Nella foto qui sopra: Padre Guido Alfani, direttore nel 1919 dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze insiemne al grande scienziato Guglielmo Marconi - Grazie al dott. Graziano Ferrari, Dirigente di Ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, che abbiamo avuto gentile ospite nel nostro studio per far visionare alcuni documenti fotografici e iconografici sul terremoto del Mugello del 29 giugno 1919, in occasione della grande mostra allestita a Villa Pecori Giraldi di Borgo San Lorenzo (come abbiamo avuto di modo di scrivere in un precedente articolo su OK!Mugello), pubblichiamo un documento che ci ha fornito, tratto dal quotidiano La Nazione nel luglio del 1919, inerente al un diario di Padre Guido Alfani, all’epoca direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze, dopo una visita sui territori colpiti dal terremoto. Uno scritto davvero estremamente interessante.
“ - Dopo molti mesi di assoluta tranquillità questa mattina alle 5,52'9" si è iniziato un periodo sismico fortunatamente molto lieve, per Firenze almeno, che mi auguro sia presso al suo termine. Dall’esame dei diagrammi si rileva che l’epicentro non deve essere precisamente Firenze, però senza dubbio molto vicino, non oltre i 30 chilometri, probabilmente nel Mugello. Non ci sarebbe da allarmarsi se, come è probabile, si avesse ancora qualche ripetizione. Purtroppo mi sbagliavo! Alle 17,6',28", una scossa fortissima che qui a Firenze ha raggiunto il VI-VII grado della scala Mercalli, in Osservatorio ha causato la caduta di oggetti anche pesanti, a volte lanciati a distanza, producendo alcuni danni non indifferenti. I sismografi hanno lasciato ottimi tracciati - ampi fino a oltre dieci centimetri! - che però, data la gravità del lavoro, non mi è stato possibile finora analizzare con calma. Cedendo alle insistenti preghiere dei giornalisti, nonostante il tanto lavoro da fare – ma anche coll’interesse scientifico – oggi 2 luglio ho accettato l’invito di Ferdinando Paolieri a recarmi nel martoriato Mugello. Cercando dove possibile di rispondere alle richieste di quelle povere genti di conforti materiali, un conforto morale, una assicurazione. Il tempo di dare un’occhiata ai sismografi, di registrare una lieve scossa e alle 15 partiamo. Arriviamo al Borgo San Lorenzo verso le quattro pomeridiane, e dopo poco, essendosi sparsa la voce, gran folla di popolo traeva a vedere il popolare scienziato. Osservo minutamente le costruzioni e i diversi effetti che il terremoto vi ha prodotti, facendo osservazioni. Esaminata la Chiesa di San Francesco, tutta crollata, siamo entrati nel Convento delle Suore Stimmatine. Le quindici monache si sono attendate nel giardino sotto un magnolio, e formano un quadro pieno di mestizia circondate da un vispo sciame di bambine. Dopo aver salite le scale di altre case, tutte inabitabili, ci rechiamo sul piazzale dei Platani dove sono assediato addirittura dalla folla. Parlo brevemente, rassicurandola, poi faccio segno ai miei accompagnatori di sottrarmi da tal calda dimostrazione di simpatia con una pronta fuga. A Casole la chiesa è tutta gravemente danneggiata con profonde crepe dappertutto Andiamo avanti. A Rupe Canina ci sono ancora due cadaveri sotto le macerie, la madre e la piccina di un certo Parrini. Ma che spettacolo straziante, Rupe Canina! Non è inferiore, come entità di danni, a certi borghi di Avezzano, dopo il terremoto del 1915. Questa gente non ha vestito addosso. Tutto è rimasto laggiù, sotto le tragiche rovine. La chiesa è franata e solo vi si è salvata un dipinto giottesco nel muro, che andrebbe staccato e messo in salvo. Ma i dipinti hanno fortuna. Con il cannocchiale contemplo Villore, Rostolena, e la Villa di mons. Giovannini. Non sono che mucchi informi di calcinacci! Sul posto vediamo anche i nostri bravi pompieri, una squadra dei quali lavora allo sgombro delle macerie e al puntellamento delle case. Alle 18 la gente, visto che abbiamo viveri e indumenti, comincia a stringersi intorno alle automobili e ciascuno espone la propria infinita miseria. Come fare? Noi non siamo... il Governo, e quel poco che abbiamo non vogliamo darlo a vànvera. Però questa gente è nuda, questi bambini sono scalzi, queste donne mancano dei più elementari vestimenti e ciò che dico per Rupe Canina va ripetuto per tutte le molte altre frazioni di montagna, dove, non avendo il dono dell’ubiquità, noi non siamo potuti arrivare, ma dove assolutamente, deve giungere, e subito, la vigilanza delle Autorità e il cuore della cittadinanza. C’è il paese di San Gaudenzio all’Incastro dove nessuno è stato ancora e dove c’è bisogno di tutto. Presso Vicchio son già calati gli sciacalli. Alcuni avanzi della malavita rifiutati anche da quella, hanno avuto il coraggio di venire a saccheggiare nei luoghi sacri alla disperazione. Ne sono stati arrestati cinque, di questi sciagurati e già pattuglie perlustrano le strade. Il guaio si è che dopo per errore, sono stati chiappati anche dei bravi ragazzi che non avevano idee delittuose, non solo, ma che s’erano recati quassù per offrire l’opera propria di soccorso. Hanno passato, a quanto ci affermano un brutto quarto d’ora. L’ora tarda ci ha impedito di recarci in altri luoghi. E si riparte, angosciati di non poter fare di più. Prometto a quei poveretti, che mi premono di domande, di ritornare presto fra loro. Sono passate diverse settimane e purtroppo non ho più avuto occasione di tornare nei luoghi martoriati dal terremoto, ma ho continuato a fornire comunicati sull’andamento del periodo sismico. Anche Giovanni Agamennone, direttore del Reale Osservatorio Geodinamico di Rocca di Papa, fece una ricognizione degli effetti di questo terremoto per conto del governo. In quei giorni passò anche in osservatorio e fu mio gradito ospite. Settembre 1919 La mia popolarità, sedimentatasi in questi ultimi anni – come gli strati geologici della terra – in agosto mi hanno valso la nomina a commendatore del Regno. Fra le varie faccende da sbrigare c’è anche l’insistente richiesta da parte di Agamennone di dati del terremoto del Mugello e copie dei sismogrammi registrati allo Ximeniano. Il 2 ottobre Agamennone mi scrive commentando i dati che gli ho mandato e alcune dicrepanze rilevate fra i dati del mio osservatorio e di quello di Quarto Castello diretto da Raffaello Stiattesi. Egli mette sullo stesso piano la grande precisione degli orologi del mio gabinetto sismologico – regolati con il segnale orario che ricevo quotidianamente dalla Torre Eiffel – con quelli dell’Osservatorio dello Stiattesi regolati con lo sparo del cannone al mezzogiorno. Sono stato il primo in Italia a dotare un osservatorio sismologico di una stazione radio per la correzione degli orologi, ottenendo una precisione unica, tanto che Guglielmo Marconi volle farmi visita nel settembre del 1912, incuriosito dal mio utilizzo della sua invenzione. Con la presunzione e l’arroganza che lo distingue – scusate, ma quando ci vuole …. – alla fine della lettera del 2 ottobre l’Agamennone mi scrive testualmente: Abbia riguardo della sua preziosa salute, con l’affaticarsi il meno possibile e restringere il campo de’ suoi lavori. In una parola si tratta di lavorare meno in estensione più in profondità. Creda pure che così facendo si renderà più benemerito della scienza. Come dicevo non sono tornato nelle aree del terremoto. Sono stato troppo preso dalle molteplici attività dell’Osservatorio e dalle numerose conferenze che mi è stato chiesto di tenere. Poi, sinceramente, mi dà molta sofferenza vedere, impotente verso chi potrebbe fare qualcosa - i governi, il tedioso, drammatico ripetersi di queste inutili ed evitabili devastazioni-“.Come pubblicheremo fra breve la recensione dell’inaugurazione della grande mostra a Villa Pecori Giraldi, ricordiamo che fra tanti preziosi e straordinari oggetti esposti c’è anche la macchina da scrivere di padre Alfani, che pubblichiamo in questa nota storica. (Foto e archivio A.Giovannini)