
Sembra ieri quando nel 1995, muniti di macchina fotografica (all’epoca eravamo collaboratori del galletto con gli indimenticabili Paolo Berti e Leonardo Ubaldi), andammo a fotografare due loculi “chiniani”, che secondo il nostro pensiero erano di grande importanza artistica e sociale, oltre alla biografia, la prima drammatica e la seconda storica, dei personaggi ivi sepolti; il primo nel cimitero di San Piero a Sieve, dove era sepolta la giovane Giulia Cavicchi (zia della cognata dello scrivente di queste note) e il secondo nel cimitero di Scarperia, dove riposavano dal 1910 le spoglie di Tito Chini, uno dei componenti più in vista di questa poliedrica famiglia di artisti, letterati e scrittori. Erano anni quegli dove a Borgo San Lorenzo in particolare e nel Mugello in generale, il “liberty”, con le “Ceramiche Chini San Lorenzo”, il nascente Museo a Villa Pecori Giraldi, (bravissima in questo settore l’allora assessore alla cultura, l’indimenticabile Patrizia Gherardi), la scoperta di quest’arte nelle chiese e nei palazzi (Pieve, Oratorio di Sant’Omobono – dove ci hanno lavorato ben cinque generazioni di Chini - , l’Oratorio della Misericordia, il Santuario del SS. Crocifisso, il bellissimo Municipio, le varie villette etc,etc.), fece sì che tutto quello che era “chiniano” andava valorizzato. Ecco il motivo che ci spinse ad andare a fotografare i due loculi sopra menzionati, nonostante le larvate offese nei nostri confronti, anche di ben noti intellettuali nostrali, poiché si diceva che il Giovannini andava a fotografare i… morti! Ma noi ce ne siamo sempre fregati e in questo caso pubblicammo sul galletto, il noto settimanale locale, alcuni articoli, dove ponemmo in evidenza l’impellente necessità di restaurare e recuperare queste due opere d’arte. La prima, quello dove riposano i resti di Giulia Cavicchi, grazie al “Comitato 2012”, è già stato portato a termine nel 2015, restituito quindi alla sua primitiva bellezza e il secondo, come si legge nel comunicato sottostante, sono iniziati il lavori di recupero. Ne siamo felici, poiché l’appello che scrivemmo allora, dopo 23 anni dal primo articolo, non è stato vano, anzi è stato recepito e messo in essere dal “Comitato 2012” e dagli sponsor che hanno e stanno contribuendo per questa operazione culturale. Ed ecco più sotto il comunicato che pubblichiamo integralmente, ma prima di questo ecco quello che scrivemmo nel finale dell’articolo sul galletto ( ma non fu l’unico nel corso degli anni sullo stesso soggetto), pubblicato sabato 5 agosto 1995 “……terminiamo con un appello alle due amministrazioni civiche perché salvaguardino due così pregevoli opere d’arte; sarà un doveroso rispetto verso questi due personaggi, distanti l’uno dall’altra per censo e socialità, ma pur sempre vicini nel lungo arco della vita e della storia del nostro Mugello”. “- Noto a pochi nascosto a molti utile a tutti”, è questa parte dell’iscrizione che circonda la tomba che accoglie i resti mortali di Leto Chini (1843 -1910), zio di Galileo, un artista-decoratore dal carattere schivo, ma impegnato in un’intensa attività lavorativa. Molti dei palazzi pubblici, ville private ed anche luoghi di culto del Mugello e delle zone limitrofe hanno visto all’opera il suo pennello che li ha valorizzati e resi più eleganti. Le sue opere sono ancora visibili, tra le altre, nella Pieve di Borgo San Lorenzo, nel salone di rappresentanza del Castello di Cafaggiolo, nella Pieve di Santa Felicita a Faltona. La morte lo colse nel 1910 quando stava lavorando alla decorazione del Castello dei Malaspina a Fosdinovo in Lunigiana. Finalmente la sua tomba, quello che rimane dell’imponente monumento funebre originale, rimasta, per lunghi anni, abbandonata e oggetto di atti di vandalismo, sarà interessata da un accurato restauro che ci permetterà di conoscere e valorizzare l’elegante e raffinato lavoro compiuto, alla morte dell'artista, dalle Fornaci San Lorenzo, passate sotto la direzione del nipote di Leto, di Galileo Chini. Con questo restauro il Comitato 2012 Scarperia e San Piero completa l’attività di recupero e conservazione degli unici monumenti funebri usciti dalle note fornaci borghigiane, prodotti dello stile Liberty della genialità di Galileo. Il primo, restaurato nel 2015, si trova nel cimitero di San Piero a Sieve, ugualmente ideato nel 1910 per accogliere il corpo di Giulia Cavicchi, una giovane domestica suicidatasi per motivi sentimentali nella sanpierina Villa Schifanoia, mentre era a servizio della famiglia De Cambray Digny. Il secondo, oggetto di questo nuovo restauro, sito nel cimitero di Scarperia era, inizialmente, formato da una struttura più complessa ed addossata al muro, che allora recingeva l’area cimiteriale, ma durante il suo ampliamento le ceramiche a contatto col muro furono abbattute e dell’imponente monumento funebre di Leto Chini è giunta a noi solo la parte orizzontale. Il loculo, con le sue decorazioni policrome, anch’esso in perfetto stile Liberty rappresenta un’immagine di Cristo morto, nella serena attesa della resurrezione. Ambedue i restauri, autorizzati dalla Soprintendenza competente, diretti dall’amministrazione comunale Scarperia e San Piero, sono opera del Rotary Club Mugello e della generosa sensibilità per il recupero dei beni storico-artistici del nostro territorio dimostrata dai soci del Club, sotto il coordinamento del Comitato 2012 di Scarperia e San Piero - ”. Foto 2. Domenica 9 luglio 1995. Il loculo di Giulia Cavicchi a San Piero a Sieve Foto 3. Sabato 5 agosto 1995. L’articolo apparso sul settimanale il galletto. Foto 4. Gli articoli nel 1910 sul Messaggero del Mugello in ricordo di Tito Chini e Giulia Cavicchi
ALDO GIOVANNINI
Lascia stare gentile signora Paola, l'importante che venga restaurato, poich vuol dire che il seme che gettammo 20 anni orsono ha dato i suoi frutti. Tante cordialit,
Paola
C'era da immaginarselo che tutto era stato scoperto dal signor Aldo. Ma nessuno lo cita.