
In occasione della cerimonia in ricordo dell'insediamento della Camera dei deputati nel 1865 a Palazzo Vecchio, diversi sono stati gli interventi accolti da scroscianti applausi dai presenti. Dario Nardella, sindaco della città, è stato il primo a salire sul palco, ricordando prontamente la visita del Papa del 10 novembre e il Forum dei sindaci per la pace organizzato sulla scia dell’eredità di Giorgio La Pira - due eventi di portata internazionale che hanno interessato Firenze nel mese di novembre – e puntando il dito contro l’attuale perdita di sicurezza e di fiducia a fronte dell’attentato di Parigi del 13 novembre. "Bisogna preoccuparsi ed affrontare il problema, ma non aver paura”, ha detto. Esaltando poi la città di cui è primo cittadino, ha ripercorso le tappe fondamentali di quest’anno (l’anno dei 150 anni da Firenze capitale), culminati proprio nella giornata di oggi e nel discorso fatto davanti agli occhi del capo dello Stato. E’ toccato successivamente a Enrico Rossi, Presidente della Regione, prendere la parola: il suo, dopo i ringraziamenti ai presenti, è stato un discorso lontano dalle tinte retoriche, ma atto ad estrapolare dalla storia della Toscana i valori che questa terra possiede da sempre e in ogni sua fase: modernità, cultura , senso umanitario. Si è partiti da lontano, dalla Signoria, si è toccato il periodo dell’Umanesimo e di quanto esso abbia pesato - e pesa – sull’eredità culturale e civile dell’Italia, è stato tirato opportunatamente in ballo il pensiero politico di Machiavelli; si è poi ricordato come, sotto il Granduca Pietro Leopoldo, il 30 novembre 1786 con la Riforma criminale toscana in un colpo solo si abolì la pratica della confisca dei beni, la tortura e, soprattutto, la pena di morte: uno dei primi passi verso l’affermazione di uno stato liberale. Nel finale Rossi ha lanciato un appello: "Non temiamo la modernità, ma siamo suoi autentici interpreti. Non temiamo le sfide che la modernità ci mette davanti […] In tempi in cui il terrorismo e le esigenze umanitarie crescenti ci impongono di agire, non esitiamo a farlo”. Nella staffetta della celebrazione, dopo la Lectio del presidente regionale, il testimone è passato a due noti attori del cinema nostrano: Stefano Accorsi e Laura Morante. Un’interpretazione composta la loro, comunque funzionale alla mattinata. In particolare Accorsi ha letto alcuni passi del discorso d’insediamento della camera nel 1865, riuscendo a portare nel Salone l’enfasi che ebbero certe parole quando furono pronunciate per la prima volta. Quando si cominciava a scrivere la storia del Paese. E del ruolo cardine che Firenze ebbe negl’anni in cui "s’era fatta l’Italia" - quando dal 1865 fino al 1870 ricevette dalla Torino Sabauda l’onere e il peso dell’investitura di città capitale – ha parlato, ampiamente, Sergio Mattarella. Palazzo Vecchio, infatti, è stato il luogo in cui per oltre 5 anni si riunì la camera, legiferando con coscienza e coraggio nell’ottica di far accettare la nuova unione nazionale, che da Torino – nella coltre aristocratica delle Alpi – i neo-italiani sentivano come imposta e non come finalmente conquistata. Firenze ebbe il merito di moderare e infine spegnere un pregiudizio insito nelle coscienze italiote, che progressivamente cominciarono ad accettare il nuovo assetto politico, affermatosi definitivamente la conseguente nomina di Roma a capitale, a seguito della breccia di porta Pia del 20 settembre 1870. La “transizione fiorentina” fu, secondo Mattarella, essenziale per lo Stivale. Concentrandosi sui valori che nel tempo l’Italia ha acquisito dalla sua (seppur breve) storia unitaria, il Presidente della Repubblica si è rivolto alle scottanti e delicate tematiche attuali: l’attentato di Parigi, e la minaccia terroristica che, irrimediabilmente, corrono il rischio di alimentare facili odi e terribili preconcetti. “Non sradicheremo l’odio facendolo entrare nelle nostre vite e nella nostra civiltà. ll terrore vuole snaturarci. Ma noi non ci piegheremo. Non ci faremo rubare il nostro modello di vita e il nostro futuro […] nel dna italiano ed europeo è iscritto uno straordinario impasto di cultura, di umanità, di idee di libertà e di relazioni sociali. È parte della vita che viviamo, ed è ragione del nostro desiderio di migliorarci. Dobbiamo tenerlo presente nel momento in cui il terrorismo sferra il suo attacco contro la nostra Europa e porta morte e barbarie in una delle sue città". È stato, inoltre, sottolineato il ruolo di Firenze nell’ ergersi come centro di diffusione ideale per la lingua italiana: promuovendo un’unificazione che favorisse la comunicazione, e dunque l’integrazione ed il sentimento nazionale. Tema, questo, che verrà dibattuto più approfonditamente nel secondo appuntamento del programma giornaliero presso la sede dell’Academia della Crusca: una giornata all’insegno della commemorazione, con un occhio critico, come necessario, al nostro presente. -> Il testo completo del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -> Il testo completo dell'intervento del Presidente ROSSI per il 150° IX Legislatura Regno d'Italia