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San Piero, i volontari e la statua. Una storia mugellana

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San Piero, i volontari e la statua. Una storia mugellana San Piero, i volontari e la statua. Una storia mugellana © n.c.
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Vi avevamo già parlato anche con un video (qui e qui per il video) del restauro della statua di San Pietro che si trova sul sagrato della pieve romanica di San Piero a Sieve, opera attribuita a Girolamo Ticciati che l’avrebbe realizzata nel 1768. Oggi ripercorriamo le quasi 500 ore del lavoro – compiuto “a costo zero” mediante l’impegno di volontari – insieme a uno dei protagonisti e promotori del progetto, Franco Innocenti. La casa del signor Franco, o meglio il suo balcone, affaccia sul sagrato della pieve di San Piero a Sieve. “Vedere ogni giorno la statua in quel modo mi rattristava sempre”, ci dice. Così a partire dal 2010 Franco ha iniziato a pensare a un progetto di restauro, complice anche un anonimo sanpierino che aveva messo polemicamente di fronte alla statua un cartello con su scritto “cittadini non vedete in che condizioni sono, perché non mi ripulite?”. L’ultimo restauro del San Pietro risaliva infatti al 1948, ad opera dallo scultore Antonio Berti, che riattaccò alla statua la testa, caduta nel giorno della liberazione di San Piero – il 10 settembre 1944 – quando un camion degli alleati la colpì facendo retromarcia sul sagrato della chiesa. Dunque, la statua era in condizioni pessime, “coperta da muschio e licheni”, racconta Franco. Il signor Innocenti sapeva però che per il restauro completo ci sarebbero voluti almeno 4mila euro: decise così di lanciare su internet l’idea di lavoro condotto attraverso volontari. All’appello, oltre alla restauratrice Camilla Mancini, responsabile del progetto (accreditato dalla soprintendenza di Firenze), hanno risposto Gino Giaccherini, detto “Ginetto”, con precedenti esperienze nel restauro, e Serenella Aiazzi; oltre al contributo di Fabio Taiuti, Roberto Baccianti e Massimo Bracaloni. Il restauro è iniziato il 18 febbraio 2014 ed è stato compiuto interamente in loco, su ponteggi (montati dalla ditta Tuttocasa edile di Pontassieve) coperti dalle foto offerte dallo studio Noferini di Borgo San Lorenzo. I materiali tecnici, necessari per il lavoro, sono stati acquistati grazie alla Proloco di San Piero a Sieve. I volontari hanno lavorato durante la settimana, nelle ore disponibili, in modo egregio: hanno avuto il plauso dallo stesso storico dell’arte Claudio Paolini, responsabile della Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici. Il lavoro è stato terminato, simbolicamente, entro il 29 giugno 2014, giorno in cui si celebra la festa del patrono del paese, San Pietro, appunto raffigurato nella statua. “Statua che a fine anno, con la fusione, è diventata anche il patrono di Scarperia!” commenta Franco. Lo stesso giorno si è avuta l’inaugurazione della mostra dedicata. Il signor Innocenti ci racconta anche un interessante aneddoto relativo al restauro. “I restauratori del San Pietro” (così si sono chiamati i volontari) hanno trovato durante il lavoro del cemento aggiuntivo sul collo della statua. Da un confronto con una fotografia degli anni Trenta è emerso che in realtà la testa – riattaccata dal Berti nel 1948 – era stata riposizionata con un’angolazione diversa. L’opera infatti nasceva per trovarsi a un lato della porta della pieve (dove oggi si trovano le aperture laterali) e doveva guardare verso l’ingresso. Dopo aver girato – volontariamente o involontariamente – l’angolazione del capo il Berti aveva aggiunto del cemento per rendere la posa più naturale, cemento che è stato rimosso durante il restauro per cercare di rendere la statua quanto più vicina possibile all’originale. Questo intervento, messo in atto da persone “comuni” è davvero un bell’esempio di cultura civica. “Le competenze nei paesi mugellani ci sono, basta cercarle!”, ci insegna saggiamente Franco. Se finalmente, dunque, la statua di San Pietro del Ticciati è stata “a vita nuova restituta”, non si può dire lo stesso per la pieve di San Piero, che necessiterebbe di ulteriori interventi, soprattutto in vista del millenario che si terrà nel 2018 e che la annovera tra le chiese più antiche del Mugello, assieme a quella di Sant’Agata.  

 

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