L’animale ha fede. Fede nell’ambiente in cui vive. Sa che può fare affidamento su di esso, con la ferma convinzione che non ne sarà tradito. Si sente a proprio agio nel suo habitat, come Adamo ed Eva prima della “caduta”. A differenza degli umani, l’animale non è né mentalmente né fisicamente caduto dallo stato di grazia. Il girino cresce e si sviluppa nelle pozze di acqua pulita, la libellula trova la sua condizione ideale di vita lungo i corsi dei torrenti, la salamandra, l’ululone i volatili trovano riparo e prede nell’ambiente che li ospita da migliaia di anni.
Gli animali hanno fede che ciò possa continuare nei millenni.
L’essere umano, alterando equilibri naturali perfetti, distrugge la fede degli animali: li disorienta e li confonde. Fino al punto di fargli perdere la “grazia”: la connessione naturale tra il proprio nucleo profondo e il nucleo dell’universo. Che esiste anche nei bambini piccoli. Gli animali e i bambini condividono uno stato di grazia. Che si potrebbe chiamare spiritualità. La spiritualità è un sentimento di legame con l’universo. Il sistema sociale in cui viviamo ha distrutto la spiritualità negli umani, e sta distruggendo la fede negli animali.
Un’aquila che veleggia solitaria sospinta dal vento, un gatto disteso al sole che si guarda tranquillo intorno, un asino che bruca convintamente e con calma il suo cardo, sono la raffigurazione perfetta di organismi in pace con se stessi e col mondo.
La società, nelle sue varie aggregazioni economiche e associative che indirizzano e dominano il corso degli eventi sul pianeta Terra – multinazionali, lobby, grandi compagnie mediatiche – ha completamente cancellata da se stessa la grazia e il valore spirituale.
L’umano è diventato merce tra merci, ha rescisso ogni legame con la natura e si è legato a una divinità da esso stesso creato: il dio denaro. A cui sacrificare tutti i beni che il mondo ci aveva donati. Ammantando ipocritamente questo sacrificio interessato con discorsi che lo fanno sembrare utile alla salvezza del pianeta, di fatto saccheggiandolo in ogni dove, in ogni angolo che solo qualche decennio fa sarebbe stato impensabile violare.
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Oasi naturali occupate da basi militari; crinali scempiati da mostri smisurati distruttori di flora, fauna, sorgenti, sentieri, storia, cultura, economia.
“Al centro del nostro essere c’è un’anima animale in armonia con la natura, il mondo e l’universo. Se veniamo separati da questo centro, la nostra mente continua funzionare in modo logico, ma i nostri pensieri hanno scarso valore umano.
(Alexander Lowen, 1990).
La spiritualità è il sentimento di un legame con l’universo. Riconoscere in sé le stesse pulsazioni di vita, di energia, che sono degli animali, degli alberi, di un bosco, dello scorrere di un torrente. La spiritualità si basa su un sentire condiviso con tutte le creature esistenti. È un sentire fisico: il respiro, il battito degli organi, lo scorrere dei liquidi… ma proprio attraverso questa comunanza, l’essere umano oltrepassa il proprio Sé, la propria persona, e si riconosce nell’universale.
L’amore, come la “fede”, è un nutrimento spirituale. Consiste in un legame profondo e sincero con altre persone, la natura o Dio.
I distruttori degli ambienti naturali, i guerrafonfai, gli ipocriti delle lobby che usano lingua obliqua, tradendo l’amore si pongono come organismi disumani, dei veri e propri OGM (organismi geneticamente modificati). Proprio perché, in omaggio ai loro dei – denaro, potere – non si fanno alcuno scrupolo di assaltare e distruggere la natura, che contiene la cifra comune a tutti gli esseri viventi.
In Europa siamo governati da oligarchie psicopatiche. Su un pianeta già boccheggiante, con più di 50 guerre in corso, non fanno altro che promuovere la costruzione di armi, spianare territori per basi militari, dispiegare missili con testate nucleari… Un incubo.
In un “Rapporto dell’osservatorio sui conflitti e l’ambiente”, pubblicato a fine 2023, si calcolava che nei primi 18 mesi di guerra in Ucraina erano stati immessi nell’atmosfera CO2 e altri gas serra paragonabili alle emissioni annue di un paese industrializzato come il Belgio.
Ma niente paura, gli impianti di energia alternativa, in particolare l’eolico sui crinali, ci salverà! Lo dicono, tra gli altri, oltre a qualche assessora all’ambiente, a qualche ministro, a qualche commissario europeo, anche le lobby del vento e associazioni “ambientaliste” che hanno smarrito la propria vocazione.
Più guerre? Più eolico!
Ipocriti!
Distruzioni, sevizie, morti atroci, solo per assecondare la sete di denaro delle multinazionali delle armi e la sete di potere dei politici loro servi. Le guerre? Ignoriamole. Mettiamo pale. Distruggiamo anche dove non ci sono guerre! Ci pensano altri tipi di multinazionali. Un vero accerchiamento!
L’ipocrisia è anche di sedicenti associazioni ambientaliste, che invece di battersi per la pace e per una generalizzata riduzione dei consumi di energia, hanno preso come loro cavallo di battaglia l’eolico e il fotovoltaico da fare ovunque e a tutti i costi, tradendo gli stessi principi e limiti che si erano dati in origine. Infatti, nel primo “Protocollo d’intesa” del 2005, firmato da WWF e ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento), a cui in seguito si è aggiunta Legambiente, si escludeva “automaticamente dalla costruzione di impanti aree interessate dalle migrazioni primaverili e autunnali di avifauna, aree interessate dalla PRESENZA, nidificazione e svernamento di specie minacciate… aree prioritarie per la conservazione della biodiversità”, nonché “aree con presenza di alberi di alto fusto”. Tutte condizioni presenti, tra l’altro, sul crinale di Villore-Corella dove oggi impazzano escavatori, camion e trattori di dimensioni giganti.
Allora la domanda è: dove sono finiti quei principi, quelle linee guida che pure avete sottoscritto? Cosa è successo nel frattempo? Forse sono aumentate le zone vergini a tal punto che se se ne perde una fa lo stesso?
Ma qui, in Mugello, l’ipocrisia è anche delle piccole oligarchie locali che hanno governato alcuni Comuni fino a poco tempo fa. Affermavano, quei politici, di considerare il Mugello il “polmone verde dell’Appennino”. Invece che hanno fatto? Hanno permesso che quel polmone venisse bucato, con i devastanti lavori che essi stessi hanno autorizzato. Il “polmone verde” ora respira a fatica, si è ammalato. Medici all’incontrario, Magia nera. Hanno detto una cosa e ne hanno praticata un’altra. Ipocriti, appunto.
E ora a cosa assistiamo, a mille metri, sull’Appennino? Innanzitutto il crinale – oasi di pace, contiguo a Zone Speciali di Conservazione e di fronte al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi – è stato declassato a zona industriale, per la cementificazione di cui dovrebbe essere oggetto e per il silenzio (il silenzio! Dov’è più oggi il silenzio?) che non arriderà mai più su quelle vette. Per il rumore che produrranno le pale praticamente sarà impossibile sostare nelle loro prossimità.
E ci si vanta, da parte dei promotori del progetto, che tutti gli enti del territorio hanno votato a favore di esso. Bugiardi! Tralasciano gli enti di maggior peso, unici non politici ma oggettivamente interessati alla salvaguardia del territorio: il Parco Nazionale Foreste casentinesi e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. A cui si sono aggiunti svariati comuni della Romagna più uno toscano: San Godenzo.
L’impianto eolico sul crinale di Villore-Corella è un’azione non solo di devastazione, di alterazione di un ambiente votato a tutt’altra vocazione, ma è anche un’azione senza senso, privo di utilità pratica. Si produrranno briciole di energia, nemmeno verificabili nella loro entità, perché mai sono stati resi di pubblico dominio i dati anemometrici. E comunque, cartine del vento alla mano, si scopre che l’Appennino non è zona sufficientemente ventosa. Nessun ricavo coprirà mai l’esorbitante costo dei lavori.
Briciole di energia pagate a caro prezzo, anche per le nostre tasche. Siamo infatti noi utenti che le paghiamo, grazie alla voce “oneri di sistema”, contenuta nelle bollette che bimestralmente ci arrivano. Sarà per questo che tante grandi aziende del Nord Europa stanno venendo a investire da noi, perché lì non ci sono le sovvenzioni pubbliche, lì si rischia coi propri capitali.
L’aspetto paradossale è che queste sussidi elargiti da noi consumatori vanno sì a sovvenzionare i lavori ma, c’è da supporre, anche le altre voci di spesa che le aziende sostengono, compresi i nutriti studi legali che inviano querele a destra e a manca, non appena una critica coglie più approfonditamente nel segno. Insomma, vien da dire, trattenendo a stento una pantagruelica risata, paghiamo i nostri querelanti!
Il progetto sul crinale Villore-Corella è un vero atto di “hybris”: avrebbero detto i nostri padri greci. Un atto di insolenza, tracotanza, prevaricazione contro la natura, la storia, la cultura di un luogo e delle sue comunità. È un atto di orgoglio, di superbia, un oltrepassare il limite che l’essere umano dovrebbe porsi di fronte all’ordine naturale delle cose. Azioni così fuori misura, fuori limite, a volte sono destinate a cadere da sole.
Ci teniamo a dire, infine, che per ora il cemento sul crinale ancora non c’è. Ci sono centinaia e centinaia di faggi e castagni secolari tagliati, fonti intubate deviate e sporcate, immondizie varie lasciate in giro, uno sversamento di liquido maleodorante, il sentiero 00 e quello europeo E1 completamente cancellati dalle ruspe, interi costoni di roccia frantumati, strappi di strade nel bosco con pendenza vicino al 20% (e la prevenzione dei disastri idrogeologici dove va a finire? Vi immaginate che fiumi d’acqua vi scorreranno sopra?).
C’è tutto questo ma il cemento ancora non c’è. I danni, anche se notevoli, non sono ancora irreparabili. La natura, nella sua divina magnanimità, può ancora, con gli anni, i decenni, recuperare la devastazione in corso. E allora ci teniamo a dire che la partita è ancora aperta. I giochi non sono ancora fatti. C’è un giudizio che pende al Consigliio di Stato. C’è ancora la possibilità che il crinale, e con esso l’energia dal volto umano, vincerà.
Tommaso Capasso
(P.S.: alcune riflessioni di questa lettera sono state ispirate dagli scritti di Alexander Lowen, fondatore della bioenergetica).
Alexander
Ottimo articolo e ottimi i commenti del sig. Zeni, ma non dovremmo trascurare quanto scrive il Prof. Lomborg nel suo ultimo libro "Falso Allarme" in maniera molto equilibrata e ben documentata, ovvero che non si tratta di un grosso meteorite che ci sta cadendo in testa, ma di un cambiamento al quale siamo perfettamente in grado di adattarci, a patto che non dilapidiamo risorse, tempo ed energie per soluzioni troppo costose, non idonee e addirittura dannose per l'ambiente, quando non addirittura eticamente insostenibili e moralmente riprovevoli nei confronti delle popolazioni del terzo mondo. Gli allarmi catastrofisti e il terrorismo mediatico sono molto redditizi per chi percepisce incentivi, agevolazioni e finanziamenti, e inoltre alimentano il ricco mercato delle quote di CO2 in borsa, il vero motore della "Transizione" che non è tanto ecologica quanto economica e finanziaria.
G.I.
Non lo se nel caso specifico dell'impianto al Giogo di Corella siano stati commessi errori nel concedere le autorizzazioni e, per quanto riguarda le decisioni pubbliche. concordo sulla necessità di essere il più trasparenti possibili riguardo ai dati alla base delle stesse. Tuttavia, nei vari interventi che leggo su questo notiziario online, mi pare che troppo spesso si perda di vista la questione fondamentale del riscaldamento climatico. Non saranno proprio le pale al Giogo a risolverlo, ma credo che di per sé il problema sia reale, serissimo e mitigabile solo ricorrendo a una produzione massiccia di energia elettrica da fonti rinnovabili, unita a strategie di risparmio. Dove costruiamo i numerosi impianti necessari? Rimanere ancorati alle fonti fossili potrebbe voler dire, nel corso del prossimo secolo, non avere più faggete sul crinale mugellano, oltre a varie altre criticità.
Alexander
Lei Domanda: Dove costruiamo gli impianti necessari? La risposta, basata sulle linee Guida Internazionali ed Europee, nonchè Nazionali, è semplice: Dove esistono le infrastrutture necessarie ( strade d'accesso e linee elettriche) e dove non si consuma suolo naturale, o dove se ne consuma il meno possibile, ad esempio, per restare nella nostra zona ( tanto per smentire le accuse capziose di NIMBY) nell'area del Valico Autostradale Appenninico della A1, che con la variante è diventata zona semi abbandonata, in questi "brown fields" tali impianti sono non solo possibili ma addirittura auspicabili, ma evidentemente a qualcuno costa meno e rende di più devastare faggete, sorgenti e crinali appenninici...
Saverio Zeni
Gentile lettore, sono Saverio Zeni. Il tema è stato più volte dibattuto e purtroppo i "finti" ambientalisti e i politici folgorati sulla via di Damasco alle rinnovabili non lo hai ma voluto prendere in considerazione. Il tema non è "Eolico SI, Eolico NO", come più volte ribadito e sostenuto dalle varie associazioni. Il tema è la palese "transazione economica" al posto della "transizione ecologica" che dovrebbe essere il vero farò di questi impianti. MI spiego meglio: Il problema più volte esposto e corroborato da dati e testimonianze è la volontà distruttiva di un pezzo di natura che mai sarà ripristinata. Se veramente si vuole produrre pulito ci sono tantissimi altri metodi, più economici sotto il profilo finanziario che ecologico.
G.I.
Gentile Saverio Zeni, grazie per la risposta. Sono però un po' perplesso sull'effettiva disponibilità di metodi economici ed ecologici in misura sufficiente a sostituire quasi completamente la produzione di energia elettrica (che probabilmente nel giro di pochi anni verrà usata anche per le auto) per tutto l'arco delle 24 ore. Si potrebbero coprire i tetti di pannelli solari, ma, a parte che non so quante persone possano permetterselo, in inverno e di notte che si fa? Manca la tecnologia per immagazzinare a lungo termine grandi quantità di energia. Sì, c'è il microeolico, ma si tratta di impianti da 3 Kw, ce ne vorrebbero milioni in tutta Italia... Si può sperare per il futuro nel geotermico, ma intanto il cambiamento climatico avanza e i danni che produce sono maggiori e più duraturi di quelli di alcuni grandi impianti eolici... Le pale non sono un'opzione buona, ma quella meno peggio.
Saverio Zeni
Sono d'accordo con lei, l'eolico può essere un'opzione percorribile... ma non quello selvaggio, quello che copre solo le speculazioni finanziarie... un eolico sostenibile, con progetti non raffazzonati come quello del Giogo Villore, con esperti che mettono le loro esperienze per l'obiettivo da raggiungere (la produzione di energia) e non in favore di progetti che distruggono e basta. Quindi attenzione al Greenwashing, oggi non è più permesso essere superficiali, e se si documenta lei (immagino lo abbia già fatto) nei dettagli dei singoli progetti vedrà che la produzione di energia è l'ultima delle priorità in questi progetti.