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Mafia cinese a Firenze e Prato: una verità rimossa per oltre vent’anni

Dal triangolo Firenze-Prato-Osmannoro alle sentenze dimenticate: la storia di un fenomeno criminale ignorato dalla politica e dalla società.

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Mafia cinese sottovaluta Mafia cinese sottovaluta © depositphotos
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Nel 2001 la Cassazione certificava l’esistenza della mafia cinese in Toscana, con una storica condanna per associazione mafiosa. Eppure istituzioni e opinione pubblica hanno preferito guardare altrove, tra accuse di razzismo e politicamente corretto. Oggi riemerge il tema dell’“automertà”: il silenzio autoimposto che ha coperto per decenni una realtà sotto gli occhi di tutti.

La mafia cinese è stata sottovalutata per decenni nel triangolo Firenze, Prato ed Osmannoro Parlare di questa mafia in un territorio cosiddetto ex isola felice ha sempre creato delle difficoltà.
Negli anni ho creato un termine che si adatta alle ex isole felici: automertà.
Ossia non una omertà indotta dalle organizzazioni mafiose, ma una omertà che una persona, un esponente della società, si auto impone perché non vuole prendere atto della situazione.

Mi sono occupato di mafia cinese numerose volte a partire dal 2001 con la sentenza di Cassazione tra le più dimenticate ed addirittura negate dalle classi dirigenti,  emessa dalla sezione VI penale.
Sentenza del 30 maggio 2001 che condannava per associazione mafiosa ex art. 416 bis una organizzazione cinese che operava nel famoso triangolo Firenze, Prato, Osmannoro.

Nello stesso periodo ci fu il famoso caso del Maestro di Kung fu di Empoli che si ribellò ad una triade uccidendone un paio di membri per legittima difesa. Caso anch'esso dimenticato. Eppure la mafia cinese nonostante l'evidenza veniva rimossa.

Per un analista non servono le sentenze per vedere la mafia, serve l'osservazione del territorio. Cosa nostra esisteva da oltre 130 anni prima che il maxi processo di Caponnetto ne dava la certezza giuridica. Ma a Firenze e Prato c'avevamo pure da subito la sentenza.

Più volte mi son preso accuse di razzismo perché mi occupavo di mafia cinese. Il politicamente corretto della classe dirigente consigliava di non esagerare a parlarne. Ho sempre risposto che parlare di mafia cinese aiuta i cinesi per bene che sono la maggioranza e li libera dallo sfruttamento.

 

Nel 2011 con Vigna e l'allora assessore provinciale  Loredana Ferrara creammo un osservatorio antimafia a Prato. Anche allora polemiche.

Nel gennaio 2020 con l'allora sostituto Procuratore Nazionale Antimafia Cesare Sirignano si fece una conferenza stampa in cui si parlò di mafia cinese.

Ancora polemiche e negazioni.

Eppure negli anni le interrogazioni del Sen. Giuseppe Lumia e dell'On.le Chiara La Porta non sono mancate. Ma nonostante ciò polemiche e negazioni.

Lo scorso aprile a Prato è avvenuto un fatto storico importante: è arrivata la commissione antimafia del Parlamento italiano.

Oggi il Procuratore di Firenze Filippo Spiezia parla della mafia cinese con cognizione di causa.

Oggi a Prato abbiamo un Procuratore che non sottovaluta assolutamente nulla e sta rendendo visibile in modo efficace la questione della mafia cinese: Luca Tescaroli.

La mafia cinese oggi siede al tavolo delle mafie italiane e gli porta i soldi all'estero con il loro sistema bancario clandestino.

Averla sottovalutata in passato ha fatto perdere del tempo prezioso, oggi lo dobbiamo recuperare.

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