Ebrei salvati a Borgo. Una 'microstoria' di coraggio... © n.c.
Riprooniamo in evidenza un articolo uscito qualche giorno fa sulle pagine di OK!Mugello. Articolo che, in questi giorni, ha stimolato un vivace e civile dibattito e un confronto che si è sviluppato tramite i commenti (che è possibile leggere in coda al testo) e che ha coinvolto anche addetti ai lavori ed appassionati di storia locale. Lo facciamo nella convizione che quello trattato sia ancora un tema aperto ed un nervo scoperto della nostra società. Ancora una volta buona lettura e, comunque, complimenti al nostro collaboratore Aldo Giovannini che ogni volta riesce a stimolare una discussione costruttiva (il direttore, Nicola Di Renzone):
Scrive Lionella Viterbo Neppi Modona: “- accanto alla storia ufficiale della “Shoah” vi sono tutte le microstorie dei milioni di persone che ne sono stati coinvolte, ed accanto a quelle, le testimonianze dei discendenti che ne hanno ricevute le confidenze, e le carte rimaste per decenni nascoste negli archivi… Di questi ricordi emergono tante sofferenze, ma anche i nomi di umili persone, ai più ancora sconosciute, che in qualche modo hanno avuto il coraggio di dare il loro aiuto pur sapendo quanto era pericoloso accogliere in casa una famiglia di ebrei, anche un solo ebreo, anche un bambino che i genitori in fuga erano costretti ad affidare ad altri… -“. Questo il veritiero scritto sul bellissimo catalogo “Microstorie di “coraggio”- salvatori e salvati a Firenze dopo l’8 settembre 1943-“ edito dall’Associazione A.r.c.o. (Associazione Ricerca Cultura Orientamento), di Scandicci e dedicato a persone semplici che pur non essendo nate “eroi” hanno saputo fare la scelta giusta al momento giusto. Grazie a quattro autentici mugellani, che rischiarono la vita pur di salvare alcune famiglie ebraiche durante la seconda guerra mondiale, abbiamo assistito gentilmente invitati dalla presidenza dell’A.r.c.o. nella Sala Conferenze del CNA a Scandicci, ad una cerimonia, ad un evento, ad un incontro, che ci ha alquanto emozionati e commossi. Come è noto, ma lo vogliamo ricordare se pur brevemente, dato che il tutto è tornato alla luce sette anni orsono, nel settembre 1943 giunse a Borgo una famiglia ebraica composta da Guido Spieghel la moglie Fulvia Levi con i loro due figlioletti Renato e Dinah fuggiti da Trieste dopo le famigerate leggi razziali emanate dal fascismo. Terrorizzati nell’esser scoperti, questa famigliola si indirizzò verso il parroco, Monsignor Ugo Corsini, pievano di Borgo San Lorenzo, il quale non solo nascose gli Spieghel nell’attiguo Monastero domenicano, ma d’accordo con Antonio Gigli ufficiale dello Stato Civile del comune, fece falsificare le carte d’identità cambiando totalmente le generalità dei genitori e dei piccoli figli. Con questo strattagemma, a rischio della loro vita (bastava una delazione, una spiata), il signor Guido Spieghel che era divenuto Giuseppe Serio, la moglie Giuseppina Pini (classico cognome borghigiano) e i figli Donato e Claudia, trovò lavoro per poter campare la sua famiglia, per poi una volta terminata la guerra ritornare nella sua città natia. Nel 2006, ed è storia attuale, il signor Renato dopo tanti anni tornò a Borgo San Lorenzo alla ricerca di don Corsini o dei suoi congiunti, di Antonio Gigli o dei suoi congiunti e grazie anche all’amministrazione comunale che fece una ricerca, ed ospitò in comune i fratelli Renato e Dinah Speighel (giugno 2012), il mosaico si ricompose e vennero alla luce i due personaggi che salvarono la sua famiglia. La seconda storia ci giunse dalla Casa di Riposo San Francesco, quando l’indimenticabile Padre Massimo da Porretta, splendida figura di Uomo e di Religioso, fondatore della Casa di Riposo, durante la seconda guerra mondiale, nascose diversi mesi all’interno della struttura di accoglienza la famiglia Orvieto, anch’esso rischiando la vita, ma consapevole di questa azione che avrebbe salvato questo nucleo famigliare. Una lapide all’interno della casa di Riposo ricorda questo evento. La terza microstoria, che scoprimmo qualche anno fa grazie ad una committenza di un nostro caro collega di lavoro (il dott. Emanuele Barletti, funzionario dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze), ma che per ragioni di tempo non è stata potuta inserire nel catalogo, il quale cercava notizie di suo nonno materno, Loris Mannori, che durante la guerra era un funzionario amministrativo della S.o.t.e.r.n.a. di Borgo San Lorenzo riuscendo a salvare una dipendente di origini ebraiche. Queste piccole storie, non solo del nostro territorio ma di tanti altri luoghi della Toscana, sono state portate alla luce, come sopra scritto, mercoledi 27 febbraio 2013, durante un convegno dell’Arco, nella Sala del CNA a Scandicci, alla presenza com’è scritto sul catalogo di diversi “salvatori” ed altrettanti ”salvati”, il tutto coordinato dalla Prof. Maria Tedesco, dalla presidente prof. Franca Gambassi, dalla vice presidente Prof. Metella Niccolai, dalla segreteria Prof. Giuse Gasparini, con gli onori di casa del presidente del Consiglio Comunale di Scandicci Fausto Merlotti, presenti fra gli altri personalità nel campo della Scuola (c’erano anche molti studenti con i loro docenti) e della Cultura, personalità istituzionali, militari con il Capitano comandante la Compagnia dei Carabinieri di Scandicci Romolo Riccio, una rappresentanza dell’associazione Carabinieri in Congedo, il Rabbino Signor Rav Joseph Levi ed ancora tanta tanta altra gente. Il primo intervento è stato il ricordo da parte del figlio Paolo di Antonio Gigli e parallelamente di don Corsini e Padre Massimo; il caro Paolo legato allo scrivente di queste note da vincoli di parentela (accompagnato dalla moglie Giuliana Squarcini e dai figli e nipoti), era molto commosso, emozionato, e non poteva esser diversamente, nel ricordare quello che fece suo babbo in favore della famiglia Spieghel, così come era emozionata Isotta Pieri di Crespino, nipote di don Corsini, presente anch’essa con il marito e i nipoti. Quindi negli interventi successivi, siamo venuti a conoscenza di tanti episodi eroici ma nascosti di persone che salvarono tante famiglie ebraiche, e i “salvati” erano là a testimoniare quei lontani e drammatici eventi che caratterizzarono, l’avvento del fascismo, del nazismo, la guerra, l’eliminazione di un intero popolo, il dramma, l’atrocità fisica e morale, l’annientamento ad Auschwitz, Mauthausen, Buchenvald, Bergen Belsen, Dachau, Treblinka ed altri campi di sterminio. Le parole e i ricordi si sono susseguiti in maniera calzante, in un silenzio quasi assordante rotto solamente da un qualcosa, come un groppo alla gola, che non andava giù, singhiozzi di pianto soffusi e da scroscianti applausi liberatori, quando al microfono, dopo un intervento del Rabbino Rav Joseph Levi, si sono susseguiti i ricordi di Loretta Bemporad (salvati da un Maresciallo dei carabinieri Lallo Salvati); Franca Cassuto, Romolo Romoli, Federigo Benadì (“non ho vissuto ne l’adoloscenza ne la giovinezza, non eravamo nessuno, nulla, il niente!), Ugo Caffaz (drammatico e nello stesso simpatico il suo racconto: “- sono figlio di un pezzo di pane e di un…voto!!), Umberto Di Giovacchino (il grato ricordo per le Suore di Santa Marta a Settignano), le drammatiche vicissitudini di Giulio Levi, i ricordi di Guidobaldo Passigli, Roberta Pisa, Pierluigi Rabà ed ancora altri. Tutte queste testimonianze sono raccolte nel catalogo sopradescritto, a cui abbiamo dato umilmente anche il nostro modesto contributo nei ricordi e nelle immagini fotografiche di Antonio Gigli, Don Ugo Corsini e Padre Massimo da Porretta; certo che qualcuno di questi personaggi, le cui gesta erano conosciute ormai da cinque-sei anni sulla stampa locale (Filo, galletto, Sito Web OK!Mugello, La Nazione, Il Corriere di Firenze, Sito Web Piazzadellenotizie, etc, etc), potevano trovare posto, storia e testimonianza in alcuni libri sulla guerra e sulla resistenza scritti ultimamente a due, quattro, sei, otto mani e nello stesso momento, a parte la visita degli Spieghel in comune a Borgo San Lorenzo ricevuti dalla giunta comunale, potevano avere - dicevamo - una visibilità nel loro paese natio. Ma tant’è; per capire tante cose siamo dovuti andare a Scandicci! Ma va bene così, ringraziando sentitamente anche da parte dei congiunti, parenti, famigliari, amici e conoscenti di Antonio Gigli, don Ugo Corsini, Padre Massimo da Porretta e non per ultimo Loris Mannori, ringraziando sentitamente come detto tutti i solerti organizzatori dell’Associzione A.r.c.o. e dell’Amministrazione comunale di Scandicci, che tanto si sono adoprati affinchè sia stata aperta una drammatica e nello stesso momento eroica pagina di silenzioso “eroismo”, venuta fuori dopo quasi mezzo secolo. La storia non si nasconde, torna sempre a galla a raccontarci tante altre storie ed altrettante cverità.Foto 1 (in alto): Da una immagine d’epoca (1943); un rallestramento dei nazisti contro gli ebrei. Foto 2 (qui sopra): Il capitolo sul volume monografico dedicato alla famiglia Spieghel salvata a Borgo San Lorenzo.In altre pagine i capitoli dedicati a Monsignor Ugo Corsini e Padre Massimo da Porretta. Foto 3 (qui sopra): Giugno 2012; il ricevimento della famiglia Spieghel nel comune di Borgo San Lorenzo: da sinistra Renato Spieghel, il sindaco Giovanni Bettarini, la signora Dinah Speighel, sorella di del signor Renato, la signora Yaffa Spieghel, moglie del signor Renato e la dipendente comunale Susanna Messeri. (Foto J. Tagliaferri) Foto 4 (qui sopra): Un momento del Convegno; da sinistra la coordinatrice Prof. Maria Tedesco, Paolo Gigli di Borgo San Lorenzo figlio di Antonio, Bruna e Sergio Salvati figli dell’eroico Maresciallo dei carabinieri Lallo Salvati, e il presidente del Consiglio Comunale di Scandicci Fausto Merlotti. Foto 5 (qui sopra): L’intervento del Rabbino di Firenze Signor Rav Joseph Levi Foto 6 (qui sopra): L’intervento di Ugo Caffaz, personalità di spicco nella comunità ebraica di Firenze e autorevole e illustre personaggio delle istituzioni Regionali della Toscana. Foto 7 (qui sopra): La Sala delle Conferenze del CNA di Scandicci durante il convegno dell’A.R.C.O. (Foto cronaca di A.Giovannini)
Nicola Di Renzone
Qui di sotto riportiamo altri commenti che sono giunti direttamente all'autore o in redazione, nella speranza di dare un ulteriore contriburo all'analisi e alla discussione: Caro Aldo ciao, cosa dire se non che vedendo queste cose noi "giovani" che non abbiamo vissuto (per fortuna)questi brutti periodi non possiamo che prenderne un insegnamento a finch non possano ripetersi!!!! un abbraccio Antonio -------------------------------------------------------------------- Grande, grande Aldo, come sempre Luigi ------------------------------------------------------------------- La verit, il pi delle volte fa male. Saluti, Gino ------------------------------------------------------------------------ La verit storica come lacqua pulita di un torrente che scende dal monte gorgheggiando verso la Sieve. Aldo, bravissimo! Enrico
Antonio Margheri
Caro Aldo, non ho molto da aggiungere a quanto ti ho gi scritto. Non so a chi ti riferisci quando lamenti irrisioni, offese, emarginazione. Io, non lho mai fatto e nella mia lettera esprimo nei tuoi confronti tuttaltre attestazioni. Nel merito delle vicende dei salvataggi degli ebrei da te ricordati, non posso comunque che ribadire quanto gi scritto: Una lettura pi attenta [del nostro libro] avrebbe potuto rilevare che sia Confortini-Gori sia Tagliaferri ed il sottoscritto hanno scritto dei salvataggi degli ebrei ricordati nel tuo articolo, anche grazie a precedenti contributi da te scritti e citati nel nostro libro. Quindi, pur allinterno di una narrazione vasta e di sintesi, nessuna omissione e nessun nascondimento. Per quanto riguarda la tua intenzione di pubblicare un libro sul fascismo, come ti ho detto pi volte anche personalmente, ti invito ed incoraggio ad andare avanti, senza titubanze. Mi pare di capire che hai una vasta ed in
Antonio Margheri
teressante documentazione. La pubblicazione sarebbe un contributo importante per conoscere meglio un periodo della nostra storia cos poco studiato ed approfondito. Nelleconomia del nostro libro, il Ventennio occupa uno spazio rilevante, ma siamo consapevoli che siamo ancora solo allinizio per avere una comprensione piena delle vicende di quegli anni e molto lavoro di ricerca e di riflessione sar ancora necessario per ricostruire un quadro completo. I tempi sono anche maturi per discutere di fascismo ed antifascismo senza sentirsi offesi nelle proprie memorie personali e familiari. Ne sono convinto, c la maturit necessaria per farlo. Vai avanti, Aldo. Sar loccasione per continuare una discussione civile e per far crescere la nostra comunit nella consapevolezza della complessit della storia e delle vicende umane. Un caro saluto da Antonio Margheri P.S.: a proposito della documentazione storica (a cura del Centro per la Storia del Muge
Antonio Margheri
llo) e fotografica (da te messa a disposizione) relativa alla richiesta per insignire il nostro Gonfalone della medaglia al valor civile, hai perfettamente ragione a chiedere che fine abbia fatto. Tengo a precisare che io non ero pi sindaco. Preparai la documentazione necessaria per il nuovo Sindaco Giovanni Bettarini. Fu fatta anche una conferenza stampa in Comune. Successivamente e reiteratamente Mario Toccafondi (in qualit di presidente dellANPI) ha sollecitato lAmministrazione Comunale ad iniziare liter per la presentazione della documentazione al Presidente della Repubblica. Mi fermo qui. Il resto lo puoi immaginare
Nicola Di Renzone
Ecco la riposta che riceviamo dal nostro giornalista, Aldo Giovannini: Caro Antonio, al di l dellamicizia e del rispetto che ci ha sempre accumunati in tanti anni, onestamente mi era sembrato riduttivo non aver inserito nel vostro libro, questi episodi e questi personaggi, ormai conosciuti da otto anni. Tutto qua. Non ho sbagliato bersaglio, una mia - e non solo mia - semplice deduzione; nessuna insinuazione, anche perch gli autori sono del resto cari amici. Semmai in questo paese il bersaglio sono sempre stato io, poich cercando nel mio piccolo e nella mia scarsa cultura (sai ho la terza avviamento al lavoro), di riportare un p di verit storica, mi sono piovute sulle spalle, da destra e da manca, solamente irrisioni, offese, emarginazione. Ma tutto questo, lho fatto per il solo bene della verit. 40 anni orsono (1973) quando su La Nazione scrissi un ampio resoconto sui martiri di Campo di Marte (detengo il diario di don Becch
Nicola Di Renzone
erle il cappellano che fu vicino ai martiri fino allultimo istante), mi giunsero lettere infamanti di marca fascistoide, ma non me ne curai, come quando sempre circa 35 anni orsono scrivendo sulleccidio di Crespino, difendendo il vecchio parroco don Trioschi, trucidato dai nazisti, dalle illazioni lette in un libro sulla resistenza, eccomi arrivare altrettante lettere infamanti di marca comunistoide. Sono sempre stato nel mezzo allincudine. Ma non me ne pento, poich la verit trionfa sempre. Sto leggendo un libro (uscito pochi giorni orsono), sul ritrovato diario manoscritto di don Giuseppe Donatini, parroco di San Martino a Scopeto, ricordato come il refugium peccatorum di partigiani, soldati italiani sbandati, soldati alleati e contadini; quante discrepanze rispetto ad altri libri, durante e dopo la lotta di liberazione in quel luogo sotto il Monte Giovi! Nessuno deve gettare colpe se vengono raccontate altre storie ed altre ver
Nicola Di Renzone
it. Infine, come sai, avevo una mezza idea, dato che detengo 400 immagini inedite sul fascismo (manifestazioni, eventi, cerimonie, raduni, cortei, personaggi notissimi noti e meno noti, etc, etc), di pubblicare un libro, senza nessuna intenzione politica o ideologica, ma solamente ed esclusivamente di testimonianza storica, ma fra lettere minatorie, telefonate minacciose e quantaltro, sono titubante. Mi chiedo: perch alcuni libri si possono pubblicare a piene mani e senza che nessuno dica niente, anzi con beni, prebende, palcoscenico e proscenio, mentre altri devono sottostare ad offese, irrisioni e larvate minacce? Nella vita ho certamente commesso degli sbagli, ci mancherebbe, come tanti altri, mentre altrettanti purtroppo si credono immuni; ma in questo caso, no, non ho sbagliato! Un caro saluto ed altrettanta stima, dallamico di sempre, Aldo N.B. a proposito, ma tutta la copiosa documentazione che mi richiedesti al
Nicola Di Renzone
cuni anni orsono -- eri ancora sindaco se non vado errato -- nel tentativo di far insignire il nostro Gonfalone di medaglia doro al valor civile per i cento morti del 1943, sotto il bombardamento aereo, che fine ha fatto? E stato inviato il faldone alla Presidenza della Repubblica, come hanno fatto nel tempo molti comuni italiani? Certo vedere com ridotto il monumento (quanti sacrifici, quanto lavoro ci cost a noi del comitato questo ricordo), stringe veramente il cuore.
Nicola Di Renzone
Ecco una serie di commenti e di interventi che riceviamo e volentieri pubblichiamo in calce a questo articolo, buona lettura. Il direttore, dott. Nicola Di Renzone: CARO ALDO, TI SBAGLI E TI SPIEGO PERCHE. Caro Aldo, te lo dico subito e senza ipocrisia: sei una persona che merita rispetto e gratitudine. Da tanti anni, una vita, fai un lavoro di grande valore culturale raccogliendo materiale e documenti sulla storia del Mugello e della nostra gente. Hai pubblicato libri e scritto articoli che hanno arricchito la conoscenza della nostra storia locale. Spero che continuerai a farlo. Hai manifestato, attraverso linteresse anche alle microstorie (di vicende e di persone), una grande passione ed amore per il Mugello e per lumano. Lo stesso che spinge anche noi alla ricerca storica che, come tu sai, richiede una grande fatica e pazienza che solo la passione ti spinge ad affrontare e a superare con slancio e volont. Ed proprio partendo d
Nicola Di Renzone
a questi attestati che non posso che manifestarti la mia profonda amarezza e delusione per le insinuazioni rivolte agli autori del libro Monte Giovi: se son rose fioriranno contenute al termine del tuo articolo Ebrei salvati a Borgo. Una microstoria di coraggio.. pubblicato sul sito Web OK!Mugello del 7 marzo scorso. Non siamo esplicitamente citati, ma il tuo riferimento chiaro: siamo noi quelli che hanno scritto ultimamente a due, quattro, sei, otto mani un libro sulla guerra e sulla resistenza. Di cosa ci accusi? Beh, della cosa peggiore che si possa dire a chi fa ricerca storica: rimuovere e volutamente nascondere fatti e personaggi di cui pure si a conoscenza; censurare la verit. Dopo averci tirato in causa, termini cos il tuo articolo: La storia non si nasconde, torna sempre a galla a raccontarci tante altre storie ed altrettante verit. E che cosa avremmo nascosto, pur avendo da anni gli elementi certi di conoscenza? Avremmo omes
Nicola Di Renzone
so colpevolmente fatti e vicende relative al salvataggio di alcuni ebrei ad opera del pievano di Borgo don Ugo Corsini e dei cappuccini del Convento del Bosco ai Frati. Premesso che la ricerca da noi compiuta non aveva e non ha in alcun modo la pretesa di essere esaustiva di tutte le vicende storiche ed individuali che hanno coinvolto il Mugello e la Val di Sieve dal primo dopoguerra alla nascita della Repubblica (stante anche la scarsit di precedenti studi e quindi il carattere pionieristico di quello da noi compiuto), non vero che nel libro sia stata nascosta la verit storica a cui ti riferisci. Una lettura pi attenta avrebbe potuto rilevare che sia Confortini-Gori sia Tagliaferri ed il sottoscritto hanno scritto dei salvataggi degli ebrei ricordati nel tuo articolo, anche grazie a precedenti contributi da te scritti e citati nel nostro libro. Quindi, pur allinterno di una narrazione vasta e di sintesi, nessuna omissione e nessun nas
Nicola Di Renzone
condimento. E del resto, perch avremmo dovuto nascondere vicende di grande valore umano e politico come quelli ricordati? Al di l del coraggio dimostrato da don Corsini, padre Massimo o da Antonio Gigli, queste microstorie individuali aiutano a comprendere quanto sia complessa la storia, quanto sia necessario accostarsi alla ricostruzione storica con sensibilit e visione. Prendiamo la vicenda di Antonio Gigli che, giustamente, stata recentemente conosciuta grazie ad alcuni familiari di ebrei da lui salvati. Antonio Gigli fu per tutto il ventennio un fascista. Il suo nome ricorre costantemente tra i componenti del direttorio del Fascio di Borgo; scrisse sulla stampa locale e provinciale fascista, fu, fino alla fase finale del Regime, responsabile del Nucleo Fascista Universitario. Era, inoltre, applicato allo Stato Civile del Comune. Aveva, quindi, condiviso da militante la politica del fascismo e le sue responsabilit a livello locale.
Nicola Di Renzone
Nei primi giorni del dicembre del 1943 (quando ancora i repubblichini non si erano completamente riorganizzati ed i nazisti avevano preso possesso di Borgo), don Corsini lo chiama chiedendogli di falsificare alcuni documenti per consentire di salvare alcuni ebrei (i coniugi Spiegel). Antonio Gigli, nonostante la sua appartenenza e storia politica, accetta la richiesta del Pievano e, grazie a questo atto di coraggio, i due coniugi riescono a salvarsi dai nazisti. Solo Gigli, il cui gesto sembra solo oggi noto agli stessi parenti, potrebbe dare testimonianza delle ragioni profonde del suo gesto. Eppure, credo, non sia azzardato vedere anche in questa microstoria individuale la nascita di una nuova umanit che, nella tragedia della guerra, riscopre i valori fondamentali del rispetto della vita umana, delluguaglianza e del primato della coscienza individuale che poi saranno alla base della Costituzione e della rinascita democratica. Non so s
Nicola Di Renzone
e i partigiani fossero a conoscenza dellatto di coraggio di Antonio Gigli. Forse no. Conoscevano per il suo passato fascista. Nel mio saggio racconto che, subito dopo la Liberazione del Comune e linsediamento della Giunta del C.L.N., Gigli fu riconfermato nel suo ruolo di responsabile dello Stato Civile, collabor come interprete tra il C.L.N. ed il Governatore Alleato, gli fu da subito riconosciuto un ruolo importante nella ricostruzione dellUfficio. Fu lo stesso Presidente del C.L.N. borghigiano, Donatello Donatini, a prendere le sue difese nei confronti della piazza che, ricordando il suo passato fascista, chiedeva il suo allontanamento. Erano anni difficili, aspri e ruvidima dentro e dopo la tragedia della guerra una nuova umanit stava davvero nascendo. Anche la vicenda degli ebrei nascosti e salvati nel convento francescano interessante e significativa. Nel suo saggio Bruno Confortini, documenti inediti alla mano, racconta come dur
Nicola Di Renzone
ante gli Anni Trenta eminenti personalit del Convento si fecero megafono di posizioni non solo filofasciste, ma esplicitamente razziste ed antisemite. Non fu un caso isolato, n in Toscana, n in Italia. E un tema complesso. Comunque lantisemitismo cattolico era allora una posizione molto diffusa nella chiesa e traeva le sue origini in insegnamenti plurisecolari della dottrina e della teologia cattolica nei riguardi degli ebrei e nella persistenza di stereotipi religiosi antisemiti. Intendiamoci, tra antisemitismo cattolico e Shoah non vi in alcun modo un legame necessario. Lo sterminio fu opera dei nazisti e dei loro complici, opera loro specifica, qualche cosa che non ha precedenti n nelle motivazioni n negli esiti. Eppure non possiamo negare che il diffuso antisemitismo che albergava nella cultura europea ed anche nella chiesa, imped per tempo di vedere, di prendere le distanze, di condannare, di combattere. Vedo in tutto questo anc
Nicola Di Renzone
he una necessaria lezione per loggi. E comunque solo con il Concilio Vaticano II che si registra unautentica svolta in proposito. Se questo il contesto, anche in questo caso, appare tanto pi significativo e storicamente interessante che, proprio nel crogiolo della guerra, gli stessi frati borghigiani non indugiarono a salvare poi la vita agli ebrei. Potevano denunciare, potevano chiudere le porte. Invece salvarono, rischiando a loro volta la vita. Per chi, come me, profondamente convinto della necessit di ricostruire tutte le trame e le vicende della molteplicit dei soggetti, con le armi e senza, che contribuirono a costruire la Repubblica e la democrazia in Italia, la speranza rivolta allemersione di vicende come quelle qui ricordate. Altro che nascondimenti. Nel nostro libro sono narrate ed accennate anche molte microstorie di fascisti ed antifascisti. In modo certosino abbiamo riportato tutte le indicazioni bibliografiche ed arch
Nicola Di Renzone
ivistiche per consentire a tutti di continuare a ricercare ed approfondire, utilizzando il lavoro da noi compiuto. Hai ragione Aldo: La storia non si nasconde, torna sempre a galla a raccontarci tante altre storie ed altrettante verit. Ma hai sbagliato bersaglio. Non a noi che dovevi indirizzare questo monito. Con immutato rispetto, Antonio Margheri Presidente del Centro per la Storia Mugellana nellEt Contemporanea e nella Resistenza ------------------------------------------------------------------- Caro Aldo Sono veramente lieto ed onorato di esserti amico . Il tuo appassionato ed edificante metodo di esprimerti coniugato ad eventi cosi lungamente sussurrati , quasi a farli apparire roba di secondo ordine. Dove il tuo dire; li riporta alla mente con la terribile tragicit di quei momenti . Cosi come era enorme il rischioso ed umano impegno ,che molti a rischio della propria vita si sono dedicati . Grazie caro Aldo per ave
Nicola Di Renzone
r rinverdito nella nostra mente, che oltre a persecutori ,sono esistiti personaggi di enorme statura intrisi di umani sentimenti di GIUSTIZIA. auguriamoci di non doverci mai pi ritrovare in sciagurate decisioni politiche di questo terribile genere,e lottiamo tutti assieme per una pace e giustizia sociale. Ti abbraccio il tuo sgrammaticato Enrico -------------------------------------------------------------------- Grazie Aldo. Ricordi struggenti, tragici, venuti alla luce dopo tanti anni per lumilt e la semplicit di questo personaggi, che non hanno strombazzato a destra e manca. Emanuele ------------------------------------------------------------------- Grazie Aldo per il tuo lavoro, con il quale tieni sveglie le coscienze ed il senso di giustizia; tinvio e rinnovo la mia stima e la mia gratitudine, che spero vivamente molti altri ti accordino: A presto un abbraccio e a tutti i tuoi cari Niccol ------------------------------
Nicola Di Renzone
------------------------------------ Sono testimonianze da tramandare ai posteri! Grazie! Tommaso ------------------------------------------------------------------ Gent.mo Signor Giovannini grazie! Veramente grazie per l'articolo puntuale e preciso in ogni suo particolare e grazie per le belle parole che ha voluto riservare a noi dell'ARCO. La giornalista della Nazione, mi ha chiesto le foto della famiglia Gigli, mi autorizza! Appena pu mi faccia sapere qualcosa. Infinitamente riconoscente, la saluto cordialmente Maria -------------------------------------------------------------------- Gentile ALDO , ringrazio tantissimo per il Suo fattivo e solerte interessamento degli eventi importanti accaduti nel nostro territorio e il pi delle volte volutamente messi da parte, a differenza di altri.E vero la storia non va mai nascosta. grazie Laura
Francesco
Grazie mille Aldo per questo splendido ricordo di tanti eroismi messi in atto dalla nostra gente. E' bene ricordare, perch oltre a rendere onore a queste persone GRANDI,serve a noi, per ritrovare nel loro esempio, l'amore gratuito verso il prossimo che ultimamente la nostra societ sembra eavere perduto. Francesco Tarchi