
Quante belle storie rimaste custodite nella mente e mai divulgate ci saranno in giro, ma la storia fa come l’olio “torna sempre a galla” (molti soloni tentano sempre nasconderla), a raccontarci episodi di vita vissuta, veri, genuini, semplici, a tratti eroici, come appunto la storia di una famigliola di origini ebree, che a Borgo San Lorenzo durante la seconda guerra mondiale (anno 1943), trovò rifugio ed aiuto salvandosi quindi dalla deportazione nei lager nazisti.
Tutta la storia, con immagini inedite e con dovizia di particolari ci è stata pubblicata integralmente in questo mese di luglio dal mensile di arte, cultura e storia “Il Filo”, ma non possiamo esimerci ricordare questo episodio ai tanti utenti, i quali per quello che avvenne in un quel tragico periodo ne hanno fatto una ragione di vita.
Brevemente per ricordare che questa famigliola composta da Guido e Fulvia Spiegel nativi di Fiume, con i loro figlioletti Renato e Dinah, giunsero a Borgo San Lorenzo dopo un tragitto lungo e insidioso, trovando ospitalità e abitando in una casetta in via Mazzini l’antica Malacoda.
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Ma in piena guerra, con i fascisti, i tedeschi e i delatori, sempre presenti, la famiglia chiese aiuto all’indimenticabile pievano don Ugo Corsini il quale d’accordo con l’ufficiale dell’Anagrafe del Comune Antonio Gigli, riuscirono a falsificare le carte d’identità (le abbiamo sotto gli occhi), cambiando nomi, cognomi e città di nascita; l’unica cosa che chiese don Corsini a questa famiglia ebrea, era quella di entrare qualche volta in chiesa durante le funzioni religiose, per non dare adito a sospetti e sussurri.
Terminata la guerra la famiglia tornò a Trieste ma dopo 50 anni ecco il loro figlioletto Renato Spiegel, ormai uomo maturo, tornare a Borgo, per rivedere il paese, incontrare i famigliari di Antonio Gigli, di mettere un fiore sulla tomba del vecchio pievano e dopo qualche anno, con la collaborazione dell’amministrazione comunale, preparare la documentazione per poter un giorno ricevere un assegno vitalizio (i nonni di Renato Spiegal morirono ad Auschwitz), dal governo israeliano per coloro che persero tutto durante le famigerate “legge razziali”.
Certo venire a conoscenza di questi puri atti eroismo, fa immensamente piacere, specialmente dopo tanti anni; don Corsini e Antonio Gigli (rischiarono la vita per salvare la vita altrui), non dissero niente e nessuno, si tennero nel loro cuore il segreto, non chiesero niente, ne beni, attestati e prebende come fecero purtroppo tanti “voltagabbana” dell’ultima ora. Ma tant’è. Terminiamo con le parole dello stesso Renato Spiegel, quando ricordava questi personaggi: “sia benedetta la loro memoria”. Chi vuol conoscere integralmente la storia della famiglia Spiegel salvati dalla deportazione e dalla morte grazie a due autentici galantuomini di Borgo San Lorenzo, può sfogliare il mensile di arte, storia e cultura “Il Filo”. Noi ringraziamo l’ospitalità di OK!Mugello e gli utenti che vorranno leggere questo povero scritto, ma immensamente ricco, di un tempo che fu. (Aldo Giovannini)
Foto 1 (in alto): La carta d’identità falsificata di Guido Spiegel; divenne Giorgio Serio. La moglie Fulvia divenne Francesca Pini e i loro figlioletti Renato e Dinah divennero Donato e Claudia.
Foto 2 (qui sopra): A destra il Signor Renato Spiegel, quando giunse a Borgo San Lorenzo nel 2006, ospite del cappellano don Francesco Chilleri.
(Documenti forniteci dalla famiglia Spiegel)