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Il Tour, il grande ciclismo e noi di Bruno Confortini

L'autore è un attento cultore della storia del ciclismo

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Gastone Nencini Gastone Nencini © NN
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Il 29 Giugno prossimo il Tour de France partirà da Firenze e scavallando il Muraglione entrerà in Emilia Romagna, nel ricordo di Bartali, Nencini e Pantani, tre dei sette vincitori italiani del Tour (gli altri sono Bottecchia, Coppi, Gimondi e Nibali). Alcuni comuni del Mugello e della Val di Sieve - non tutti - hanno già iniziato a festeggiare l’avvenimento con iniziative legate al Trofeo Gran Depart - che sarà assegnato al vincitore del Tour - mostrato in vari luoghi, musei, centri civici etc.; momenti durante i quali è stata ricordata soprattutto, e giustamente, la figura di Gastone Nencini.

Certo, se un rimprovero si può muovere agli organizzatori francesi (e a chi, in Italia, poteva fare pressione e suggerire un percorso diverso), è quello di non aver previsto per la tappa toscana il passaggio da Barberino di Mugello, il paese di Gastone Nencini, che nel 1960, anno del suo trionfo in maglia gialla, ebbe l’onore della stretta di mano del Presidente De Gaulle che per complimentarsi con lui fece fermare la carovana a Colombey Les Deux Eglises, fatto unico nella storia della corsa.

Ma ormai è cosa fatta. Per noi mugellani e valdisievini sarà comunque una grande occasione, probabilmente irripetibile. Storica, si usa dire in questi casi. Un’occasione importantissima da vari punti di vista, non ultimo quello turistico/economico per le evidenti ricadute, visto che il Tour è uno degli avvenimenti sportivi più importanti e seguiti nel mondo.

A me - che in varie pubblicazioni mi sono interessato alla nostra storia ciclistica - preme qui sottolineare un punto preciso: questo avvenimento dovrebbe essere da stimolo per valorizzare, più di quanto non si sia fatto in questi anni, un pezzo importantissimo della nostra storia sportiva (che come sappiamo, è anche storia culturale, di costume, economica: lo sport, non è mai solo sport), quello legato al ciclismo.

Quando parlo di “nostra storia” intendo la storia del movimento ciclistico di una zona vasta ma omogenea, anche dal punto di vista amministrativo, che va da Marradi a Pontassieve, senza fare troppe distinzioni di campanile, spesso negative e limitanti.

Una storia che, volendo dare una data di inizio, parte nel 1907 con la costituzione del Club Ciclo Appenninico 1907 di Borgo San Lorenzo, società ciclistica ultracentenaria, ancora attiva, tra le più antiche d’Italia, capofila di un movimento che ha visto protagoniste, quasi in ogni paese, molte società analoghe: un movimento associazionistico ancor oggi molto vivo e produttivo di iniziative e di sana promozione sportiva, tra giovani e meno giovani.

Una storia che fin dagli albori dei primi Giri d’Italia ha visto oltre cinquanta passaggi dei girini dai nostri borghi e dalle nostre montagne, con due arrivi di tappa nel 1977 e nel 2007 (Scarperia, Autodromo).

E soprattutto una storia che ha visto molti giovani atleti nati nei nostri paesi e nelle nostre campagne protagonisti sul palcoscenico del grande ciclismo.

Un breve elenco, limitato ai Grandi Giri (Giro, Tour, Vuelta) darà l’idea di quanto importante sia stato questo movimento - forse più importante di quanto comunemente si possa pensare - in un arco temporale che va dagli anni Trenta del secolo scorso ai giorni nostri, comprendente cioè quasi un secolo di storia sportiva: dal primo Giro corso da isolato da Aimone Landi di Galliano nel 1935 all’ultimo Giro corso dal giovane rufinese Alessandro Iacchi nel 2023.

A Aimone Landi che di Giri ne correrà complessivamente 5, seguì Mario Baroni da Zollaia, Scarperia, che dal 1950 al 1957 partecipò a 9 Giri, 3 Tour e 2 Giri di Spagna, con vittorie di tappa a Giro e Vuelta;

Gastone Nencini, vincitore di Giro (1957) e Tour (1960) che dal 1954 al 1960, partecipa a 7 Giri, 4 Tour e 2 Giri di Spagna, con vittorie di tappa e classifica scalatori a Giro e Tour;

Guido Boni, da Gattaia, Vicchio, che dal 1955 al 1962 corre 8 Giri (con 1 vittoria di tappa), 2 Tour e 2 Giri di Spagna;

Vittorio Chiarini, Marradi, che dal 1962 al 1968 corre 6 Giri e 2 Tour;

Roberto Nencioli, Borgo San Lorenzo, che corre 2 Giri (1964 e 1965);

Piero Dallai, Borgo San Lorenzo, che dal 1970 al 1975, corre 4 Giri, 1 Tour e 1 Vuelta;

Dante Morandi, da Pelago, che dal 1979 al 1988 corre 10 Giri (1 tappa);

Riccardo Chiarini, Marradi, figlio di Vittorio, che partecipa a 2 Giri (2008 e 2009);

e infine, Alessandro Iacchi di Rufina, che ha corso il suo primo Giro nel 2023.

Per un totale di 54 Giri d’Italia, 12 Tour de France e 7 Giri di Spagna corsi da dieci nostri atleti in quasi 100 anni di grandi corse a tappe.

Numeri che senza dubbio fanno del ciclismo lo sport storicamente più importante del nostro territorio, che ha in Gastone Nencini il suo campione, il suo simbolo internazionalmente riconosciuto, il simbolo di una lunga storia sportiva che va maggiormente conosciuta e valorizzata.

 

Libri sul ciclismo dell’autore:

_ “Storia della Coppa della Liberazione “ in  Aldo Giovannini "Club Ciclo Appenninico 1907. Il

    lungo diario di una secolare storia sportiva" (Tip. Toccafondi, 2007) 

_ L'angelo biondo di Vicchio. Guido Boni, una storia degli anni '50 (Geo Edizioni, 2015)

_ Mugello e Val di Sieve in rosa (Geo Edizioni, 2017)

_ "Semplicemente Nencini", Presentazione del catalogo della Mostra “Gastone Nencini. La forza e il

    cuore" a cura di Elisabetta Nencini (Consiglio Regione Toscana, Maggio 2017).

_ Franco Lotti, Le corse e la vita (Geo Edizioni, 2022)

 

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