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La speranza nascosta del Natale

Alfredo Altieri ci offre un viaggio tra memoria storica, spiritualità e il significato profondo di una festa spesso offuscata dal consumismo moderno.

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Quando, in tempi lontani, nel nostro Paese arrivava la peste, che mieteva vittime a migliaia, non c'erano altre cure se non la preghiera e l'esposizione di Gesù Bambino nelle chiese, oppure portato al riparo di un baldacchino in processioni stracolme di persone oranti, che peggioravano ancor più la situazione. Ma era utile ad alimentare in loro un barlume di speranza per il futuro e, poi, le cronache passate ci informano che, qualche volta, dopo che il Bambino aver compiuto l'ultimo giro, la pestilenza cessava.

Questo, mi ha fatto ripensare al nostro atteggiamento di persone dell'era digitale e di vaccini miracolosi in questo tempo del Natale, dove c'è posto per tutto, ma non per Gesù Bambino del quale, questa, e la sua festa. Non c'è bisogno certamente di fare nessuna processione pubblica, ma ricordare, questo si, il valore spirituale che questa solennità esprime sarebbe importante, che non consiste solamente in una mangiata pantagruelica e nel rito dello shopping, abbinati alla lamentazione per i poveri vecchi in ospizio e, soprattutto, per l'unità della famiglia dove, fino al giorno prima in alcuni casi, ognuno andava per conto suo. E qui mi fermo.

Non dico niente di nuovo, affermando che il modo di vivere è cambiato, così come le relazioni tra le persone e, inevitabilmente, anche il rapporto con il sacro e ne prendo atto e, poi, ognuno e libero di credere e di non credere. Ma, forse, è consolante immaginare, che ci sia qualcosa che sfugge alla ragione e che ognuno di noi, volendo, può confidare in una propria nascosta Speranza.

Buon Natale!
Alfredo Altieri

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