29 MAR 2025
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Iron Bike 2015: due mugellani sulle alpi piemontesi

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Iron Bike 2015: due mugellani sulle alpi piemontesi Iron Bike 2015: due mugellani sulle alpi piemontesi © n.c.
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Due ciclisti in cerca di sfide, gli splendidi e suggestivi scorci delle Alpi del Piemonte, e il più duro raid di mountain bike al mondo. Questa, e in verità molto altro, è stata l'Iron Bike 2015, giunta quest’anno alla 22° edizione. Una gara estrema, sfiancante, da affrontare a denti stretti, a cui hanno partecipato due atleti, ormai conosciuti nel territorio, che hanno avuto la voglia di mettersi alla prova: Fabrizio Pampaloni di Borgo San Lorenzo (della squadrea sportiva “Vicchio Bike”) e Marco Ciolli di San’Agata (dei “Ferri Taglienti”). La loro è una coppia salda e ben collaudata, già testata lo scorso anno nel celebre e tortuoso percorso del Craft Bike Transalp, passante per l’Austria e la Svizzera con meta finale direttamente sul Lago di Garda. Una gara non proprio per principianti, estenuante, lunga, ma eccitante ed emozionante dal punto di visto ciclistico. Se si considera però che Fabrizio Pampaloni l’ha definita una “passeggiata” in confronto all’ultima impresa ciclistica del duo, ci si potrebbe forse fare un’idea di che cosa sia l’Iron Bike. Sette tappe che arrivano fino alla Francia (Sauxe D’Oulx), più di 600 km da percorrere, 26 mila mt di dislivello positivo, tratte da completare per ore con la bici in spalla, notti in tenda, avversari di sedici Paesi diversi, percorsi da affrontare mai visti nelle normali gare di mountain bike. Più che di una competizione, infatti, qui si parla di una sfida, di un avventura: con le imponenti Alpi acerrime nemiche e allo stesso tempo compagne di viaggio. I due, in costante preparazione fin da gennaio, con le maglie sponsorizzate proprio da OK!Mugello e soprattutto dall’Avis comunale di Scarperia e San Piero a Sieve (nel tentativo di sensibilizzare sull’emergenza sangue e promuovere la donazione) sono partiti il 25 luglio, rimanendo impegnati fino a pochi giorni fa, il 1 agosto. Pampaloni, esausto ma soddisfatto dell’esperienza, ha provato ha raccontare un po’ come sono andate le cose, ringraziando chi l’ha spinto a partecipare, la Pro Bike che ha fornito i materiali tecnici per la gara e in primis ovviamente tutti i sostenitori che di certo hanno aiutato al raggiungimento della meta. Alla domanda su quale sia stato il tratto più affascinante e quale d’altro canto quello più duro, risponde: "Nella prima tappa, che va da Limone Piemonte a Vinadio, mentre eravamo in sella abbiamo potuto ammirare quello che a nostro avviso sono stati gli scorsi più belli, più singolari. Laghi, alture, vallate erano meravigliosi e la giornata era perfetta. Per quanto riguardo i momenti duri, e ce ne sono stati, direi tutta la seconda tappa (Vinadio-Cavour), lunga ben 133 km da sola e con un dislivello di 4200 m e poi sicuramente il passaggio al Forte di Fenestrelle, percorso fisso nell’Iron bike: una discesa, interna alla struttura con ben 4000 scalini, da percorrere sia in bici sia a piedi con illuminazione fatta direttamente da noi attraverso le torce e le luci nei caschi". E ancora: "Non posso non citare poi la quinta tappa (Pramollo-Rif.Selleries) del 30 luglio. Lì eravamo veramente al limite, il mio compagno (Ciolli) si stava sentendo male e probabilmente aveva l’influenza. Abbiamo stretto i denti e siamo riusciti ad andare avanti incitandoci a vicenda. Direi che tutta l’Iron è pesante comunque. Anche il dormire in tenda, spostare e gestire continuamente, giorno per giorno, i bagagli non è facile. E’ una sfida a 360°". Una sfida a 360°, certo. Ma una sfida non per tutti, a cui il Mugello è riuscito a partecipare grazie alla volontà e alla tenacia di chi ha saputo mettersi alla prova, pur sapendo che c’era da soffrire e dare il meglio. Anzi, di più. Torneranno il prossimo anno? Per conto suo Pampaloni ci scherza su, e dice che a caldo non se la sente: ora come ora è sollevato dall’aver portato a termine l’Iron  2015 e soddisfatto perché ha vinto la sfida contro se stesso e contro le montagne. La consiglia a chi vuole tentare qualcosa di estremo e diverso. Poi si ricorda dei paesaggi, della fatica, del compagno, della bicicletta, dell’emozione all’arrivo e, senza pensarci, ammette: "Dai sì, alla fine, probabilmente la farò di nuovo".

Video promo Iron Bike 2015  

 

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