Gualchiere di Remole, lato Arno © n.c
L'associazione IDRA torna sul caso delle Gualchiere, a seguire il loro comunicato:
Stanno facendo come sempre: lavorano al riparo dall’attenzione della cittadinanza che da anni si batte per il recupero pubblico di questo gioiello. A marzo dell’anno scorso hanno annunciato ‘partecipazione’. Ma è stato necessario alle associazioni Italia Nostra e Idra chiedere l’intervento del Difensore civico per ottenere, proprio in questi giorni, qualche trasparenza sugli atti che emettono.
E sono atti che preoccupano, come nella maggior parte dei casi quando consideriamo la gestione dei beni comuni, storici e architettonici che la Città del fiore ha ereditato da un passato di rango.
Con la condivisione di quali cittadini hanno fissato, i signori Amministratori del Comune di Firenze, il “percorso di valorizzazione e riqualificazione” di cui parlano? Due vocaboli innocenti, persino incoraggianti, “valorizzazione” e “riqualificazione”.
Ma sappiamo ormai come vengono declinati frequentemente in riva d’Arno: bastino le cronache recentissime del caso Costa San Giorgio, sulla collina del Forte Belvedere, nelle cui viscere l’investitore privato argentino, benedetto da Palazzo Vecchio, potrà scavare per far posto a un gigantesco albergo di superlusso con 300 posti letto, tunnel carrabile, parcheggi sotterranei, accesso esclusivo per merci e rifiuti dal Forte e – se anche questo verrà approvato – un ascensore inclinato di servizio alla clientela, una bella cabina con partenza dal Giardino di Boboli, tappa al resort e prosecuzione fino al Forte sopra le mura del Giardino.
E infatti, poche righe più sotto, l’arcano si svela: “Una valorizzazione che prevede la concessione d’uso del complesso con l’obiettivo di attrarre l’interesse di investitori privati”. E, più sotto ancora: “Il Comune di Firenze (Servizi Belle Arti e Ricerca finanziamenti) sta aggiornando la schedatura del complesso propedeutica al coinvolgimento dell’interesse privato”.
Ancora una volta loro, i benefattori privati, dunque! E chi si occuperà di questa nobile missione?
Com’è di moda oggi, si ricorre allo stile impersonale per raccontare ciò che potrebbe provocare imbarazzo: “Il percorso, che coinvolge anche il Comune di Bagno a Ripoli e il Gruppo “per le Gualchiere di Remole” del Circolo Vie Nuove, ha visto la nomina di un gruppo tecnico di lavoro (con rappresentanti delle due amministrazioni, del gruppo delle Vie Nuove e di esperti)”. Dunque, “il percorso… ha visto”.
Ma questo percorso, chi lo ha deciso?
Chi ha stabilito la nomina del Gruppo “per le Gualchiere di Remole”, e la sua composizione?
E soprattutto, con quale concorso pubblico di idee si è proceduto?
Non è un mistero che per le trecentesche Gualchiere di Remole si sia accuratamente evitato di invitare proprio le realtà che da decenni difendono il sito e la sua vocazione artistica e culturale. Non ci sembra di vedere citato infatti, nel “percorso”, lo scultore Piero Gensini, che da 28 anni presidia col suo atelier quel villaggio, per il resto abbandonato al degrado dalla proprietà comunale di Palazzo Vecchio. Benché sia proprio a lui per primo che sarà dovuta riconoscenza il giorno in cui la sua resistenza civile avrà permesso a tutta la comunità fiorentina di vincere questa battaglia contro l’abbandono!
Non ci sembra di vedere citata, nel ‘percorso’, la più antica associazione ambientalista del Paese, Italia Nostra, che col presidente prof. Leonardo Rombai ha tenuto viva l’attenzione, innanzitutto culturale, su questo prestigioso complesso, che Fernand Braudel ha definito “il maggiore impianto industriale dell’Europa pre-industriale”. Al prof. Rombai, già docente di Geografia storica nell’Ateneo fiorentino, si devono le minuziose e documentate ricognizioni storiche che ci consentono di apprezzare in tutto il suo valore questa eredità medievale: non certo al Comune di Firenze, che fino allo scorso anno intendeva direttamente alienarle.
Non si vedono citate, né interpellate, le scuole che lo scultore Gensini ha ospitato nelle giornate di atelier aperto, insieme agli artisti, ai fotografi, all’Università, ai gruppi di cittadini, alle associazioni che, come ultimamente anche Idra, hanno sostenuto le sue iniziative partecipando a eventi, merende, mostre, rappresentazioni teatrali, battendosi per un recupero pubblico condiviso del bene.
Si annuncia invece nel comunicato, come cosa fatta, una “convenzione tra la Direzione Ambiente del Comune di Firenze e il Consorzio di Bonifica per una serie di interventi come la manutenzione ordinaria dell'alveo, delle sponde e delle banchine su tutto il tratto della Gora di Remole di circa 440 metri”.
Peccato che, come risulta dalle carte ricevute grazie alla mediazione del Difensore civico della Toscana, proprio il Consorzio di Bonifica tenga a precisare in data 27 luglio a Italia Nostra e a Idra che “il progetto in questione è un progetto di fattibilità tecnico economica che non ha copertura economica, e, pertanto, non è neanche prossimo alla fase di esecuzione”, per cui “questo Consorzio non ha attivato, né potrebbe farlo in assenza di accordi con gli Enti in indirizzo, alcun procedimento finalizzato alla realizzazione delle opere previste dal progetto in oggetto”.
Un ulteriore esempio del livello di comunicazione istituzionale di cui dà prova Palazzo Vecchio: si annuncia, pur in assenza di concretezza.
Conviene ricordare che beni culturali di grande valore come le Gualchiere di Remole sono il frutto di attività produttive realizzate da mani operose e menti creative nei secoli passati. Si può comprendere perciò come la società civile fiorentina sia legittimata a paventare che lasciare ancora una volta il destino di tali beni nelle mani di una cabina di regia come quella che si descrive nel comunicato di Palazzo Vecchio possa risultare estremamente pericoloso per la salute di quei beni: se è vero e sancito che, in attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale, conviene forse insistere nella ricerca di procedimenti e ‘percorsi’ controllati dalla popolazione attraverso modalità certe ed efficaci di dibattito pubblico.
Comunicato Stampa IDRA