25 MAR 2025
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Scuola 2.0? Studenti migliori in italiano e matematica

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Scuola 2.0? Studenti migliori in italiano e matematica Scuola 2.0? Studenti migliori in italiano e matematica © n.c.
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Computer, tablet, lim, collegamenti wi-fi: la scuola 2.0 – quella in cui la tecnologia supporta la didattica – sembra dare segnali positivi in termini di apprendimento, risultati e valorizzazione della carriera studentesca. Giunge a queste conclusioni la prima ricerca che l'Indire (l’Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa, che dipende dal Miur)  ha presentato il 23 ottobre a Palazzo Vecchio a Firenze, tramite il proprio presidente Giovanni Biondi, in occasione di “Avanguardie dell’Innovazione – Primo Forum Indire sulla Scuola del Futuro”. Lo studio si è sviluppato su un campione di 9 licei, 8 istituti tecnici e 2 istituti professionali per un totale di 14.152 studenti e 1.273 docenti. “Abbiamo selezionato gli istituti scolastici secondari superiori nei quali più dell'80 per cento degli studenti fanno un uso didattico quotidiano di computer, portatili o altri device mobili – ha affermato Biondi - E siamo andati ad analizzare i risultati degli apprendimenti, i tassi di abbandono e altri parametri”. Parametri che sembrano evidenziare profitti migliori in materie cruciali come matematica e italiano, un tasso di abbandono scolastico molto minore di altre realtà, e una presenza più assidua degli studenti durante la settimana. In tutti gli istituti o i licei presi in esame netbook o tablet vengono utilizzati in diverse discipline, e per più del 50 per cento delle ore didattiche. Si tratta di un sistema che non priva gli insegnanti della possibilità di tenere la classica lezione frontale, ma riesce a fornire uno strumento aggiuntivo ai singoli studenti, riuscendo a concretizzare – tramite le ricerche web o le illustrazioni nelle lavagne elettroniche – concetti a volte avvertiti come astratti o troppo teorici. Se la dispersione scolastica in Italia resta comunque tristemente sopra di quasi 5 punti alla media Ue, i tassi di abbandono delle scuole al centro della ricerca si attestano fra lo 0 e l'8 per cento. Dei nove licei presi in considerazione, inoltre, tra il 60 e il 90% passa all’università, quando in altre realtà ci si ferma al 50%. “Una lavagna elettronica, un computer o un'applicazione da soli non cambiano la scuolaha continuato Biondi - ma è il modo in cui vengono usati questi strumenti per coinvolgere gli studenti a fare la differenza. Oggi si può non solo leggere come girano i pianeti e rappresentarselo mentalmente ascoltando le parole del professore, ma si può avere un laboratorio sul banco, un ambiente di simulazione che rende le cose meno astratte. E in tutto questo gli insegnanti possono riscoprire il loro ruolo, diventando essi stessi cardine dell'innovazione”. Dati OCSE inerenti al 2013, rilasciati a maggio 2015, denunciavano una scarsa preparazione dei giovani italiani una volta inseriti nel mondo lavorativo: a primo impatto con i diversi settori occupazionali, infatti, i ragazzi mostrerebbero poca dimestichezza nell’uso del computer e lacune in matematica e italiano. Che sia la tecnologia a poter dare una scossa a questa tendenza? Investire sulla scuola 2.0 potrebbe essere la giusta strada da perseguire: anche attraverso convenzioni o sconti che aiutino le famiglie a fornire, quando serve, gli strumenti necessari agli studenti.

 

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Commenti 1
  • Johnnus

    Bene, ora anche al MIUR hanno scoperto che la scuola pu funzionare bene senza stravolgere materie e programmi o far fare ore di lavoro gratuito agli studenti. Ma prima di arrivare al 2.0 bisogna passare dall' 1.0 perch oggi come oggi dove si fa lezione in un container che non garantisce le condizioni minime di sicurezza siamo ancora allo 0.1 se non alle versioni beta.

    rispondi a Johnnus
    mar 27 ottobre 2015 11:11