Belle a tal punto da far impazzire le grandi star del cinema internazionale.
Dopo il giro del mondo fatto dagli anni ‘50 in poi grazie all’intuizione di Salvatore Ferragamo che utilizzò e diffuse il ‘lavoro’ delle donne, abili merlettaie di oltre un secolo fa, figlie di una tradizione nata ai primi anni del Novecento, autrici delle tomaie che conquistarono persino Sofia Loren, le celebri scarpette con il Punto Tavarnelle sono diventate una vera e propria rarità.
Anche a Tavarnelle, nel comune chiantigiano, dove è presente un museo dedicato che espone una prestigiosa collezione di antichi merletti, tra lenzuola, tovaglie, tende, abiti da sposa, centrini, paramenti sacri, indumenti per bambini e scarpe.
Lo spazio, allestito nel complesso della Pieve di San Pietro in Bossolo, adiacente al Museo di Arte sacra, gestito dagli Amici del Museo di Tavarnelle, mira a far conoscere il Punto Tavarnelle che prese vita all’inizio del secolo scorso tra le aule dell’asilo Vincenzo Corti grazie all’intraprendenza di una suora che iniziò ad insegnare il ricamo su foglio alle bambine di allora.
Pezzi d’autrice e tasselli di memoria che raccontano non solo la storia e l’identità sociale e culturale di un piccolo gioiello della campagna toscana in cui l’arte dell’ago e del filo divenne uno stile di vita dalla marcata valenza sociale, offrendo alla comunità l’occasione di conoscersi, riconoscersi nelle origini di questa tradizione centenaria che ispirava sogni e fiducia ad un tempo tanto da essere praticata in piazza, per le vie centrali di Tabernulae, con le chiavi di casa appese all’uscio.
Le scarpe di pizzo, realizzate rigorosamente a mano e caratterizzate da un elegante gioco di trasparenze e trafori in cotone, bianco, nero, écru, costituiscono anche la preziosa testimonianza di un’attività femminile di resilienza, una passione consapevole, dai pensieri veloci e dai movimenti lenti quasi meditativi, che riuscì a tradursi in un mestiere ricercato e in una forma di riscatto ed emancipazione economica soprattutto nel dopoguerra quando la miseria e la carenza di opportunità di lavoro calarono implacabili sulle scene della quotidianità e della ricostruzione sociale.
Oggi un paio di quell’ambito modello di calzature è conservato nello spazio della pieve, all’ingresso del paese. E presto se ne aggiungerà un altro.
Una coppia di scarpe degli anni Quaranta, made in Tavarnelle, appartenuta a Giuseppina Pestelli Crocchini, che le nipoti le sorelle fiorentine Nicoletta e Renata Niccolini, avendole ereditate dal passato, hanno deciso di offrirle in dono al sindaco David Baroncelli, unitamente a dei disegni originali degli anni ‘30, sempre della zia, perché l’amministrazione comunale possa continuare l’attività di diffusione, formazione e valorizzazione del Punto Tavarnelle anche attraverso l’arricchimento della collezione museale.
“La nostra zia svolgeva un ruolo centrale nel ‘lavoro’ di Tavarnelle – raccontano le nipoti – analogo a quello che oggi definiremmo ‘controllo qualità’, ricordiamo ancora il rigore e la professionalità che metteva nel coordinare il gruppo di ricamatrici di cui verificava ogni singola fase del lavoro, per lei il Punto Tavarnelle doveva essere una sintesi di precisione, bellezza, armonia, se il ricamo non era stato fatto a regola d’arte non passava nelle mani del committente ma chiedeva alle ricamatrici di cimentarsi in una nuova produzione, ogni pezzo era unico e richiedeva abilità, attenzione, cura”.
Il sindaco Baroncelli che, in collaborazione con l’agenzia formativa Chiantiform della quale il Comune di Barberino Tavarnelle fa parte ha attivato tre corsi di diverso livello dallo scorso aprile con una sessantina di allieve condotte dalle brillanti insegnanti Sabina Pelli, coadiuvata dalla mamma Franca, e Maria Canocchi, non ha perso tempo.
E ha mostrato le scarpette alle aspiranti ricamatrici come materiale di studio.
L’idea del primo cittadino di dare nuovo slancio all’attività di valorizzazione di un importante manufatto del patrimonio artigianale e artistico del territorio, che rischia di disperdersi nel tempo, passa anche dalla raccolta dei disegni originali realizzati dalle donne stesse dalle quali nasceva il Punto.
“Ringrazio tutti coloro che hanno permesso la rinascita di questo progetto culturale – dichiara il sindaco - dalla donatrice che ha finanziato l’avvio dell’Accademia Impara l’arte… con il Punto Tavarnelle”, alle cittadini e ai cittadini, come Daniele Camiciottoli, Nicoletta e Renata Niccolini, che ci hanno donato i loro piccoli tesori di famiglia, i donatori e le donatrici dei disegni, le insegnanti e le straordinarie allieve con le quali tra qualche settimana festeggeremo tutti insieme la conclusione di questa prima sessione del corso”.
L’attività di formazione, promossa dal Comune, proseguirà a settembre con una nuova edizione della ‘scuola’ aperta a tutte e tutti in forma gratuita. Info: Chiantiform ETS Via della Libertà, 57 50026 San Casciano Val di Pesa (FI) tel./fax 055/8294624 www.chiantiform.it.