La fase di riapertura delle attività è iniziata. Chi prima, chi dopo, ma la produzione e il commercio di beni e servizi sono pronti per ripartire con l’adozione delle nuove norme. Norme che si aggiungono alle precedenti disposizioni di legge riguardo alla sicurezza sul lavoro.
Ma quanti erano in regola anche prima della chiusura a causa del Covid-19? Mettersi in regola per molti piccoli imprenditori non è mai stato semplice, specialmente per chi gestisce un’attività al pubblico e lavora da solo. Le ore da dedicare ai corsi di formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e tutta la parte burocratica conseguente, sono visti come una sottrazione di tempo alla propria attività. E spesso una volta fatto il corso obbligatorio ci si dimentica degli aggiornamenti, anche questi obbligatori, e si rischiano sanzioni.
Se questo accadeva prima dell’era Covid-19, ora la necessità di mettersi in regola è impellente. Infatti, da una parte la legge già imponeva di aggiornare le disposizioni ogni volta che fosse subentrata una variazione, dall’altra oggi gli organi di controllo preposti hanno avuto l’incarico di aumentarli e di avere tolleranza zero.
Quindi non basta aver acquistato disinfettante, mascherine o guanti per la clientela e rispettare il distanziamento ma occorre vedere se eravamo già in regola e fare il corso di aggiornamento.
Per questo ne abbiamo parlato con un esperto di sicurezza sul lavoro, l’ingegner Claudio Nobler Presidente dell’Associazione di Categoria UAI di Firenze e provincia (Unione Artigiani Italiani e piccole e medie imprese) che ci ha spiegato quali sono le normative a cui guardare per farsi trovare pronti in caso di probabile controllo e di come mettersi in regola.
“Grazie al cambiamento messo in atto in questo periodo - ci dice Nobler nella sua dettagliata intervista che vi invitiamo ad ascoltare - non è più necessario recarsi in un luogo fisico per ottemperare alle richieste della Legge ma si può procedere all’aggiornamento con corsi online.”
La UAI cura gli interessi di molte aziende tra cui molti ambulanti, che un questo momento sono in grave difficoltà. Gli alimentaristi con posto fisso hanno potuto svolgere la loro attività ma chi seguiva fiere e mercati è ancora fermo come, del resto, tutti gli altri banchi di vendita. “Per loro - dice sempre Nobler - vista l’attività all’aperto volendo si potrebbero studiare delle riaperture essendo attività all’aperto anche perché spesso dietro ad un banco ci lavora tutta una famiglia oggi senza reddito e senza aiuti.”
“La UAI - continua Nobler - attraverso il suo patronato sta anche aiutando molte aziende nella richiesta di cassa integrazione che come sempre necessita di procedure abbastanza complesse.” A questo proposito la UAI si è messa a disposizione delle aziende spesso gratuitamente, senza neanche pretendere l’iscrizione all’Associazione o al sindacato come (anche in maniera retroattiva) invece sta accadendo in altri contesti.
In conclusione- come ci spiega il Presidente “le disposizioni a cui ottemperare per questa fase di riapertura sono molteplici e non sempre conosciute come, per esempio, le comunicazioni obbligatorie alla Regione di appartenenza, operazione- ci racconta ancora Nobler - non facile per problemi di varia natura tipici italiani."
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