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​Il calcio storico fiorentino in aiuto dei malati di Parkinson

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La presentazione dell'iniziativa La presentazione dell'iniziativa © Comune di Firenze
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Per tutto il mese di novembre i calcianti appartenenti alle squadre dei quattro colori della città, alleneranno i pazienti dell’associazione “Un gancio al Parkinson”, la prima in Italia a praticare la boxe senza contatto per rallentare il decorso della malattia. L’iniziativa nasce dalla volontà di mettere insieme due realtà accomunate dalla stessa passione: quella dei calcianti verso i propri colori e le loro tradizioni e quella dei malati affetti da Parkinson, che lottano contro la malattia con grande determinazione e spirito di sacrificio. A dirigere gli allenamenti al Training Lab di Firenze, il centro medico dove i pazienti dell’Associazione praticano gratuitamente l’attività, saranno quattro pugili professionisti appartenenti ai quattro colori: David Cappelletti per i Bianchi, David Recati per i Verdi, Marco Casamassima per i Rossi e Marcello Trotta per gli Azzurri. Ognuno di loro dedicherà un giorno alla settimana all’allenamento, a partire da mercoledì 4 novembre (ore 18, con David Cappelletti dei Bianchi). Le altre lezioni saranno venerdì 13 novembre (ore 18, con Marcello Trotta degli Azzurri); lunedì 16 novembre (ore 13, con Marco Casamassima dei Rossi) e lunedì 23 alle 12 (con David Recati dei Verdi).

“Abbiamo scelto di far partire questa iniziativa a Novembre perché in questo mese, ovvero sabato 28, si tiene la giornata nazionale del Parkinson - spiega il dott. Maurizio Bertoni, presidente dell’associazione ‘Un Gancio al Parkinson’. - Purtroppo quest’anno le norme anti Covid-19 non ci consentono di organizzare eventi di ampio respiro, ma abbiamo comunque voluto dare un segnale, mettendo insieme due realtà cittadine accomunate da valori importanti come lo spirito di squadra e di comunità e la determinazione nel raggiungere un obiettivo preciso”.

L’associazione “Un gancio al Parkinson” segue gratuitamente, due volte a settimana, 39 pazienti (26 uomini e 13 donne) di età compresa tra i 50 e gli 85 anni. Ognuno di loro pratica la boxe senza contatto, perché lo scopo non è colpire l’avversario, ma favorire la mobilità. Gesti fluidi, puliti, pugni al sacco, schivate, comandi secchi e cadenzati sono quindi gli strumenti giusti per coordinare gli arti, migliorare la postura, la capacità di deambulazione e anche i riflessi. Qualità che si allenano molto bene attraverso il pugilato. Da questa esperienza deriverà anche una pubblicazione scientifica, che analizzerà i benefici dati dalla boxe ai fini del rallentamento dei sintomi del Parkinson. I primi effetti positivi sono comunque già ben visibili. Secondo l’Associazione, infatti, dopo i primi 3 mesi di allenamento i pazienti mostrano un buon miglioramento dell’equilibrio, della postura e della coordinazione, riuscendo a muoversi e camminare in modo migliore e a mantenere questi progressi nel medio-lungo periodo. Si registra poi un netto miglioramento dell’umore. Oggi chiunque soffra di questa malattia può rivolgersi gratuitamente all’Associazione “Un gancio al Parkinson” ed allenarsi al Centro Training Lab, seguito da istruttori di boxe, appositamente formati.

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