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La certificazione del Tortello Mugellano a Villa Pecori Giraldi

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La certificazione del Tortello Mugellano a Villa Pecori Giraldi La certificazione del Tortello Mugellano a Villa Pecori Giraldi © n.c.
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Negli ampi saloni di Villa Pecori Giraldi, da quando cioè l’atavico maniero fu donato dall’antica e nobile famiglia all’amministrazione comunale borghigiana, di eventi, manifestazioni, cerimonie, incontri, tavole rotonde, convivi, feste e quant’altro ce ne sono state a iosa (come tutt’ora), ma la presentazione della ricetta del tortello tradizionale del Mugello, con tanto di libretto ed atto notarile, è la prima volta nel palmares di questa splendida villa patrizia. Siccome il detto “ non dire mai - perché c’è sempre un qualcosa che deve avvenire”, cade sempre a pennello, ecco che lo scorso venerdì 9 giugno 2017, l’Accademia Italiana della Cucina (fondata da Orio Vergani nel 1953) della Delegazione del Mugello, ha ufficialmente presentato la ricetta del tortello tradizionale del Mugello, dopo una attenta e minuziosa ricerca sul territorio, che è durata molti mesi, il tutto poi impresso in un elegante libretto a cura dell’antica Tipografia Mazzocchi. Scriviamo, così si toglie subito il “vin dai fiaschi”, che dopo la notizia di questo evento, pubblicato in evidenza anche da OK!Mugello, si è scatenata la solita, immancabile polemica, di cui siamo abituati, ma che non ce ne può fregar più di tanto (basti leggere i commenti dopo un nostro articolo di cronaca del vitellone sbranato dai lupi a Valdastra!), poiché ognuno, anche legittimamente, ci mancherebbe, ha una sua idea storica, da dove è nato il tortello, di come viene fatto, con mattarello e spianatoio, l’impasto, la farina, la patata, la forma, il condimento e chi ne ha più, più ne metta. Certo se il tortello fumante, genuino con un ottimo ragù coperto da un buon parmigiano, è logico che è sempre buono in tutti lati e settori, da manca a mancina, cioè se viene realizzato, non so, a Villore o a Sant’Agata, a Sagginale o a Piazzano, da Santa Maria a Vezzano o a Fagna, da Razzuolo o a Mangona, a Campomigliao o a Montecarelli, a Luco o a Grezzano, etc, etc, sempre buono è. O no! In questo caso c’è l’ufficialità di una Associazione, quindi ben vengano altri libretti, altri atti notarili, altre ricette, altre …patate. La cronaca ci racconta che dopo i saluti di Adriano Borgioli, uno dei fondatori della Delegazione del Mugello dell’Accademia della Cucina, il compiacimento e i rallegramenti del sindaco Paolo Omoboni, presente con il suo vice Enrico Paoli, (abbiamo notato anche il sindaco di San Godenzo Alessandro Manni, paese direttamente interessato di questa ricerca e il notaro dott. Stefano Faucci), quindi Stefano Santarelli che ha fatto parte unitamente a Tebaldo Lorini, autore di diversi libri culinari, (come fu infangato per aver pubblicato una ricetta sul riccio!), Mauro Santoni, Monica Sforzini, Franco Turri e Renzo Bartoloni, del comitato ristretto di questa ricerca storica. Lo stesso Renzo Bartoloni, che ha avuto il compito di spiegare con dovizia di particolari, - una sorta di Lectio Magistralis - quello che è stato il percorso di questa ricerca, aiutandosi in video (anche se il tutto è riportato nel libretto che è stato omaggiato a tutti gli ospiti), dopo aver introdotto una interessante nota storica da quando cioè le patate hanno “attecchito” nel Mugello (il sacerdote di Santa Maria a Olmi che nel 1817 che ne seminò una grossa quantità per sfamare il suo “popolo”, si chiamava don Deodato Taddei nativo di San Romolo a Tignano in Val di Pesa – ndr ), ha ripercorso tutto l’iter di questo studio, iniziato da giugno ad ottobre del 2016 attraverso tante interviste ad altrettante massaie, giovani e meno giovani, anziani ristoratori, vecchie e rinomate osterie, registrando il tutto, ingredienti e modalità di preparazione, per tirare poi le somme finali. Non siamo ristoratori, non siamo studiosi in questo settore, ci pare comunque, da poveri ignoranti senza alto intelletto, che le cose siano state fatte con serietà e grande competenza, come quando tanti anni orsono nostra mamma gli faceva la domenica mattina con tanto di matterello e spianatoio, dandoci l’incombenza a noi ragazzi di sventolare il fuoco a brace e girare ogni tanto il ragù affinché non si attaccasse al tegame. Sembrava di ritornare indietro di 60 anni! Dunque gli ospiti sono stati poi invitati ai tavoli imbanditi, mentre due brave e stimate massaie che cucinano tortelli da una …vita, la Marzia da San Godenzo e la Laura da Razzuolo, davanti ai loro spianatoi, con olio di gomito, si davano daffare per realizzare i tortelli, per poi versarli nei paioli e naturalmente servirli belli caldi in tavola; il primo piatto con salvia e burro, il secondo ai funghi porcini e il terzo con il classico ragù. Poi ovviamente ci sono state altre succose pietanze, ma ovviamente il tortello era al centro dell’attenzione dei palati. Questa la cronaca di una calda serata a Villa Pecori Giraldi. (Foto cronaca di Saverio Zeni)

 

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Commenti 4
  • Fabrizio

    Se lo invitavano scriveva che erano i tortelli pi buoni del mondo e la ricerca era giusta. hahahahahahahaha

    rispondi a Fabrizio
    mar 13 giugno 2017 09:42
  • Alessandro

    il grande intellettuale per la pace e la libert d popoli ha colpito ancora su facebook.Che ridere, anzi che pena.

    rispondi a Alessandro
    lun 12 giugno 2017 04:46
  • Giuseppe

    Ricordo ancora quando il povero Tebaldo Lorini gliele dissero di tutti i colori per aver scritto la ricetta sul riccio, quando in tutta Italia una cosa normale, come mangiare il cinghiale o il pollo!!

    rispondi a Giuseppe
    lun 12 giugno 2017 03:36
  • Teresa

    Le ricette sono tante, anche diverse ma il "nocciolo" quello descritto.

    rispondi a Teresa
    lun 12 giugno 2017 03:29