
Pacate, chiare e comprensibili sono state le argomentazioni del Prof. Ugo De Siervo, Presidente emerito della Corte Costituzionale, che ieri (venerdì 9 settembre) è stato relatore dell'incontro "Costituzione e Referendum" organizzato dall'ANPI presso Villa Pecori Giraldi per il comitato per il No alla riforma costituzionale. Un'iniziativa utile per entrare nel merito per approfondire i contenuti della riforma della Costituzione e del prossimo Referendum, che ha visto la partecipazione di un nutrito pubblico interessato che ha affollato la corte interna della Villa. De Siervo è cresciuto nella Firenze di Giorgio La Pira. Prime esperienze nella Congregazione Mariana dei gesuiti fiorentini, poi nell’Intesa universitaria con Nuccio Fava e Roberto Zaccaria e infine nel 1965 in “Politica”, settimanale fondato da Nicola Pistelli. E’ stato assistente di Paolo Barile, ordinario di Diritto costituzionale nell’ateneo fiorentino. Ex democristiano, segretario del partito a Firenze nel 1981, De Siervo è quello che espulse tutti gli iscritti alla P2. Amico fraterno di Roberto Ruffilli, lo studioso bolognese ucciso nel 1988 dalle Br, nel 2002 fu nominato giudice costituzionale. Otto anni da giudice costituzionale senza una sbavatura. A Borgo, introdotto da Antonio Margheri (vice Presidente di Anpi), De Siervo è entrato subito in argomento spiegando i principali problemi che affliggono questa riforma "sgangherata" e "pasticciata" che non produrrebbe i risultati che il governo di auspica. Pesante il giudizio dell'Emerito Presidente della Corte Costituzionale sul merito della riforma, poiché introdurrebbe "un'eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato e al Governo" e attribuirebbe "al governo un eccesso di potere in materia legislativa". Inoltre, dichiara De Siervo «il nuovo Senato avrà difficoltà a svolgere l'auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato», «la semplificazione del procedimento legislativo che si voleva ottenere, con il superamento del bicameralismo perfetto, è vanificata dalla moltiplicazione dei procedimenti previsti a seconda della natura del provvedimento in esame», mentre «i nuovi criteri per l'elezione degli organi di garanzia rischiano di essere subordinati alla legge elettorale, facendo così venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri». Un giudizio negativo a tutto tondo su questa riforma che trova conferma anche con la presa di posizione da parte del sindacato CGIL con la dichiarazione della Camusso "un'occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le istituzioni".