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Odissea di una madre e un figlio dimenticati persino dalla Asl

Una lettera firmata ci racconta un caso (purtroppo non il primo) al limite del surreale che si trova a vivere chi ha avuto a che fare col Covid. Quando la burocrazia è peggio del virus

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un caso al limite un caso al limite © Elliot Alderson da Pixabay
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Questa è la mia Odissea da mamma di un ragazzo positivo al Coronavirus.
L'ultima settimana di agosto mio figlio non si sente bene, viene visitato e ci dicono che è solo una frescata. Il ragazzo inizia a stare meglio.
Il 14 settembre inizia la scuola, il 15 di settembre mi arriva una telefonata da parte dell'Asl che mette in quarantena mio figlio in quanto contatto con un positivo, chiedo se pure io dovessi fare la quarantena ma mi rispondono di no.

Io per sicurezza mi metto in auto quarantena per salvaguardare chi mi sta intorno. Inizia la quarantena e mio figlio ha forti mal di testa perdita di gusto e olfatto.
Gli fanno subito il tampone e risulta positivo. Vengo messa in quarantena, più la classe di mio figlio più i vari contatti. Lui sigillato in camera sua e io uso fiumi di varichina ogni volta che va in bagno. Leggo nei suoi occhi il terrore e non me li scorderò mai quei due occhioni in cerca di aiuto.

Veniamo letteralmente abbandonati, si scordano di venire a fare i tamponi, si scordano di attivare Alia per il ritiro di rifiuti pericolosi, si scordano pure che sono sola, che ho un cane ecc ecc.
Mi perdono pure l'esito del mio tampone.

Presa da una crisi di nervi, scrivo al sindaco Nardella con toni non proprio consoni per una signora.
Nel giro di un'oretta mi contatta il presidente dell'Asl di Firenze che mi attiva tutto.
Mi attiva il ritiro rifiuti e mi vuole pure attivare il dog sitter e qualcuno per farmi la spesa, ma ormai dopo più di una settimana, avevo trovato degli angeli che mi aiutavano.
Ah dimenticavo. Ritrova pure l'esito del mio tampone a cui risulto negativa.

Mio figlio viene seguito dall'Usca che vengono a casa a visitarlo e a fargli il tampone. Tutto fila liscio, il ragazzo sempre sigillato in camera sua che non si negativizza.
Passa un mese, vengono a fargli l'ennesimo tampone e nei giorni a seguire, pure l'Usca si dimentica di noi.

Richiamo il famoso presidente, mi dice che sono sempre negativa, ma mio figlio rimane sempre positivo, ma non è più contagioso e può uscire e andare a scuola.
Che bella notizia, Finalmente lui può uscire dalla tua prigione, ma io fino al prossimo tampone preferisco non rimandarlo a scuola, non mi sento sicura.

E mentre brindiamo alla sua libertà in casa, suona il postino con una lettera dell'Inps che mi comunica che non mi riconoscono le 5 settimane di malattia.

Il mio sistema nervoso adesso è davvero al limite...

Lettera firmata

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