
Dal nostro collaboratore Tommaso Messeri, riceviamo e pubblichiamo questa nota storica sul Risorgimento Italiano, dato che Messeri, ha iniziato la sua collaborazione con la prestigiosa rivista “Camicia Rossa” diretta da Annita Garibaldi Jallet , Presidente Nazionale del Periodico dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini. Ricordiamo che sul nostro Sito abbiamo ricordato più volte Tommaso Messeri, dopo la sua bellissima copiosa ed esauriente “Tesi” srtorica e biografica sul grande illuminista settecentesco Filippo Pananti, nativo di Pulicciano, fratello del quisnonno di Messeri. Giovane preparato (basti ricordare i suoi “medaglioni storici” scritti per il nostro portale), Tommaso Messeri è stato chiamato a collaborare anche con la prestigiosa rivista del Risorgimento Italiano, di cui ne è presidente la diretta discendente dell’eroe dei due mondi, quindi una penna ed una firma di assoluto valore culturale e storico. Ci congratuliamo con l’amico carissimo Messeri, pubblicando il suo primo scritto in memoria del dott. Oreste Bertini, uno dei personaggi più amati e stimati durante le guerre risorgimentali. Ecco la breve storia di Messeri su questo straordinario personaggio. (Aldo Giovannini) “-Oreste Bertini nacque il 10 febbraio 1833 nel popolo di Borgo a Buggiano presso Pistoia, da Giuseppe, medico, entrò nel seminario Forteguerri di Pistoia e da lì, ben presto, dopo aver compiuto gli studi principali, si trasferì a Firenze. Qui, dopo essersi laureato giovanissimo con il massimo dei voti in Medicina e Chirurgia, iniziò la carriera di clinico. Il Bertini, in seguito, perfezionò i suoi studi nelle università mediche di Parigi e Berlino, dove acquisì una cultura cosmopolita ma sempre sensibile alle difficili condizioni politiche italiane di quel periodo. Oreste Bertini nel 1859, si arruolò come medico volontario nella divisione toscana aggregata al corpo dell’esercito francese comandato da Girolamo Napoleone, viaggiando con i suoi commilitoni verso la Lombardia, sebbene l’inaspettata pace di Villafranca precludesse al giovane la possibilità di partecipare a operazioni militari vere e proprie. Lo spirito patriottico del Bertini poté manifestarsi anni dopo, quando nel 1866 con altri giovani toscani seguì Garibaldi nel Tirolo. Oreste Bertini, come medico di battaglione nel 5° reggimento, mentre seguiva il Maggiore Pessina all’attacco di Enguiso, il 21 Luglio venne ferito da una palla austriaca alla nuca. Il giovane, caduto esanime a terra, venne catturato e fatto prigioniero dagli austriaci, che avendo compreso il suo status di medico, speravano di potersene servire per uno scambio vantaggioso tra prigionieri; ma un ufficiale austriaco, pensandolo morto, lo ripose sul campo. Il Bertini, raccolto dai compagni venne trasportato a Brescia da dove, dopo le prime cure, venne trasferito in un ospedale di Milano. Il Dottor Bertini, nel capoluogo lombardo, una volta ristabilitosi di salute, fu ospite per più di un mese in casa di Alessandro Manzoni. Questi fu colpito dalla cultura e dal patriottismo di quel giovane dottorino toscano: Oreste Bertini sapeva a memoria tutta la Divina Commedia, parlava correttamente il tedesco, il francese e l’inglese, passò con lui molti pomeriggi parlando spesso dell’Italia. Testimonianza della Campagna di Lombardia vissuta dal Bertini, rimane ad oggi un piccolo quadernetto dal formato di cm 15 X 10, autografo, dal titolo “Effemeridi della Campagna del 1866”. Questo è un piccolo diario dei giorni precedenti e successivi la famosa e vittoriosa battaglia di Bezzecca. E’un interessante resoconto di come si organizzarono i volontari toscani che presero parte alla Campagna, dovendo provvedere spesso personalmente all’attrezzatura, agli spostamenti, all’ arrivo a Lonato sono alloggiato presso signori Luigi ed Ernesta Marfelin. Salò, sono alloggiato presso la Signora Fantoni. 13 luglio, partenza da solo! Metà del reggimento si ferma a Levanone, l’altra metà fino ad Idro.15 luglio, si rimette tutto il reggimento ad Anfo. 17 luglio, si passa ad un fiume dalla parte del Caffaro, si entra in Tirolo e ci si accampa presso Storo. Si vede l’arsopra, e si va fino alla vetta del monte. Si fa una ricognizione su di un montagna altissima e ripidissima. 21 luglio, fatto d’arme a Bezzecca, dove rimasi ferito piuttosto gravemente, mi trasportarono al Caffaro a quell’ospedale, trasporto penosissimo arrivai alle 12 e mezzo di notte.11 agosto, si parte tutti frettolosamente dal Caffaro dietro l’ordine venuto nella notte di sgombrare entro venti-quattro ore il Tirolo e vado a Vestone. 13 agosto, parto da Vestina (così è scritto nel testo) con il Colonnello Bertani, mi reco a Govardo, e di là di-rettamente a Salò dove avevo il reggimento. 15 agosto, la mattina parto con la diligenza per Brescia e nel dopo-pranzo mi reco alla stazione per partire per Milano. Lì trovo un giovinetto garibaldino che mi si dichiara nipote di Alessandro Manzoni, e mi obbliga di Milano. Dopo una lunga resistenza per parte mia accetto un biglietto che mi fa per sua madre. A Milano sono ricevuto come in casa di vecchi amici, sfruttando il tempo del mio soggiorno sono assistito con la più grande premura, colle più delicate attenzioni che io potessi sperare. La famiglia si conta della Contessa e del marito e dei figli.10 settembre, parto da Milano per Bologna dove arrivo il giorno appresso. 11 settembre, arrivo a Pistoia. Il Dott. Oreste Bertini a seguito della ferita riportata durante la battaglia di Bezzecca riceverà la Medaglia d’Argento al Valor Militare e il suo nome verrà inserito nel 1883, tra i valorosi eroi toscani che presero parte alle battaglie d’Indipendenza, nella lapide che tuttora si conserva sotto la Loggia de’ Lanzi, in Piazza della Signoria a Firenze. A causa della ferita ricevuta in battaglia, il Bertini perse parte dell’udito e dovette rinunciare alla condotta medica. Questo non precluse al dottore di intraprendere una brillante carriera scientifica, così da divenire consigliere della Congregazione di Carità e dell’Associazione degli Indigenti di Firenze, oltre che socio di numerose istituzioni medico-chirurgiche. La sua voce di scrupoloso clinico si fece sentire più volte nella Società Medico-Fisica - Fiorentina e nella Società Filoiatrica, scrisse un importante trattato su “Il Processo Pauperale” più volte pubblicato, oltre a numerosi articoli clinici, e una interessante opera su Carducci di cui divenne amico, ospitandolo più volte a casa, intitolata: Saggio biografico-critico su Carducci, tradotto dal tedesco1897 e pubblicata dalla Zanichelli. Fu un garibaldino convinto, oltre che fervente patriota, confrontandosi spesso in discorsi pubblici in difesa dell’ope, per questo numerosi attestati di stima dai suoi vecchi compagni d’armi. Si spense per paralisi cardiaca a Firenze nella sua villa di Via Bolognese il 2 maggio 1913. (*Pier Tommaso Messeri, fiorentino, laureato in storia moderna e in giuri- sprudenza, inizia con questo numerola collaborazione a Camicia Rossa). Foto 1 (in alto un particolare e qui sopra): Il frontespizio della Rivista “Camicia Rossa” di cui è presidente la Signora Annita Garibaldi Jallet, discendente di Giuseppe Garibaldi. Foto 2 (qui sopra): Tommaso Messeri nella villa atavica della sua famiglia (Magnani) a Pulicciano intervistato dal nostro collaboratore Aldo Giovannini. Foto 3 (qui sopra): La figura del Dottor Oreste Bertini, eroe risorgimentale