
Che direbbe Don Lorenzo? Il suo pensiero e la sua esperienza. Il suo valore nella scuola di oggi. Ecco la riflessione che volentieri riceviamo e pubblichiamo dal nostro collaboratore, e storico, Pier Tommaso Messeri:
Cinquantanni fa, qualcuno forse tra molti aveva già capito "quanto" i metodi d'istruzione impartiti nelle scuole italiane non fossero dei migliori. Qualcuno si era già pronunciato sul come e il perchè gli argomenti trattati dai programmi ministeriali non offrissero una cultura “veramente utile” a chi, di lì a poco, avrebbe dovuto suo malgrado confrontarsi col mondo del lavoro e non solo. Sono passati i giorni, sono mutati i vertici dello Stato, ma nelle aule scolastiche si continua ad impartire un “qualcosa” che, alla prova dei fatti, si dimostra essere sterile. Eppure, anni or sono, una voce si era levata dalle pendici del Monte Giovi. Pochi compresero che a Barbiana, Don Lorenzo Milani stava cercando semplicemente di dimostrare come la “scolarizzazione” fosse una delle poche "fonti" per una emancipazione personale del singolo. Certamente la fattispecie della piccola scuola di Barbiana, con tutte le sue singolari caratteristiche didattiche, vide la sua ragion d'essere nella volontà di un'interazione con quella specifica realtà rurale, ricca di tutte le disparate problematiche che ben conosciamo. Nel 2014, i media ci spiegano che i giovani italiani non credono più nella scuola o nelle università e di come una volta usciti dai licei o istituti professionali, i “diplomati” si trovino spesso nell'impossibilità d'inserirsi in un "mondo" del lavoro sempre più “sclerotico” e competitivo. Attualmente, nonostante si viva nell'era della pluriinformazione, paradossalmente si continua a riscontrare nei nostri studenti molte lacune: poca conoscenza delle lingue straniere, difficoltà comunicative, “bagagli culturali” sempre più leggeri, etc. In Italia a detta delle statistiche il 70 % circa della popolazione non riesce a capire un testo scritto; questi vengono chiamati con uno di quei soliti termini ad effetto “analfabeti funzionali”. Le mie reminiscenze del liceo non sono buone; ho provato a fare un giro nelle scuole di oggi, sperando che in dieci anni qualcosa fosse cambiato, ma mi ero illuso. Adolescenti che non vengono interessati nella maggior parte dei casi alle materie proposte, contatti con il lavoro assenti, insegnamenti dell'Inglese od altri idiomi frammentari e potrei continuare... E poi ci lamentiamo. Della necessità della comunicazione tra studenti, della comprensione minuziosa dei significati di ciò che si legge, dei laboratori, dello studio delle lingue, dei soggiorni all'estero e di altre attività aggregative tra “scolari” ne aveva già parlato Don Milani. Ma in questi anni ci siamo persi a chiederci ed analizzare il significato ideologico e politico di questo “scomodo” personaggio che da una sperduta realtà montanara del dopo guerra è fondamentale segnalarlo si limitò a sottolineare alcune diseguaglianze. Come delle “comari” pettegole, ci siamo accapigliati e scandalizzati sul perché un “pretucolo” di campagna si fosse intromesso nella discussione politica. Dimenticandoci che la “politica” è la scienza e l'arte di governare un insieme di persone e che un parroco anche se titolare di una piccola parrocchia può essere anche un attento osservatore dei problemi strutturali di una società. Credo che Don Milani, non avendo io le competenze e la presunzione di entrare nell'analisi di un personaggio così complesso o ancor peggio in speculazioni politicizzanti, avesse tra i primi capito una cosa molto semplice: che le basi delle diseguaglianze sono soprattutto imputabili al diverso grado di istruzione. Don Lorenzo aveva compreso che la vera civiltà non risiede solamente nell'investire e nell'offrire al singolo delle conoscenze, ma soprattutto gli strumenti per poterle padroneggiare ed usare a suo beneficio. I libri sono disponibili da molte parti, ma il saperci interagire non è semplice; il creare le basi per un sistema di istruzione utile a tutti é il punto da cui partire onde permettere alle diverse generazioni di essere competitive nel domani e quindi ottenere un benessere economico. Se ci pensate, queste sono le basi per un quieto vivere in qualsiasi realtà. I tempi sono cambiati dagli anni sessanta e chiaramente capendo che Don Milani attuò un metodo specifico per la sua Barbiana bisognerebbe investire, per quanto offre l'autonomia d'insegnamento all'interno delle diverse scuole. Quindi i docenti dovrebbero “prodigarsi” nella sensibilizzazione dei discenti con l'ausilio di strumentazioni nuove, mediante conferenze multidisciplinari, analisi dei testi, comprensioni del territorio etc. E' tutto scritto “in teoria”, ma pochi lo fanno, credetemi. Eppure, cinquant'anni fa a 403 m s.l.d.m. tra “quattro sassi” e senza Internet... qualcuno lo aveva già detto.
aldo giovannini
BRAVO TOMMASO, ANALISI PERFETTA.