Nell'abitazione e nel veicolo dell'uomo erano presenti dispositivi tablet, smartphone e auricolari di recente generazione, il cui valore complessivo ammontava a 20.000 euro.
È molto probabile che tutti questi oggetti siano stati rubati più volte da un deposito automatico a Sesto Fiorentino, utilizzato per immagazzinare merci di una nota catena di supermercati.
È stata la Polizia a recuperare tali oggetti e a denunciare un uomo di 40 anni per furto aggravato. L'uomo è anche oggetto di un'indagine per ricettazione, insieme alla sua moglie.
La Polizia giudiziaria del commissariato di Sesto Fiorentino ha condotto un'indagine rapida partendo da alcuni iPhone rubati che erano stati messi in vendita su un noto sito web.
Gli investigatori hanno individuato gli annunci relativi agli iPhone, che erano stati acquistati in luoghi diversi come Brescia e Pisa.
Uno di questi annunci, apparentemente pubblicato da una donna residente nella provincia di Firenze, ha attirato l'attenzione degli agenti di polizia che hanno deciso di organizzare un incontro con la venditrice presso un distributore di carburante in via Sestese.
All'appuntamento, di fronte a una donna fiorentina di 34 anni, si sono presentati due agenti in borghese. Una volta che è emersa la verità, non è stato difficile per i poliziotti risalire al marito della donna, un uomo fiorentino di 40 anni, che lavorava come manutentore per un'azienda esterna non coinvolta nella vicenda, responsabile delle procedure di stoccaggio merce per il centro commerciale colpito dai furti.
L'uomo è stato rintracciato mentre si trovava al lavoro, e durante la perquisizione è stato trovato in sua possesso un iPhone e un paio di cuffiette AirPods Apple, che molto probabilmente erano scomparsi nello stesso luogo da cui erano stati rubati.
Ulteriori merce è stata scoperta nel bagagliaio dell'auto dell'uomo.
Nell'abitazione della coppia fiorentina sono stati trovati numerosi oggetti, tra cui smartphone, smartwatch e altri costosi accessori per la telefonia.
Per quanto riguarda gli acquirenti online che avevano acquistato la merce rubata, non sono stati indagati, ma hanno dovuto subire il sequestro dei loro smartphone che si trovavano sotto il loro naso senza sospettare la provenienza illecita.