31 MAR 2025
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Girls Code It Better. In Mugello l'elettronica è anche roba da ragazze!

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Girls Code It Better. In Mugello l'elettronica è anche roba da ragazze! Girls Code It Better. In Mugello l'elettronica è anche roba da ragazze! © n.c.
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Da due anni scolastici a questa parte, nella scuola media di Scarperia e San Piero si è sviluppato un interessante progetto, unico a livello regionale: il club Girls Code It Better, finanziato dall’agenzia MAW (Men at work) e da Officine di strada, con il supporto dell’Amministrazione Comunale. L’attività è finalizzata all’avvicinamento delle ragazze alla programmazione e all’elettronica (da sempre e generalmente “ambito maschile”), all’interno del più ampio obiettivo della valorizzazione della creatività e delle attitudini femminili nelle delle materie STEM (science – technology – engineering – mathematics), così da mostrare e dimostrare alle ragazze che anch’esse possono eccellere nell’ambito delle discipline tenico-scientifiche e fornire loro una forma di orientamento attivo per la scelta della scuola superiore. Quest’anno il progetto si è concluso alla metà di marzo, con la presentazione, da parte delle giovani partecipanti, dei quattro progetti da loro ideati, scelti e realizzati sotto la direzione del maker Guido Lippi del FabLab Contea e di due insegnanti della scuola: quattro dispositivi elettronici utili a migliorare l’ambiente scolastico. Abbiamo intervistato la Professoressa Anna Maria Dreoni, la quale, insieme alla Professoressa Lucrezia Fontana, è la referente di questo innovativo percorso formativo. “Quando e come è nata l’idea di dare avvio a questa interessante attività?” “L’idea è nata dopo una mia visita presso un “CoderDojo” di Firenze, ossia presso un club gratuito di programmazione elettronica per bambini che, in sostanza, circa una volta al mese organizza dei tavoli di programmazione, ognuno dei quali composto da un certo numero di piccoli aspiranti programmatori e seguito da un “mentor” che fornisce loro guida e assistenza. Essendo rimasta piacevolmente colpita da questa particolare formazione e rendendomi conto che nel nostro territorio eravamo sprovvisti di iniziative simili, mi sono attivata per cercare di sviluppare qualcosa in tal senso nella scuola presso cui insegno. Cercando su internet, ho scoperto un interessante bando proposto dall’associazione MAW, che prevedeva l’offerta di programmi per cercare di avvicinare le ragazze della scuola media all’elettronica. Candidando la mia scuola a tale progetto (di valenza laboratoriale), abbiamo poi ottenuto l’attenzione e il finanziamento dell’agenzia in questione, dando inizio all’attività e sfruttando così il ben attrezzato laboratorio informatico di cui dispone la nostra scuola.” “Ci parli in dettaglio del progetto svoltosi durante l’anno 2016/2017, nel corso del quale sono stati realizzati quattro dispositivi elettronici che hanno contribuito a migliorare l’ambiente scolastico: come? Di cosa si tratta precisamente?” “Mentre nel precedente anno scolastico ci siamo “limitati” a progettare alcuni oggetti da taglio (in richiamo alla tradizione Scarperinese dei coltelli) tramite vari software e a stamparli poi con la stampante 3D, quest’anno abbiamo deciso di collegare la programmazione informatica all’elettronica. Ci siamo quindi rivolti al FabLab di zona, che, dopo aver spiegato alle ragazze cosa è Arduino (una scheda che può essere programmata e che può mettere in funzione tanti tipi di motori), le ha aiutate ed assistite nel suo utilizzo. Dopo aver insegnato alle ragazze a svolgere delle piccole programmazioni informatiche (imparando a leggere uno schema grafico che permettesse di fare collegamenti tra le varie componenti elettroniche), abbiamo chiesto loro di ideare dei prodotti che potessero essere utili per rendere più agevole la vita nella loro scuola. Suddivise in 4 gruppi, le ragazze hanno elaborato 4 differenti progetti: il primo consiste in un dispositivo da affiggere alle porte dei bagni (le quali, per ragioni di sicurezza, sono sprovviste di chiavi) che, illuminandosi, rilevi quando il bagno è occupato. Il secondo (drammaticamente utile, vista la morfologia del nostro territorio) è un sensore per il terremoto, che si attiva diffondendo l’allarme qualora rilevi una vibrazione di intensità maggiore rispetto a quelle standard. Il terzo riguarda l’auditorium, il quale, fino all’anno precedente (ad oggi non più poichè sono stati realizzati i relativi lavori) ogni tanto si allagava nell’area del sottopalco: pertanto le ragazze hanno pensato che potesse essere utile stanziarvi un rilevatore di acqua: una lampadina, un led o un allarme che notifichi l’allagamento dell’area. Infine, il quarto progetto riguarda la porta di sicurezza dell’auditorium, molto vicino alla quale si trova un palo potenzialmente pericoloso: l’idea quindi consiste nello stanziare una luce nei pressi della porta che si accenda al calare della notte e all’avvertire una presenza umana vicina, onde evitare spiacevoli incidenti.” Ovviamente, data la complessità della materia, i progetti sono stati realizzati dalle “girls” solo in modo dimostrativo (e quindi non sono stati installati concretamente): si tratta, tuttavia, di un risultato comunque ragguardevole, visto e considerato che il laboratorio si è esplicato in soli 16 pomeriggi e che, tra le 23 ragazze che vi hanno partecipato, solo due frequentavano la terza media, mentre le restanti o la prima o la seconda! Un progetto molto importante, che persegue diversi fondamentali obiettivi: attribuire all’informatica un ruolo più attivo, innovativo e progettuale rispetto a quello cui viene solitamente rilegata nelle scuole medie; superare la tradizionale e fittizia distinzione di genere secondo cui le ragazze “non sono adatte” alle discipline tecnico – scientifiche e in base alla quale raramente viene data loro la possibilità di esplicare dei potenziali interessi in tal ambito (contrariamente a quanto avviene in molti Paesi esteri, in cui laboratori come quello di Girls Code It Better sono pressochè all’ordine del giorno); avvicinarsi alla comprensione della composizione di tutti quei sofisticati oggetti tecnologici di cui facciamo costante utilizzo ma dai quali ci sentiamo spesso estraniati.

 

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