(ventesima parte). Dopo lo stretto di “ciabarra” pubblicato il 26 settembre 2021, che ha avuto, come del resto siamo abituati, centinaia e centinaia di visioni e condivisioni, eccoci stamani allo stretto del “Seracini”. Prima di tutto però alcuni lettori ci hanno chiesto chi era “ciabarra”. Li accontentiamo: “ciabarra” non era che il soprannome di Giovanni Costi, (1862-1942) noto 'macellaro' e commerciante di bestiame, così come era 'macellaro' il babbo Ottavio, soprannominato “Ottavio di tamburo”. Negli anni ’20 del ‘900 a Borgo c’erano 11 macellerie. Orbene, 9 erano condotte dai Costi, 'macellari' da generazioni (!!), le altre 2 erano il Ciani e il Santini.
Scritto questo un altro lettore ci rimprovera che queste memorie del “Borgo com’era “risalgono al tempo del ventennio fascista. Rispondiamo che non è colpa nostra se in quel periodo Borgo ebbe un cambiamento sostanziale della sua vecchia conformazione urbanistica, anzi fu un cambiamento di grande spessore e di grande intelligenza aggiungiamo noi. Se invece del Fascismo ci fosse stata a governare altra ideologia, saremo sempre qua nel ricordare quello che c’era e quello che non c’è più. Ecco perchè aveva ragione Oscar Wilde, quando scriveva, “non esiste alcun peccato tranne la stupidità”.
Eccoci dunque allo stretto del “Seracini”. Nel tratto dell’attuale Corso Matteotti (prima della guerra era denominato Corso Vittorio Emanuele II°), che congiunge piazza del Popolo con piazza San Giovanni Bosco (Ponterosso), c’era un edificio dove abitava la famglia Seracini (fabbri-ferrai) che restringeva notevolmente il piano stradale rendendo difficoltoso il traffico dell’epoca (che fossero i barrocci, le carrozze o i primi camion e le prime autovetture). Fu deciso quindi di abbattere quell’edificio, affinchè il Corso principale del paese, che iniziava dal Santuario del SS.Crocifisso, fosse libero da impedimenti viari.
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Anche in questo caso, secondo il nostro modesto pensiero, fu fatto un buon lavoro. Ma il Corso aveva un altro “stretto” detto lo stretto di “Messeri”; ma lì il fascismo, così si contenta il lettore, non c’entra poichè eravamo a metà ‘800. Alla prossima. Ed ecco le testimonianze iconografiche dell’epoca.
Foto 1: Il Corso verso il Ponterosso con l’edificio al centro che restringe il piano stradale.
Foto 2: I lavori di abbattimento
Foto 3: Ecco come si presentava il Corso dopo l’abbattimento del vecchio stabile
Foto 4: La comparazione in questo ottobre del 2021, dopo quasi 90 anni.
Fulvio Maurizio Tronconi
Bravo e grande Aldo, sempre molto avuto e interessante.