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Vigili del Fuoco: figli di un Dio minore? Nessun compenso per il tempo di 'vestizione'

Lo ha deciso il TAR del Lazio

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Un momento dell’intervento Un momento dell’intervento © Vigili del Fuoco
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Oggi il nostro giornale ha pubblicato qui un'importante risultato ottenuto dai dipendenti Unicoop Firenze che rappresentati dagli avvocati Sabrina Berretti, Costanza Tramonti e Francesca Capaccini, hanno ottenuto un importante riconoscimento legale relativo al loro diritto alla retribuzione per il cosiddetto "Tempo Tuta", ovvero il tempo necessario per indossare gli abiti di lavoro.

Questo diritto è stato confermato dopo le decisioni del Tribunale e della Corte di Appello di Firenze. La disputa legale è nata a seguito dell'introduzione del Regolamento Unicoop 2019, che, consentendo ai dipendenti la libertà di vestirsi anche al di fuori del luogo di lavoro, aveva escluso la retribuzione per il tempo impiegato nella vestizione.

Un risultato che certamente farà gioire gli addetti di questo grande gruppo di distribuzione. Chi invece non ha vittorie da festeggiare e neppure da gioire, sono i Vigili del Fuoco che sempre, riguardo al tema del considerare il momento della vestizione prima di iniziare il servizio, orario di lavoro e la conseguente retribuzione, si sono visti rispondere "picche" dal TAR del Lazio.

Proprio su questa tematica ha respinto un maxiricorso proposto da migliaia di appartenenti ai ruoli dei personale operativo del Corpo dei Vigili del Fuoco, i quali si erano rivolti a tribunale per ottenere "l'accertamento del diritto alla retribuzione del tempo necessario alla vestizione e svestizione dell'uniforme di servizio ed alla predisposizione e riposizionamento nei luoghi prestabiliti dall'Amministrazione dei dispositivi di protezione individuale necessari per l'espletamento dei servizi di soccorso tecnico-urgente".

Allo stato attuale, risponde il TAR, non esiste alcuna disposizione che preveda la possibilità di compensare economicamente l'attività consistente nella vestizione  svestizione dell'uniforme operativa di servizio del personale appartenente al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Quindi Vigili del Fuoco, figli di un Dio minore?


In sostanza, i vigili che hanno fatto ricorso lamentavano che il "tempo vestizione" (o tempo tuta), vale a dire quello che essi dedicano alla vestizione e alla svestizione con capi e dispositivi adeguati a fronteggiare i rischi e i pericoli cui sono esposti, "non gode di alcun particolare riconoscimento monetario nel quadro del trattamento economico loro attribuito, essendo dall'Amministrazione considerato estraneo all'orario di servizio, mentre lo stesso, stimabile in complessivi trenta minuti per turno, dovrebbe essere considerato come parte integrante di esso e, quindi, dovrebbe essere retribuito".

Il Tar del Lazio ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato. "Come chiarito da condivisibile e costante giurisprudenza - si legge nella sentenza - il tempo necessario per indossare la divisa aziendale è compreso nell'orario di lavoro nel solo caso in cui, alla stregua delle disposizioni contrattuali di riferimento, tale operazione sia diretta dal datore di lavoro con riguardo al tempo ed al luogo della vestizione; pertanto, in mancanza di tale ruolo datoriale, l'attività in parola rientra nella diligenza preparatoria inclusa nell'obbligazione principale del lavoratore e non dà titolo ad un autonomo corrispettivo", conclude tale sentenza.

Forse avrà fatto riferimento all’ordinanza n.1573 del 7 giugno 2021 della Corte di Cassazione conferma il principio giurisprudenziale per il quale il “c.d. tempo tuta” e cioè il tempo impiegato dal lavoratore per le operazioni di vestizione / svestizione della divisa di lavoro deve essere retribuito solo e soltanto se il datore di lavoro imponga precise modalità nell’esecuzione di tali operazioni?

In definitiva può darsi che anche in base a questo pronunciamento, per il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili va confermato il principio generale per cui le attività anteriori al raggiungimento del posto di lavoro (o posteriori alla conclusione del servizio) si collocano al di fuori dell'orario di lavoro, a meno che il datore non intervenga autoritativamente nel disciplinarle e non è questo il caso, con la speranza che chi di dovere, intervenga al più presto.

Questa discrepanza di trattamento, dovrebbe esse annullata. La vicenda Unicoop Firenze stabilisce un precedente importante per il diritto dei lavoratori in situazioni simili e i Vigili del Fuoco, credo abbiano tutto il diritto di vedersi riconosciuto con una retribuzione, il tempo che dedicano alla vestizione prima di entrare in servizio, altrimenti come si dice, becchi e bastonati. Rischiano la vita quotidianamente con uno stipendio che si aggira intorno ai 1600 € mensili con l'aggiunta però delnumero dei turni fatti, festivi e notturni e ovviamente lo stipendio aumenta in base al ruolo e alle responsabilità e comunque, per chi richia la vita, queste cifre ci paiono paghe alquando ridotte.

 

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