Martedì 3 maggio, nella Sala delle Adunanze dell’Accademia delle Arti del Disegno in Via Orsanmichele a Firenze, è stato presentato il lungo e articolato restauro delle due grandi tele di Giovanni Balducci (1560-1631), prezioso documento pittorico rimastoci dell’arredo effimero degli imponenti apparati nuziali relativi al matrimonio del principe ereditario granducale Ferdinando de’ Medici, poi Ferdinando I, Granduca di Toscana, e la principessa Cristina di Lorena; nozze avvenute nel 1589 e che fecero cambiare aspetto, almeno per qualche tempo, alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Le due tele Cristo che cade sotto la Croce e il Compianto sul Cristo deposto furono rimosse da Gaetano Baccani negli anni quaranta dell’Ottocento e, a lungo tenute arrotolate, al momento del ritiro per farle sottoporre a restauro, si presentarono gravemente danneggiate dall’umidità e dalle precarie condizioni ambientali, con vaste perdite della superficie dipinta dovute ai molteplici spostamenti ed alla fragile natura della materia: una tempera a caseina di vacca su tela. Affidate dall’Opera di Santa Maria del Fiore allo Studio Granchi, sono state oggetto di un lungo e minuzioso restauro, che è stato illustrato nel corso della presentazione. Sono intervenuti Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, già Soprintendente del Polo Museale e profonda studiosa dei cicli pittorici della Cupola di S. Maria del Fiore, Mons. Timothy Verdon, Direttore del Museo dell’Opera del Duomo di cui ha promosso e seguito il nuovo spettacolare allestimento, Bruno Santi, Consigliere per i restauri dell’Opera del Duomo e già Soprintendente dell’Opificio, Maria Matilde Simari, Funzionario storico dell’arte delle Gallerie degli Uffizi e Responsabile per la Soprintendenza del complesso del Duomo, Beatrice Agostini Architetto Responsabile del restauro e della manutenzione dei monumenti dell’Opera di Santa Maria del Fiore e che ha seguito tutti i restauri per il nuovo Museo e Andrea e Giacomo Granchi dello Studio Granchi Restauri che hanno illustrato ai presenti, attraverso le immagini, il lungo intervento condiviso dalla Commissione dell’Opera e dall’alta sorveglianza da parte della Soprintendenza. Il processo di restauro ha previsto anche alcune metodologie inedite, messe in atto nel corso dei lavori e volte a rispondere specificamente alle condizioni delle due tele. La loro collocazione nel Museo dell’Opera del Duomo, che ha conosciuto un pressoché completo riordinamento e riallestimento, è stata opportunamente individuata nella zona detta “Galleria dei Modelli”, che ospita le proposte per la facciata del Duomo realizzate in legno da vari autori dalla fine del Cinquecento, dopo la data del 1587, anno in cui fu demolita la parte della facciata arnolfiana.