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Costretta a 'regalare' un figlio al Forteto. Debora Guillot racconta la sua esperienza. Il video

L'audizione alla Commissione Parlamentare. E Debora, vicepresidente dell'associazione vittime, conclude: Le nostre sono vite in bilico, in perenne disequilibrio'

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Debora Guillot Debora Guillot © Camera dei Deputati
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Video dell'audizione in coda a questo articolo - Una nuova audizione della commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del Forteto. Rilanciamo oggi quella che forse è la più interessante di quelle che abbiamo ascoltato fino ad ora. A parlare nella prima parte del video è questa volta Debora Guillot, vittima del Forteto e vice presidente dell'Associazione Vittime del Forteto.

Debora nel video (che trovate qui al netto delle parti secretate e che vi consigliamo di ascoltare dall'inizio alla fine) ricostruisce quanto le è accaduto fin dal suo ingresso al Forteto nel 1997, quando fu affidata alla 'famiglia funzionale' individuata in Rodolfo Fiesoli e Angela Bocchino. Debora, che in quel periodo era incinta, racconta come fu allontanato il padre naturale del bambino (17enne, che pure veniva a trovarla al Forteto da Livorno nel periodo iniziale, fino a quando fu allontanato in malo modo). Di come fu costretta a lavorare (senza retribuzione) nel periodo della maternità e di come fu indotta a accettare il falso riconoscimento della paternità da parte di Marco Fiesoli (figio di Rodolfo) e di come, dice, 'in quel momento ho regalato un figlio al Forteto' senza più avere autorità su di lui. 

Non solo, vi consigliamo di ascoltare la toccante testimonianza di Debora, che pronuncia nomi e ruoli avuti nelle complesse dinamiche del Forteto. Fino alla presa di coscienza del fatto che il progetto Oltre non sarebbe sufficiente a supportare le vittime. Tanto che lei, ad esempio, deve pagarsi uno psicologo. 'Le nostre - afferma in conclusione - sono vite in bilico, in disequilibrio'. Da ascoltare (qui il link alla pagina della Commissione)

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