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'Oriana chi? Ah, sì, la Fallaci' opinioni a confronto. Parliamone, di domenica

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Ecco il primo contributo del nostro nuovo collaboratore, Carlo Luigi Ciapetti (clicca qui). Il ricordo di Oriana da ragazzina, conosciuta di persona, ed il confronto di alcune interessanti opinioni sulla sua figura:

Non avevo mai letto OK!Mugello e sono rimasto talmente colpito dalla sua qualità innovativa e compositiva da sentirmi obbligato a segnalarlo la sera stessa su Facebook, formidabile contenitore di un immenso campione di umanità. E mi sono messo a leggerlo, soffermandomi sulla presentazione fatta qualche giorno fa a Borgo da Riccardo Nencini del suo libro su Oriana Fallaci: 'mettibocca' come tutti i giornalisti, mi era venuta subito voglia di commentare questa faccenda, nel ricordo di quella ragazzina che, assai più grande, veniva a tirare i sassi con noi sul greto dell’Arno e che in seguito avevo incontrata spesso in casa di amici, apprezzandone la vivacità culturale anche se non l’imprinting politico. Ma quando uscì “La rabbia e l’orgoglio” avevo definitivamente... chiuso le ostilità e mi ero poi arrabbiato non poco al rifiuto della mia Firenze politica ad intitolarle una strada, come d'altronde sta succedendo per la mia zia Silvana, la prima donna avvocato a Firenze, pazzamente innamorata del Mugello e di tutte le sue ricchezze, storiche, artistiche o umane che fossero. Che dire ? Anche in questo caso la fortuna mi ha assistito... Reso temporaneamente - almeno lo spero - invalido da un medico incapace, stamani, quando mi sono svegliato, ho visto che c’era vicino a me un vecchio amico - il dottor Nicola Stolfi, ex paracadutista ed ex varie altre cose - che da ragazzo veniva a caccia da noi a Vicchio insieme a suo padre e che, molti anni dopo, veniva a lanciarsi nell’aviosuperficie di Galliano. Ed ecco l’idea ! Sentire cosa ne pensavano gli altri, di Oriana Fallaci! E l’ho subito intervistato... “Tutto ciò che ricordo di lei è che aveva simpatia per i Vietcong e quindi non avevo, e non ho, simpatia per lei. Non ne avevo da viva e continuo a non averne da morta. Anche perché le sue successive filippiche antislamiche erano decenni in ritardo rispetto al kataeb (la falange libanese, movimento nazionalista e cristiano maronita che lottò contro i francesi per l'indipendenza e costituì poi delle milizie armate durante la guerra civile, dal 1975 al 1990 - ndr) che le stesse cose diceva da sempre e da sempre difendeva, con le armi e non con le chiacchiere, la civiltà cristiana e occidentale. “Don” Benedetto Croce, che è stato - con Miguel De Unamuno - l’unica testa pensante del ‘900 politico, a tal proposito scrisse nel 1942 la “bibbia” del liberalismo, e non solo di quello italiano, dal titolo “Perché non possiamo non dirci «cristiani»”. La Fallaci, evidentemente, non lo aveva letto. Trovo invece interessante il tipo umano dei novelli estimatori della “cara estinta”. Tutti, rigorosamente, radical-chic - martello e caviale, falce e champagne - tutti rigorosamente vili: nessuno di loro ha servito la Patria o ha rischiato per le proprie idee. E la loro qualità è eloquente: l’ossessione libertaria li ha portati, politici delle varie generazioni, a diventare invece “liberal” senza che nemmeno se ne accorgessero.”. Aveva appena finito di parlare e io di registrare, che è entrata in camera un’altra mia amica, assai più recente ma non meno apprezzata e cara: la dottoressa Sandra Paoletti, eccellente psicologa.vLe abbiamo detto di cosa stavamo parlando e... ho riacceso il registratore ! “In passato avevo letto alcuni libri di Oriana Fallaci e non l’apprezzavo molto come scrittrice, ma dopo che ho letto “La Rabbia e l’Orgoglio” ho capito che aveva una visione del mondo orientale molto avanti rispetto a tutti noi e credo che i fatti le abbiano dato completamente ragione. Come giornalista l’ho sempre apprezzata molto più che come scrittrice. Finalmente il Comune di Firenze sembra essersi reso conto di aver avuto, come cittadina, una delle più grandi giornaliste italiane e l’ha omaggiata intitolandole una piazza - era l’ora ! - dimenticando tutti i blasfemi trattamenti a cui è stata sottoposta per aver spiegato bene la “sua” verità sui musulmani e sul medio Oriente, che poi era la ‘vera’ verità.”. Sarebbe stato uno sforzo inutile quello di spegnere il registratore perché era intanto arrivata anche la dottoressa Sara Diacciati, medico bravissimo in forza a quel capolavoro assistenziale che è l’ANT, autentica bellezza etrusca da Cortona che non ha voluto sottrarsi a questo confronto ! “Prima di tutto, lasciami parlare del Mugello, col quale ho un forte legame, riemerso con questo nostro incontro. La mia mamma, che solo per un caso fortuito è nata in Maremma, ha passato la sua gioventù a Bruscoli, un paesino vicino al Passo della Futa, dove anche io ho passato le belle estati dei miei primi 14 anni, bimba fiorentina alla scoperta della natura. E che dire di Oriana Fallaci ? Di lei ricordo un bellissimo libro, dedicato ad Alessandro Panagulis, un libro che parla di un amore sofferto ma autentico e profondo, una meravigliosa rarità. E poco mi importa di quali fossero le sue idee politiche: una donna che sapeva pensare e raccontare in questo modo era comunque una donna eccezionale.”. Pensavo che ormai si era fatta ora di pranzo e avevo anche un certo languorino ma si è affacciato telefonicamente Vittorio Vanni, simbolista, saggista, narratore, conferenziere e drammaturgo di fama internazionale: come rinunciare a intervistarlo ? “L’originalità e la passione che Oriana dimostrava nei suoi scritti rimane ineguagliata. Ho sempre pensato che esprimesse verità, naturalmente la sua verità, che concordava comunque con la mia. Ma soprattutto era ammirevole la sua libertà, la sua indipendenza dal “politicamente corretto” che è oggi la vera espressione di dubbi dogmi, di cialtroneria e corruzione dei mass-media, sempre proni al potere. Mi sarebbe piaciuto saper scrivere con la sua penna e con la sua mente.”. E cosa mi dici del Mugello ? “Tanti anni fa, mi permisero di esplorare una sorta di cantina o una cripta, ancora nascosta sotto il pavimento della casa originaria della famiglia Medici e abitazione di Cosimo, che fu il primo granduca. Non trovai che una cavità vuota e quindi deludente. Fu l’occasione di conoscere un’antica terra piena di memorie di storia. Qui sono nati ed hanno sviluppato il proprio talento artisti come Giotto, Beato Angelico, Andrea del Castagno. Cercai poi le tracce delle case e dei castelli dei Guidi e degli Ubaldini, cui Firenze fece guerra e poi costruì Scarperia nella prepotenza di espandersi in “terre nuove”. Qualche tempo dopo, essendo un figurante del Calcio in Costume, tornai a Scarperia per il Palio e feci un’inutile guardia al Palazzo dei Vicari che nessuno minacciava. A San Piero a Sieve, in una serata particolare, ascoltai le antiche canzoni popolari di Caterina Bueno: “Quando venivi a S. Piero, ci venivi col filo e la rosa…”. Addio Mugello, senza rimorsi e rimpianti. Ma nella mente un lontano profumo di una lontana gioventù.”. Eccola Oriana Fallaci, nel ricordo e nel pensiero della gente, eccolo il Mugello che tutti ricordano e che io amo, dove i miei vecchi riposano nel piccolo cimitero subito dopo Vicchio, rallegrati dallo scorrere argenteo e canterino della Sieve.
 

 

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