Il caldo di questo sole che ha battuto a picco sulle nostre teste per tutto il mese di Agosto ci ha stordito, ci sono state ore in cui è stato perfino difficile uscire di casa; certo per chi è rimasto in città la situazione è stata ancor più complicata, mentre in campagna - soprattutto all’imbrunire, quando dai monti scende un poco d’aria fresca - tutto sommato si guarda al giorno dopo con più fiducia. Locandine pubblicitarie inneggianti a sagre, feste di piazza o del villeggiante, riempiono le strade e l’estate e, grazie a questo, le serate campestri sono ricche di avvenimenti. Per non parlare poi del quindici di Agosto quando i “gavettoni”, ormai da tradizione, bagnano il pomeriggio. Un tempo, a metà di questo mese, molte famiglie mugellane si accingevano a fare un discreto viaggetto devozionale: quello al Santuario della Madonna di Boccadirio. Questa struttura mariana si trova poco dopo aver scollinato il Passo della Futa, nei pressi del paese di Baragazza, in terra emiliana. Il Santuario venne fondato dopo una miracolosa apparizione della Madonna, avvenuta il 16 luglio 1480 ai due pastorelli Cornelia Evangelisti e Donato Nutini, nella quale la Santissima chiese ai due piccoli di far consacrare in quel luogo una chiesa. Dopo qualche anno, a costruzione in parte terminata, Cornelia essendosi fatta suora a Prato, donò al Santuario una immagine “Della Vergine delle Grazie” della scuola di Andrea della Robbia; la suddetta opera con il tempo acquisì la fama di essere miracolosa e davanti a questa iniziarono a recarsi in preghiera innumerevoli persone. Donato – pochi lo sanno - divenne prete di San Pietro a Cirignano, vicino Barberino del Mugello, dove rimase fino alla morte. Da secoli, il 15 d’Agosto, per L’Assunta, dalla terra di Prato e dal Mugello turbe di gente a piedi, camminando anche per una intera giornata si dirigevano a Boccadirio, dove c’era la tradizione -un tempo consolidata- di aspettare un bimbo che trasportato da un mulo proveniente da Castro o dalla Traversa – a seconda degli anni- portava in dono alla Madonna dell’olio da porre nei lumi devozionali. Le famiglie si incontravano e nei portici vicino al Santuario venivano posti barroccini di rivenditori di suppellettili con gli immancabili santini; spesso era l’occasione per lasciare un ex-voto e pregare. Nella sacrestia della chiesa di Boccadirio sono ancor oggi presenti numerosissimi attestati di grazie ricevute anche ad opera di persone o intere comunità mugellane, come rivelano i nomi e le diciture. Finita la festa i devoti toscani tornavano a casa provvisti dell’immancabile ricordo raffigurante la bella immagine robbiana della Madonna delle Grazie. Chiaramente lo spirito sarcastico di quest’ultimi mal si conciliava con quello ben più bonariamente ingenuo degli abitanti dell’Appennino emiliano. Spesso infatti nelle osterie mugellane i racconti del viaggio venivano coloriti con improbabili storielle canzonatorie sui baragazzini, i quali credo non si siano mai offesi, ripagando con la stessa moneta i pellegrini. A prova della profonda devozione dimostrata dal Mugello per questo Santuario, basta ricordare che la raffigurazione sacra della Madonna di Boccadirio si può trovare nelle nostre strade esposta in numerosissimi tabernacoli o davanti a qualche casa, o addirittura in sentieri impervi, dove spesso mi è capitato di trovarla incastonata in un albero da qualche devoto e anonimo viandante. La Sacra immagine è anche stata ospitata in vari luoghi del Mugello, dove il bisogno di conforto era maggiormente ricercato; come nel vecchio e ormai fatiscente Ospedale di Luco, dove - fino a qualche anno fa- c’era una lapide a ricordarne la permanenza per qualche tempo. Come per i nostri nonni, in questa calda estate una girata a Boccadirio - che si trova a settecentodiciannove metri s.l.m. - non può certo mancare. (Pier Tommaso Messeri)