Giovedì 24 Aprile alle ore 21:00, alla vigilia del 69° anniversario della Liberazione, si terrà al Teatro Corsini di Barberino di Mugello una serata speciale di incontro, chiacchiere, testimonianze e letture intorno all’ultimo libro della scrittrice barberinese Simona Baldanzi: “Il Mugello è una trapunta di terra. A piedi da Barbiana a Montesole”.
La serata, oltre che dall’autrice, sarà presentata dal giornalista e scrittore fiorentino Leonardo Sacchetti insieme al Web Editor Saverio Zeni del nostro Ok!Mugello, i quali alterneranno sul palco gli interventi e le testimonianze dei numerosi ospiti con le letture dal testo interpretate della compagnia teatrale barberinese “Le Gatte da Pelare”. Tra gli ospiti della serata, Sergio Gardini e Marinella Frascari del CAI di Bologna, ideatori del percorso a piedi da Barbiana a Montesole, alcuni ex alunni della scuola di Barbiana, alcuni ex lavoratori dell’Emmelunga, e un rappresentante istituzionale del Parco di Montesole.
Per conoscere meglio il tema tutto mugellano della serata e approfondire i vari argomenti affrontati da Simona Baldanzi nel suo ultimo romanzo, abbiamo fatto una piacevole chiaccherata con l'autrice...
OK : È stato un viaggio lento e in profondità quello che hai intrapreso attraverso la tua e la nostra terra, il Mugello. Un invito al viaggio per tutti noi. Cos’ha significato riscoprirlo a piedi per te?
SB : “Ho avuto un momento della mia vita in cui mi ero un po’ allontanata dal Mugello, mi era quasi passata la voglia di difenderla questa terra. Quando poi sono tornata, mi è capitata l’opportunità di questa riscoperta a piedi. Credo che finché non lo si fa a piedi un territorio, non lo si conosce mai veramente fino in fondo, ma solo in superficie, o meglio, solo nei centri abitati. Un territorio, invece, è fatto anche dei suoi sentieri, dei suoi boschi, della sua campagna, dei margini. Il Mugello, poi, sta sull’Appennino, che è un po’ la colonna vertebrale dell’Italia, e attraversarlo a piedi significa anche capire meglio il sistema-paese e tutti i suoi cambiamenti.”
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OK : “Il Mugello è una trapunta di terra” è un titolo curioso... Per quali aspetti questa terra ti ricorda una trapunta?
SB : “Questa è stata l’immagine che ho visto dalla cima del Monte Gazzaro e che ho annotato sul taccuino di latta ai piedi della croce: «Le trapunte di terra da quassù mi scalderanno sempre. Caro Mugello, mantieniti in forma.» In questo titolo c’è anche un aspetto simbolico, poi, cioè tutti i pezzi di storie che ho conosciuto e cucito insieme nel racconto.“
OK : Come in ogni buon viaggio, il tuo cammino incrocia luoghi, persone e le storie che si portano dietro. Quali sono stati gli incontri che più ti hanno sorpreso ed emozionato?
SB : “Prima di tutto gli ex alunni della scuola di Barbiana, che mi hanno raccontato come Don Milani li aiutava a superare la loro timidezza; poi ‘il Barba’, un anziano signore conosciuto sul versante emiliano del nostro Appennino, uno di quegli uomini che non sprecano parole, cibo, né gesti del corpo; e poi Luigi, che vive ai piedi del Parco di Montesole e ospita passanti, studiosi e disadattati, collezionando soli di terracotta da attaccare al muro per rendere significato a quei luoghi colmi di storia e sofferenza. E poi i lavoratori Emmelunga che, invece, sono venuti a raccontare seduti sul divano di casa mia.”
OK : Camminando hai trovato il fiato di raccontarci tante piccole storie che s’intrecciano alla 'Grande Storia' di questo territorio che si trasforma, con uno sguardo particolare ai mutamenti strutturali e sociali più recenti. In special modo, hai approfondito la storia dell’ascesa e della disfatta dell’azienda di arredamento Emmelunga di Barberino. A partire da questa vicenda, come leggi i diversi cambiamenti che il nostro territorio ha intrapreso negli ultimi decenni?
SB : “L’Emmelunga ha una storia particolare: vendeva mobili e arredava le case di tutti gli italiani, per questo mi sembrava la vicenda adatta da intrecciare con un territorio come il Mugello. Così come è cambiato il modo di arredare le nostre case, infatti, è cambiato anche il modo di abitare il nostro territorio: via dalle montagne e dalle campagne per andare ad abitare i paesi, per lavorare dentro capannoni e fabbriche, invece, che lavorare la terra. Mi torna in mente Calamandrei quando diceva: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani.» Smettendo di abitare e visitare quelle montagne e chiudendoci nelle nostre case arredate con mobili sempre più a basso costo, sprofondando nei nostri divani, abbiamo smesso anche di difendere tutti quei diritti che avevamo conquistato.”
OK : Dalle tue parole, nei confronti del Mugello si percepisce un grande amore ma anche una dura critica rispetto a certe sue scelte, a un certo modo di affrontare la modernità... Alla fine del viaggio, qual è la morale della tua favola?
SB : “Più che una morale, il mio è un invito al cammino, a riscoprire quello che ci sta più vicino, al continuare a porsi domande ed essere curiosi di tutte le storie che s’incrociano nel nostro andare...”
Allora, per continuare ad allenare la curiosità e festeggiare nel migliore dei modi questo Anniversario della Liberazione, vi invitiamo al viaggio attraverso una piccola degustazione di questa originale ‘trapunta di terra’ mugellana:
«Il lavoro era una specie di magma che negli anni del boom avanzava scomposto, ma inesorabile e cambiava il paesaggio e ne formava uno nuovo. Questo magma ha cambiato anche il Mugello: un patchwork scomposto fatto di grandi opere, autodromo, centrale idroelettrica, palazzine, TAV, capannoni, Outlet, McDonald’s, autostrada, variante di valico, agriturismi, centri commerciali, un grande invaso. Il Mugello ha accettato di tutto e come un camaleonte ha vestito ogni ruolo, si è adoperato in ogni mestiere, ha messo in gioco ogni identità. Ora che l’Emmelunga ha chiuso, ora che il Mugello soffre di lavoro come l’Italia intera, come ne usciremo? Cosa diventerà tutto questo, il Mugello che stiamo attraversando a piedi e l’Italia che abitiamo tutti i giorni? E il lavoro e noi cosa diventeremo?»