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Cecilia è libera, ma non dimentichiamo gli altri

La libertà di stampa negata, anche in Italia?

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Libertà di stampa? Libertà di stampa? © Pixabay
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Con un'operazione straordinaria il governo, la diplomazia e l'intelligence italiani hanno riportato a casa Cecilia Sala dall'Iran addirittura molto prima di quando ci si potesse aspettare e senza barattare la sua libertà. Cecilia però non è sola.
Si sono aperte le porte del carcere per lei ma vedono il cielo da dietro le sbarre, in tanti angoli del mondo, ancora tanti, troppi uomini e donne colpevoli solo di raccontare la verità. Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF) sono 550 i giornalisti imprigionati in tutto il mondo a causa del loro lavoro 'scomodo'. Un numero enorme che è aumentato del 7,2% nel 2024, soprattutto in Russia e Israele.

Il direttore generale RSF Thibaut Bruttin in un recente comunicato riferendosi al caso Sala sottolinea che “l'incarcerazione rimane uno dei mezzi preferiti da coloro che minano la libertà di stampa”. Non a caso è aumentato come accennato il numero di reporter dietro le sbarre in Russia, con 8 giornalisti in più imprigionati, e in Israele, con addirittura 17 in più dall'ottobre 2023 diventando così la terza prigione al mondo per i giornalisti con 41 detenuti. Solo la Cina (124, di cui 11 a Hong Kong) e la Birmania (61) hanno saputo fare peggio.

Torniamo però in Iran per ribadire che, secondo i numeri della stessa organizzazione al momento dell’arresto di Cecilia Sala si trovavano nelle temute carceri iraniane 41 giornalisti, a significare l’insofferenza del regime autoritario di Teheran per il giornalismo libero.

Poi c'è la libertà di stampa o la presunta tale, che è altro argomento, anche se parallelo. Peraltro molto scivoloso per il nostro Paese. Stando al World Press Freedom Index 2024 l'Italia conferma di non passarsela molto bene dato che si trova al 46° posto su 180 Paesi presi in esame.

La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti - si legge nel rapporto -. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà e di coprire i casi giudiziari attraverso una ‘legge bavaglio’”.
Due sarebbero così le criticità maggiori per quanto riguarda la situazione della stampa nel nostro Pese: l’aspetto economico - ovvero gli stipendi dei giornalisti - e quello politico, visto il legame strettissimo che da noi c’è tra i partiti e una buona fetta dei media.

Per i più curiosi la classifica vede ai primo posti, Novergia in testa e gli altri paesi scandinavi nelle posizioni di rincalzo. 
Fa riflettere che meglio di noi facciano Paesi che escono o sono ancora alle prese con guerre civili e divisioni interne, oppure democrazie giovani e precarie dove le divisioni etniche anche sanguinose del recente passato sono ancora vive.
Timor Est (20a posizione), la Moldova (31a posizione), la Mauritania (33a posizione), la Namibia (34a posizione), Macedonia del Nord (36a posizione),  Seychelles (37a posizione), Sud Africa (38a posizione) ma anche Montenegro, Capo Verde, Armenia, Fiji e Tonga.

Qualcuno potrebbe obiettare che però siamo più avanti degli Stati Uniti d'America simbolo di democrazia e del modello di giornalismo anglosassone, ma dove però il livello di libertà dell’informazione sarebbe peggiorato per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza dei giornalisti.

Ma come viene stilata questa classifica?
Come tutte le classifiche basate su numeri e statiche è soggetta ad angolazioni diverse di lettura. In questo caso viene redatta seguendo cinque criteri: contesto politico, quadro normativo, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza e per ogni voce viene dato un punteggio che va da 0 a 100. L’Italia con il suo punteggio medio di 69.8 si trova nella fascia “soddisfacente”, ricordando che però rispetto al 2021 quando eravamo stati accreditati di un punteggio di 76.61, appare evidente il peggioramento.
In particolare l’Italia nel report 2024 brilla poco negli indicatori economici, dove non raggiungiamo la sufficienza, e in quelli politici. Siamo migliorati invece per quanto riguarda la sicurezza, anche se il divario con la stampa del Nord Europa resta sempre molto ampio. 

Unire nella stessa riflessione la carcerazione per i giornalisti in Paesi nei quali la libertà di stampa non è gradita come Cina, Russia, Israele, Myanmar e la poco lodevole performance di alcuni paesi democratici nella classifica della libertà di stampa come Italia e Stati Uniti d'America ha un senso?

Verrebbe da dire di no in senso assoluto. Però che libertà di stampa è quella dove un giornalista con il suo lavoro non riesce a sbarcare il lunario e dove se non si "adegua" al pensiero politico convenuto viene isolato?
 

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