo articolo). Susanne ci ha raccontato che, prima di accoglierlo sotto la propria ala, lei e le altre famiglie hanno condizionato Erik al rispetto di piccoli obblighi: coprifuoco per il rientro a casa fissato per le ore 24; ritorno a scuola per richiedenti asilo; termine assoluto della frequentazione delle persone che lo avevano portato sulla via del business delle droghe; fare volontariato; recarsi settimanalmente al SERT (servizio tossicodipendenze, presso il quale svolge le analisi delle urine, nelle quali non è mai risultato positivo all’uso di droga). A parte piccole tensioni riguardanti il coprifuoco (come tutti i ragazzi…), Erik ha sempre rispettato con piacere tutte le condizioni impostegli, ha visto accettata la sua richiesta di asilo per motivi umanitari e, nonostante i fantasmi del suo passato, sta cercando di vivere una vita normale, instaurado buonissimi rapporti con la comunità locale (è persino diventato amico del maresciallo che nel 2016 lo aveva arrestato!) Sì, perché nonostante la giovane età (20 anni), i traumi affrontati dal giovane gambiano non sono pochi (e, infatti, tutt’oggi gli provocano molti incubi che lo costringono a recarsi da uno psichiatra): arrivato in Italia nel 2015 (dopo due interi anni di viaggio, in cui è stato vittima di non poche vessazioni), orfano di madre dall'età di 5 anni e di padre dai 7, entrambi morti in modo violento e brusco. Da quel momento in poi, ha vissuto prevalentemente per strada, grazie alla carità di amici. Nel frattempo qui in Italia Erik ha anche avuto la sentenza giudiziaria: nessun’altra sanzione detentiva o pecuniaria, ma l’impegno di sostenere per un certo periodo di tempo una “messa in prova”, ovvero lo svolgimento obbligatorio di attività di volontariato, frequentazione della scuola e del SERT… Tutte attività che Erik sosteneva già precedentemente, visto che, sostanzialmente, gli erano state imposte dalle famiglie di S.Agata! Se al termine della messa in prova (giugno 2018) Erik avrà rispettato tutti i termini contratti, la sua fedina penale verrà completamente ripulita. Ad oggi, Erik vanta ottimi risultati a scuola, ha avuto qualche esperienza lavorativa (per esempio la scorsa primavera ha lavorato all’autodromo, dove è stato molto apprezzato per la sua ottima conoscenza dell’inglese) e presta con piacere volontariato, soprattutto presso la struttura San Carlo, dove molti anziani (specie quelli che all’inizio erano i più diffidenti) gli si sono davvero affezionati, come ci ha raccontato Susanne! L’ambito in cui vorrebbe lavorare in futuro è quello assistenziale, vista la grande affabilità e gentilezza con cui si relaziona con anziani e bambini. … Mentre Susanne mi raccontava tutte queste cose, ho avvertito un’ammirazione crescente nei suoi confronti e verso quelli di tutte le altre persone che hanno preso così a cuore la vicenda di Erik da aprirgli le porte di casa propria. Trovo che sia un gesto particolarmente straordinario quello di aprirsi all’ignoto e fornire amore ed opportunità ad un ragazzo che non ha mai avuto la fortuna di beneficiare né dell’uno né dell’altro: mancanze che, troppo spesso, portano molte persone ad intraprendere strade sbagliate. Una nuova bella storia mugellana, che non può non ricordare anche quanto pubblicato appena pochi giorni fa sulla famiglia di Borgo che accolse 'Andy'. un immigrato clandestino (clicca qui)