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Scosse sismiche dal Mugello ai Campi Flegrei, ma fa più paura quando la terra trema per colpa dell'uomo

Conviene concentrarci su ciò che ci accomuna piuttosto che su ciò che ci divide. Solo così potremo vincere le sfide che ci attendono

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guerre e distruzione guerre e distruzione © dposityphoto
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Dall'Osservatorio Vesuviano - il più antico osservatorio vulcanologico al mondo, fondato da Federico II di Borbone nel 1841, quando era re del Regno delle due Sicilie - arrivano notizie non troppo rassicuranti, ma neanche catastrofistiche. Nella zona dei Campi Flegrei - in provincia di Napoli - nella notte dello scorso sabato 27 aprile, una scossa di magnitudo 3,9 ha terrorizzato la popolazione, da settimane alle prese con l'attività sismica che si concentra sotto le loro abitazioni. Dal punto di vista geologico, i Campi Flegrei sono una grande caldera in stato di quiescenza, che potrebbe però riprendere in qualunque momento una pericolosa attività eruttiva. Le numerose scosse sismiche registrate sono conseguenza del bradisismo, fenomeno di abbassamento o innalzamento del suolo, che si verifica in presenza di vulcani. L'Osservatorio Vesuviano non esclude scosse di 5 gradi di magnitudo anche se - precisa - è un evento piuttosto remoto. In ogni caso, gli abitanti dell'area sono pronti a evacuare nel caso la situazione dovesse peggiorare. 

Stessa sorte sta toccando al Mugello - territorio montuoso a nord di Firenze - che negli ultimi giorni è alle prese con uno sciame sismico culminato la notte di sabato 27 aprile, quando una scossa di magnitudo 3,1, con epicentro a Barberino del Mugello, ha fatto balzare dal letto i cittadini, fortunatamente senza riportare alcun danno a cose e persone. Il Mugello è una zona sismica che in passato ha avuto forti terremoti, con vittime e sfollati - ricordiamo quelli del 1542 e del 1919, quest'ultimo con una scossa di magnitudo 6,4, e il più recente, nel 2019, che ha provocato lesioni a diverse strutture -. Ad oggi, venerdì 3 maggio, lo sciame sismico sembra essersi arrestato, ma la paura no.

L'uomo non può prevenire i terremoti, ma può rendere gli edifici in cui vive e lavora più sicuri grazie agli interventi antisismici. Negli ultimi anni sono stati fatti interventi di questo tipo in tutto il territorio italiano, anche se in alcuni casi sono risultati inadeguati - ricordiamo la catastrofe di Amatrice nel 2016, quando un terremoto di magnitudo 6,0 ha raso al suolo la parte antica della cittadina in provincia di Rieti, causando trecento morti -. 

Il pianeta in cui viviamo ha sempre tremato, e continuerà a tremare: è il corso della natura, e non possiamo fare altro che impegnarci affinché i terremoti non faranno più paura come adesso, rendendo sempre più efficienti le infrastrutture che abitiamo. Ma la terra non trema soltanto a causa di fenomeni naturali, bensì a causa dell'uomo; sono infatti le bombe che devastano intere comunità a angosciare maggiormente le persone comuni. In questo momento milioni di persone in tutto il mondo stanno soffrendo a causa di guerre che non hanno voluto e che imperversano nelle strade delle loro città, tra chiese e moschee che frequentano, bar, scuole, palestre e parchi. Guerre che devastano territori e che causano, oltre a morte e distruzione, fame e disagi di ogni tipo - come sta accadendo alla gran parte dei palestinesi della Striscia di Gaza, asserragliati da settimane in una città, Rafah, che prima della guerra contava duecentomila abitanti, mentre adesso un milione e mezzo, costretti a vivere con scarsità di cibo, spazio, igiene e cure adeguate -. 

Oppure i civili ucraini, che cadono sotto i bombardamenti russi - lunedì 30 aprile la città di Odessa, nota per il suo cosmopolitismo, è stata colpita da un razzo moscovita, che ha centrato il Castello gotico di Kivalov, uccidendo cinque persone e ferendone decine -. E quelli sudanesi, che da oltre un anno subiscono la guerra tra l'esercito governativo e le forze paramilitari RST - Rapid Support Forces - guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto con il nome di battaglia Hemetti; una serie di conflitti che fanno tremare la terra e che con molta probabilità potrebbero essere evitati - ma su questo, ritorniamo più avanti -.

Gli abitanti dei paesi dei Campi Flegrei intervistati da un inviato di un programma televisivo, tutto sommato non vivevano male la situazione; due signori sulla sessantina hanno risposto che se ci sarà l'ordine di evacuare le proprie case, e di trasferirsi in un'altra regione, lo faranno senza problemi, consci del fatto che nulla possono contro la natura. La rabbia ovviamente c'è, ma non è colpa di nessuno. Diverso è invece il caso in cui le proprie abitazioni vengono evacuate a causa delle guerre, come sta accadendo in Ucraina, Palestina, Sudan e in molti altri paesi. A differenza della natura geologica della terra, quella che abita l'uomo può essere indirizzata al Bene. Non vuole essere un discorso utopico, quanto piuttosto un ragionamento che cerca di andare al nucleo della questione, ovvero che le guerre - che anche se a volte sono necessarie, non sono di certo un bene - possono essere prevenute. Non importa analizzare caso per caso, ma sapere che, come ci dicono i grandi filosofi della storia dell'umanità, la missione dell'uomo è orientare le proprie energie nella direzione del Bene.

Per Platone, il filosofo deve regolare la propria vita e quella dello stato secondo il "paradigma", ovvero l'Idea del Bene, a cui giunge tramite la dialettica, intesa come il procedimento logico che fa cogliere all'intelletto il mondo delle Idee; mondo che termina, o meglio raggiunge il suo apice, nel coglimento dell'Idea Suprema, che corrisponde al Bene. Per Plotino l'Uno, da cui originano tutte le cose, sia fisiche che non, corrisponde al Bene Assoluto. Sant'Agostino, filosofo cattolico, sosteneva che la nostra missione è rapportarci quanto più possibile a Dio, inteso come Bene Supremo e creatore del mondo. Perfino i filosofi della corrente dello scetticismo, pur astenendosi dal dare giudizi di ogni sorta, erano consapevoli della presenza del Bene, realtà dalla quale non è possibile prescindere. Un frammento di Timone recita infatti che il fine ultimo dell'essere umano coincide con la "realizzazione della natura del divino e del bene da cui deriva all'uomo la vita più eguale", ossia la vita bramata dagli scettici, che non sente il peso delle cose in quanto nulla è davvero importante e nulla può addolorare o rendere felici. 

Qualunque sia il nostro credo religioso o la nostra idea della vita, è connaturato in tutti noi la consapevolezza che esiste il Bene e il Male, e che approdare al primo è sempre più appagante che approdare al secondo. Sappiamo che la guerra è malvagia perché ce lo dicono i nostri sensi, e quindi, secondo la logica dell'uomo nato per compiere il Bene, può essere evitata. Gesù disse: "Dunque, è dalle loro azioni che riconoscerete i falsi profeti". Riconosciamo che i terroristi operano per conto del Male grazie alla nostra natura umana, che ci sussurra quando un'azione è, senza ombra di dubbio, deprecabile. Come il Bene debba essere raggiunto è una questione che ha a che fare con le credenze personali di ognuno di noi e con una miriade di altri fattori, ma ciò che conta è aver presente che è una necessità naturale alla quale tutti tendiamo. 

Le guerre fanno più paura dei terremoti perché entrano in gioco fattori quali la violenza e la malvagità. Se tutti ci concentrassimo sul Bene, avendo maggiore cura della nostra interiorità, la guerra sarebbe una possibilità remota rispetto a quanto sta accadendo oggi. I terremoti non sono l'unica sfida che l'umanità deve fronteggiare, e invece di coalizzarci per trovare soluzioni comuni, ci dichiariamo guerra! Assurdo, no? Il Bene si rende manifesto attraverso le alleanze, il Male attraverso la cancellazione dell'altro. Ricordare che il primo è possibile ci dà speranza in un mondo migliore, mentre dimenticarlo ci porta alla distruzione. A noi la scelta. 

Paolo Maurizio Insolia

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