12 APR 2025
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«Il Forteto è anche oggi»: Vicchio diserta l’incontro al Giotto

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«Il Forteto è anche oggi»: Vicchio diserta l’incontro al Giotto «Il Forteto è anche oggi»: Vicchio diserta l’incontro al Giotto © n.c.
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C’erano tutti i protagonisti venerdì a Vicchio: la commissione d’inchiesta (Sarti, Alberti, Donzelli, Bambagioni, Quartini e Mugnai), le vittime, la stampa, la vicepresidente della commissione regionale Caterina Coralli, qualche faccia della politica locale (compreso il sindaco Izzo), gli avvocati Giovanni Marchese e Francesco Bevacqua, legale il primo di una delle ragazze coinvolte, il secondo della regione Toscana. Mancava però una parte importante. Anzi, quella necessaria: la platea, l’afflusso di gente venuta – senza nessun invito o particolare legame – solo per ascoltare integralmente i passaggi di un’orrenda vicenda. Mancava chi del Forteto ha soltanto sentito parlare. E’ stata una serata di cronaca, di riflessione, di polemica. Cominciando dalla lettura del libro presentato, Setta di Stato, hanno preso la parola gli autori, i politici, i testimoni, fino a Sergio Pietracito, presidente Ass. vittime. Poi, ripercorrendo l’iter giudiziario della comunità, con 30 anni di avvisaglie e sospetti granitici, Bambagioni (Pd) ha centrato il punto: «Mi chiedo – ha detto – come sia stato possibile mandare bambini indifesi nella tana dell’orco dopo le sentenze e la condanna della Corte Europea. Me lo spiego con un sistema di coperture profondo e radicato. Altrimenti una giustificazione plausibile non riesco a darmela: significherebbe il collasso delle istituzioni». D’impatto l’affondo di Giovanni Donzelli (FdI): «In tutte le audizioni sostenute dalla commissione Bis (quasi un centinaio, Ndr), il messaggio più forte ce l’ha dato chi non si è presentato, chi ha scelto di non aiutare». E ancora: «Vedo il teatro semivuoto e mi convinco che col Forteto si fa un errore di fondo. Se ne parla al passato, come qualcosa di  irripetibile. Ma guardate, signori, che qua la pressione politica e sociale rimane, esiste tuttora. Ed è forte. Io non me la prendo anche coi cittadini: non basterà il tribunale, non basteranno le indagini, deve esserci una partecipazione collettiva, partendo proprio da Vicchio». Si va poi al nocciolo della questione, sul tema tanto dibattuto: la separazione tra associazione (ex-comunità) e cooperativa. Rumori in sala, qualcuno obietta. Arriva Mugnai (FI): «Capisco la rilevanza di un posto di lavoro. Ma quando lo si difende sapendo di mentire, negando che gli spazi di discrezionalità al Forteto sono ridotti a zero, non si può avere ragione. Bisogna prenderne atto. L’unico futuro economico dell'azienda passa per le mani di un commissario esterno, con un taglio netto». Neanche Jacopo Alberti si perde in chiacchiere. Le soluzioni, per il consigliere leghista, sarebbero tre: attivazione della Procura di Genova (con ruolo terzo rispetto a quella di Firenze); commissariamento della Coop, «perché questo nuovo Cda non ci convince»; istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta che abbia poteri equiparabili a quelli giudiziari, con conseguente nazionalizzazione del caso. Un caso ancora di livello regionale, se non provinciale, quando fatti di entità molto minore vengono squadernati sui giornali e sezionati nei palinsesti Tv. Un altro paradosso in una storia dove l’impossibile si è fatto ordinario. «Non c’è niente di umano nella vicenda del Forteto», tuona Quartini (M5S). «Vorrei ricordare, perché non se ne parla mai, le otto persone che da lì non sono mai veramente uscite, non essendo sopravvissute. Sono morte prima di cercare di rifarsi una vita», ammonisce Pietracito. Quando si apre il dibattito, tra pubblico e palco, si assiste a interventi concitati, emozionati, frustrati. Si discute. Vengono in mente le parole di uno degli autori, Francesco Pini: «Sono cresciuto nel Mugello, io. All’inizio non volevo crederci. Poi ho capito. Però, nonostante l’inchiesta, il libro, malgrado la sentenza in primo grado, l’appello in corso, le commissioni regionali, a volte ho dei dubbi. Delle paure. Davvero l’esperienza Forteto non si ripeterà? C’è stata una presa di coscienza?». Tacciono tutti, perché la risposta è nel messaggio più eloquente della serata: le poltrone vuote. Un paese assente.

 

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Commenti 2
  • ALFREDO

    Se il Forteto era di altra estrazione politica, e non c' bisogno di essere andati agli Scolopi per capirlo, manifestazioni antifasciste, incontri, cortei, presdi, tende della pace ed altro erano all'ordine del giorno. Ha ragione Gianni: nulla successo, negare,negare,negare.

    rispondi a ALFREDO
    dom 22 maggio 2016 09:38
  • gianni

    ordine perentorio del partito,il famoso partito, che da 70 anni comanda a fa quello che vuole: disertare, disertare,disertare. negare,negare,negare. Tutti alle caselle

    rispondi a gianni
    dom 22 maggio 2016 09:32