Forteto. Luigi Goffredi ai servizi sociali? © n.c.
Secondo quanto riporta il quotidiano La Nazione, il legale di Luigi Goffredi, Simonetta Perrone Compagni, avrebbe chiesto la «messa alla prova» per il suo assistito: una sorta di patteggiamento di recente istituzione grazie al quale si estingue un reato corrispondendolo con servizi sociali o alla collettività. La proposta sarebbe arrivata giovedì (24 marzo) durante l’udienza preliminare presieduta dal Gip del tribunale di Firenze, Angelo Antonio Pizzuti. L’ideologo del Profeta si trova davanti al giudice per malversazione e truffa, relativi a fondi statali e regionali percepiti dalla Fondazione del Forteto, di cui era presidente. L’accusa del Pm Giuseppina Mione è chiara: quel denaro è stato versato nelle casse della comunità vicchiese per la realizzazione di progetti mai portati a termine. Tra questi, ce n’era uno rivolto esplicitamente «al mondo dei giovani e degli adolescenti per lo sviluppo di percorsi di inclusione sociale». Si parla di due finanziamenti ricevuti tra 2008 e 2013: uno statale di 20mila euro e due regionali da 45mila. Goffredi li avrebbe giustificati rendicontando spese di fatto mai avvenute, o comunque riferite ad altro. Non a caso quelle somme, elargite malgrado la consapevolezza della condanna di Fiesoli, con sentenza definitiva, già nel 1985, erano finite nel mirino della relazione finale della prima commissione d’inchiesta. Perché l’ipotesi avanzata dall’avvocatessa fiorentina vada in porto dovrà esserci prima una riqualificazione del reato stesso. Infatti, per beneficiare della «messa alla prova» il condannato non deve superare i 4 anni di pena massima subita: e Goffredi, in primo grado, ne ha presi 8. In attesa del processo in appello di aprile, l’udienza preliminare è stata aggiornata a settembre. Allora ne sapremo di più: sarà galera o servizi sociali?
