
Un gruppo belga in prima fila nella preparazione della partecipazione ad un bando per rilevare il marchio e lo stabilimenti di Borgo. Al momento, nell'attesa di un bando, sembra essere in prima fila per rilevare le Ceramiche Pecchioli (e così lo stabilimento ed il marchio Chini di Borgo San Lorenzo il gruppo belga (Koramill) specializzato nella produzione di piastrelle. Il gruppo, infatti, è stato l'unico a non essersi limitato ad emettere la propria manifestazione di interesse ma ad incontrare i rappresentanti dei lavoratori. Ed avrebbe, potenzialmente, le risorse necessarie per rilevare e garantire la produzione a Borgo San Lorenzo. E' uno degli aspetti emersi questa mattina (giovedì 19 marzo) presso la sede della Cgil di Borgo San Lorenzo, dove si è tenuta una conferenza stampa. Oggetto dell'incontro, il futuro della Ceramiche Pecchioli, fallita in febbraio. Azienda che, lo sanno bene i mugellani, nello stabilimento di Borgo San Lorenzo (ex Manifattura Chini) occupava fino allo scorso gennaio 16 dipendenti. E per la quale sono state presentate manifestazioni d'interesse da parte di “potenziali investitori”. Paolo Agletti (coordinatore Cgil Mugello) ha ricordato che le Ceramiche Pecchioli sono sotto procedura fallimentare e ha auspicato che entro breve siano fatte le gare per permettere la ripresa dell'attività produttiva. Al momento, come detto, sono arrivate (prima della gara) ben tre manifestazioni d'interesse. Una delle quali, come detto, vede protagonista il grande gruppo belga del settore. Che avrebbe anche già incontrato il sindacato in colloqui esplorativi e sarebbe interessato alle peculiarità locali e di qualità. "La speranza - ha spiegato Agletti - è che nel giro di qualche mese si riesca a far tornare sul mercato i prodotti realizzati dalle fornaci di Borgo San Lorenzo". "Le condizioni - ha aggiunto - perché Ceramiche Pecchioli e il marchio della manifattura Chini non scompaia ci sono ancora e per questo abbiamo interpellato il sindaco e la Giunta". "L'azienda - ha spiegato Alessandro Picchioni (Filctem) - era in crisi da tanti anni e da tempo avevamo finito gli ammortizzatori sociali. Una situazione peggiorata nel 2009, con l'apertura di un secondo negozio in via Gioberti. Un errore perché non ha aggiunto quantità di prodotto vendute ma solo spese". "Abbiamo seguito la vicenda - ha spiegato il sindaco, Paolo Omoboni - fin dall'inizio. La storia di Borgo e della manifattura Chini sono intrecciate. Quello che possiamo fare come amministrazione - continua - è premere perché le procedure fallimentari siano svolte nel minor tempo possibile. E interessarsi perché gli acquirenti non facciamo un'operazione solo commerciale, ma legata al territorio ed alle sue risorse. L'obiettivo - spiega - è quello di avere un investimento concreto ed affidabile, che tuteli il patrimonio artistico e di esperienza della manifattura Chini". Nella foto (in alto): da sinistra Paolo Omoboni, Paolo Aglietti e Alessandro Picchioni