
Straordinario successo per il secondo concerto (il primo al Giotto di Vicchio) di questa eccezionale edizione del Giotto Jazz Festival che Ieri sera ha visto in scena un evento che resterà nella memoria dei molti (o pochi fortunati) che hanno potuto assistere al concerto.
Il teatro Giotto di Vicchio era sold out da metà febbraio, (si sa che è limitato nei posti per questi personaggi. Perché di personaggio si tratta) per il grandissimo Tony Levin icona del rock mondiale che si è presentato in splendida forma al GJF2025 accompagnato da Pat Mastelotto alla batteria e Markus Reuter alla chitarra,
Nonostante le 79 primavere Levin sta sul palco e suona come un ragazzino. È rock! Si percepisce dai volumi, dai ritmi, dagli accordi, dalle sonorità ed il Pubblico venuto da ogni parte d’Italia era letteralmente in delirio Suona il Chapman Stick, lo strumento che dà il nome alla band. Grazie alla presenza di corde sia da basso che da chitarra, il Chapman Stick funge spesso da due strumenti in uno, permettendo una gamma sonora sorprendente e Tony Levin ha sorpreso veramente tutti con un concerto che resterà nella storia del Festival che si ingrandisce ad ogni edizione arrivando a presentare eventi quasi impensabili in una dimensione cosi ristretta (il teatro Giotto di Vicchio ha 130 in platea; nella prima galleria agibile: 50, per un totale di 180)
Suonano strumenti diversi da qualsiasi altro, la loro musica si è evoluta fino a essere qualcosa tra Art Rock, Progressive Rock e, in alcuni casi, Progressive Metal. C'è una forte influenza della musica libera e dell'improvvisazione ed i fortunati di ieri sera hanno potuto assistere/ascoltare anche un paio di jam di musica libera.